Attualità Lobbying del settore energetico

Come BP ha sabotato il sostegno dell’Ue alle rinnovabili

Insieme ad altre industrie del settore, il gigante britannico degli idrocarburi ha ottenuto che l’Unione europea riduca gli obiettivi e gli incentivi in materia di energie pulite, favorendo invece il metano.

Pubblicato il 1 Settembre 2015 alle 15:05

Il colosso dei combustibili fossili BP, fianco a fianco con altre aziende del settore, ha esercitato pressioni per frenare la politica dell'Ue per le energie rinnovabili, come l'eolico e il solare, a favore del gas, svela il Guardian.

Lo scorso anno la Commissione europea ha vietato la gran parte degli incentivi per la produzione di energia pulita a partire dal 2017 e ha posto fine agli obiettivi nazionali vincolanti per le energie rinnovabili dopo il 2020, nonostante l'opposizione degli ambientalisti e delle aziende produttrici di energia pulita.

Le decisioni politiche sono state sollecitate da BP, Shell, Statoil e Total, e dalle associazioni di categoria che rappresentano una miriade di major del petrolio e del gas.

"È evidente che le aziende di combustibili fossili hanno unito le forze per liberarsi degli obiettivi vincolanti per le energie rinnovabili e impedire allo stesso tempo l’adozione di obiettivi vincolanti in materia di efficienza energetica", ha dichiarato al Guardian Wendel Trio, direttore della Climate Action Network Europe.

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Obiettivo unico

A ottobre 2011, la multinazionale olandese del gas e del petrolio Shell ha proposto l’adozione di un obiettivo unico in materia di riduzione dei gas serra che andasse a sostituire le politiche di sostegno alle energie rinnovabili. Secondo la Shell, con l’impiego del metano si sarebbero ridotte le emissioni degli impianti alimentati a carbone, adottando come leva politica il Sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS).

Sostiene il Guardian, documenti alla mano, che di lì a quattro settimane anche la BP ha chiesto al presidente della Commissione europea dell’epoca, José Manuel Barroso, di discutere un’idea simile con Jean-François Cirelli, presidente dell’associazione dell'industria del gas Ue Eurogas.

"L’impiego su larga scala del metano potrebbe garantire la riduzione immediata delle emissioni su una base economica. Per Eurogas, avere l'opportunità di affrontare il quadro politico necessario per tali investimenti può essere di grande valore e interesse comune", ha scritto Howard Chase, responsabile dell’ufficio di BP a Bruxelles.

Il gas potrebbe offrire un "contributo indispensabile" al raggiungimento degli obiettivi sul clima stabiliti dall'Ue, sostiene ancora Chase.

Nei due anni successivi, Eurogas ha profuso ogni sforzo per la nascita di un consenso tra le compagnie petrolifere e del gas per il raggiungimento di un “obiettivo unico” sia nelle riunioni a Bruxelles, che nelle lettere e intense iniziative di lobbying.

Un ruolo per il metano e il petrolio

"Gli obiettivi per le fonti energetiche rinnovabili e l'efficienza energetica sarebbero tutt’altro che vantaggiosi," ha scritto Cirelli in un testo rivolto a Barroso nel febbraio 2013. "I sistemi di sovvenzione nazionali per le fonti di energia rinnovabile dovrebbero convergere e, gradualmente, essere eliminati."

Un portavoce della BP ha riferito al Guardian che il colosso pensava di affrontare il problema del cambiamento climatico con l’introduzione di quote di CO2 a pagamento, propugnate a giugno in una lettera scritta a più mani da cinque aziende produttrici di idrocarburi e indirizzata alle Nazioni Unite.

"Occorre affrontare il problema del cambiamento climatico e, in questa prospettiva, anche il petrolio e il gas possono svolgere un ruolo importante", ha aggiunto. "L’impiego del gas che vada a sostituire il carbone nella produzione di energia è fondamentale". Ma la BP non ha spiegato in che modo il taglio degli obiettivi e degli incentivi per le energie rinnovabili potrebbe contribuire alla sostituzione del carbone o risolvere il problema del cambiamento climatico.

Secondo un comunicato rilasciato dall’azienda, a causa della capacità ridotta del mercato delle energie rinnovabili, “uno spostamento di appena l'1 per cento della produzione di energia totale dalle centrali a carbone a quelle a gas potrebbe ridurre le emissioni e aumentare le energie rinnovabili a livello mondiale dell’11 per cento."

