Come l’Europa finanzia Al Qaeda a colpi di riscatti

Pubblicato il 4 Agosto 2014 alle 08:33

Al Qaeda rapisce principalmente dei cittadini di paesi europei perché i loro governi sono suscettibili di pagare i riscatti, rivela un’inchiesta di The New York Times pubblicata di recente.

Basandosi su interviste di ex ostaggi, negoziatori, diplomatici e rappresentanti dei governi europei, africani e mediorientali, il giornale ha scoperto che

Al Qaeda e le sue filiali hanno incassato almeno 125 milioni di dollari [93 milioni di euro] dai rapimenti compiuti dal 2008, 66 dei quali sono stati pagati soltanto l’anno scorso. […] Questi pagamenti sono stati fatti quesi esclusivamente da governi europei, che hanno fatto pervenire i soldi attraverso una rete di intermediari e mascherandola addirittura a volte da aiuti allo sviluppo.

La Francia è allo stesso tempo il paese più colpito e quello che ha pagato il numero più alto di riscatti negli ultimi cinque anni, con almeno 43,4 milioni di euro versati ad Al Qaeda nel Maghreb islamico attraverso società partecipate come il gruppo nucleare Areva, per la liberazione di dieci ostaggi (sia Areva che il governo francese smentiscono).

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Secondo il rapporto anche l’Austria, la Germania, l’Italia e la Svizzera hanno pagati dei riscatti (tutte smentiscono), così come la Finlandia e la Spagna. Il Qatar e l’Oman avrebbero pagato 15,2 milioni di euro a nome di alcuni governi europei per ottenere la liberazione di cittadini finlandesi, austriaci e svizzeri detenuti nello Yemen.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito rifiutano invece di pagare riscatti e quindi "mentre decine di europei sono stati liberati sani e salvi, pochissimi americani e britannici sono tornati a casa vivi". Il fratello di Edwin Dyer, un cittadino britannico ucciso dai suoi rapitori in Mali, dice al giornale che "un passaporto britannico equivale a un certificato di morte" per chiunque venga catturato da Al Qaeda.

I rapimenti realizzati dalla rete sono diventati più sofisticati negli ultimi dieci anni: le filiali in Nordafrica, nello Yemen e in Somalia seguono ora protocolli comuni coordinati dal Pakistan e riducono i rischi per i loro membri "subappaltando la cattura degli ostaggi a gruppi criminali che lavorano su ordinazione." Una pratica diventata molto lucrativa:

Mentre nel 2003 i rapitori ricevevano circa 200mila dollari per ostaggio [circa 149mila euro], ora incassano fino a 10 milioni di dollari [7,5 milioni di euro]. Questo denaro costituisce, secondo quanto affermato di recente dal numero due di Al Qaeda, circa metà degli introiti operativi dell'organizzazione.

Per diversi alti diplomatici intervistati dal New York Times, il dilemma posto dai rapimenti compiuti di Al Qaeda costringe i governi a fare

un angosciante calcolo: rispondere alle esigenze dei terroristi o permettere che degli innocenti vengano uccisi, spesso in modo crudele e davanti alle telecamere? Sta di fatto che l'Europa e i suoi intermediari continuino a pagare ha messo in moto un circolo vizioso.

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