Nel 2013, l’associazione dell’industria del gas della BP, Eurogas, era "allineata agli obiettivi climatici dell'Unione europea e ai mezzi in atto per raggiungerli", secondo un documento interno all'Ue stilato per la commissaria Ue al clima Connie Hedegaard prima del suo discorso alla conferenza di Eurogas.

Gruppo Magritte

Nel corso della riunione, Hedegaard ha dichiarato che, emissioni di carbonio a parte, il metano è il combustibile fossile “più pulito” e, facendo sue le parole di Howard Chase, lo ha definito "un componente indispensabile" del “mix energetico” in Europa, almeno fino al 2030.

Il gas di scisto potrebbe migliorare ulteriormente il quadro, ha affermato. "Se si mettono in essere le best practice, le emissioni di metano potrebbero essere addirittura inferiori a quelle del gas importato", ha dichiarato Hedegaard durante il suo discorso. "Ecco perché la Commissione sta esaminando l’eventuale sviluppo di un quadro adeguato per la [sua] produzione."

Due giorni dopo, i CEO di dieci delle maggiori aziende europee dell’energia, riunitisi sotto il nome di “Gruppo Magritte”, hanno chiesto di metter fine agli incentivi alle rinnovabili e offrire maggiore sostegno al metano.

I CEO di altre 14 aziende, comprese Total, Dow, BASF e ArcelorMittal, hanno proposto a Barroso un “obiettivo unico”, affermando che il costo degli incentivi all'energia rinnovabile "non può essere sostenuto dalle nostre aziende" e invocando l’impiego di "fonti locali di gas di scisto.”

Questa posizione è stata reiterata nelle lettere dell'Associazione internazionale di produttori di petrolio e di gas (IOGP). Due membri dell’IOGP, Shell e Statoil, hanno aderito anche a un altro gruppo di lobbying, la One Target Coalition, insieme a RWE, Fortum, Enel, Areva e ČEZ , sostenendo dinanzi alla Commissione la stessa posizione.

"Le lobby dei combustibili fossili hanno riscosso grande esito, coordinandosi in pieno", ha dichiarato Trio. "Si sono incontrate regolarmente, proprio come i big dell’energia e le aziende a elevato consumo energetico."

Alleanza rinnovabili-metano

Il fatto che la Commissione non sia riuscita nemmeno a proporre obiettivi vincolanti in materia di fonti rinnovabili è stato "probabilmente causato dalle lobby dell’industria del gas," ha aggiunto Trio.

Secondo alcune fonti, la spinta esercitata in seno alla Commissione dall’industria del gas è stata facilitata dagli architetti dell’ETS, come Jos Delbeke, direttore generale del dipartimento sul Clima della Commissione europea, nel timore che il sovrapporsi delle politiche sul clima potesse minare il travagliato mercato del carbonio dell'Ue.

"Delbeke ha approntato i materiali preparatori per il pacchetto clima 2030 e ha messo a punto la valutazione d'impatto per rendere la sola strategia ETS più interessante di un duplice approccio che prevede energie rinnovabili e obiettivi di efficienza", sostiene una fonte vicina alle discussioni. "Delbeke si è speso a favore della creazione di un'alleanza fra fonti rinnovabili e metano.”

L'idea ha raccolto consenso presso le associazioni che difendono le energie rinnovabili a Bruxelles, dove diverse aziende operanti nel settore dell’energia, che spingevano per un taglio della politica delle fonti rinnovabili, avevano assunto ruoli chiave presso gruppi quali l'Associazione europea dell'energia eolica (Ewea) e l’Associazione europea dell'industria fotovoltaica (Epia).

Doppio linguaggio

"Il fatto che ai loro partner dicessero una cosa e alla Commissione offrissero un’altra versione dimostra che permangono alcuni interessi [forti] molto divergenti", sostiene un’importante fonte del settore dell’energia pulita.

Quando la battaglia delle lobby per il 2030 è giunta alle fasi finali, Ewea ed Epia hanno invocato un obiettivo ridimensionato al 30% per le energie rinnovabili vincolanti. L’alleanza fra energie rinnovabili e gas è invece svanita successivamente.

Il gas naturale emette circa la metà di CO2 rispetto al carbone, secondo gli scienziati dell'IPCC delle Nazioni Unite, ma dieci volte di più dell’energia solare su scala industriale e 45 volte di più dell’energia eolica terrestre.

Questo articolo è stato ripreso nell'ambito dell'adesione di VoxEurop alla campagna del Guardian per l'abbandono delle energie fossili Keep it in the Ground.

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