Attualità Invasione dell'Ucraina e aiuti umanitari
Hrushiv, Ucraina, marzo 2022. Un gruppo di profughi ucraini aspetta di attraversare il confine polacco. | Foto: © Giovanni Culmone

Al confine tra Ucraina e Polonia, la mobilitazione della società civile europea

Un viaggio di 1.600 chilometri con Massi, un tabaccaio di Perugia, fino a Przemyśl in Polonia, prima stazione ferroviaria in terra Ue per chi fugge dall'Ucraina. Al confine arriva la solidarietà, formale e informale, da tutta Europa e al di là. Reportage.

Pubblicato il 17 Marzo 2022 alle 10:57
Hrushiv, Ucraina, marzo 2022. Un gruppo di profughi ucraini aspetta di attraversare il confine polacco. | Foto: © Giovanni Culmone

Padre Duncan cammina avanti e indietro nel parcheggio di un hotel a 100 chilometri dal confine tra Polonia e Ucraina. "Ti prego, dimmi che non stai fumando", gli ha appena scritto sua moglie Cindy. Sono le 22:30 e qualche auto si ferma ancora davanti all'edificio. Duncan ha lasciato Londra poco dopo lo scoppio dell’invasione delle truppe russe, e ci tornerà tra un paio di giorni. "Di solito non compro sigarette, Cindy sa che fumo quando sono stressato", dice padre Duncan, che conosce bene la regione, ha viaggiato qui per oltre trent’anni per predicare il Vangelo. Ma non ha mai visto niente di simile. Come tante altre persone venute da tutta Europa, viaggia e si sposta ai margini del conflitto per portare in salvo donne e bambini.

L'invasione russa dell'Ucraina ha già causato la fuga di quasi tre milioni di persone finora: la maggior parte ha trovato un rifugio temporaneo in Polonia, dove il governo sostiene di averne accolti oltre un milione e mezzo. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati , Filippo Grandi, l'ha definita "la crisi di rifugiati in più rapida crescita in Europa dalla Seconda guerra mondiale". E se l'esercito di Vladimir Putin continuerà, questa potrebbe diventare la crisi dei rifugiati più grave della storia europea, tout court

Massi, è un tabaccaio di Perugia che è partito per portare aiuti ai profughi ucraini. Qui sull'autostrada del Brennero, in Austria, diretto a Przemyśl, in Polonia. | Foto: © Giovanni Culmone

Le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, sono piuttosto assenti lungo il confine. La maggior parte delle operazioni di soccorso è possibile grazie alle persone che sono accorse al confine ucraino, inorridite da quello che hanno visto in televisione e  dalla lentezza della risposta dei loro governi. 

Come Massi, un tabaccaio di 42 anni di Perugia, che ha deciso di intraprendere un viaggio di 1.600 chilometri fino a Przemyśl, la prima stazione ferroviaria sul suolo dell'Unione europea per chi fugge dall'Ucraina diretto in Polonia. Massi è passato da Bologna e da Trento, raccogliendo aiuti umanitari lungo la strada. "La domanda fondamentale in questo momento è: perché non dovremmo farlo?", dice.

Il percorso di Massi in auto da Bologna a Przemyśl.

Incastrato tra le scatole di medicine, pannolini e cibo in scatola, ha raggiunto Katowice, una città di oltre due milioni di abitanti vicino al confine con la Repubblica Ceca, dove ha deciso di scaricare quello che aveva raccolto perché gli avevano riferito che lungo il confine esistevano già diversi punti di raccolta come ne sono spuntati diversi in tutto il paese. Mentre Massi scarica il suo veicolo, delle signore anziane entrano per cercare abiti caldi; altre più giovani parlano in ucraino e ripartono con tutta la pasta che possono caricare. All’esterno un uomo di 82 anni fa una gimkana intorno ai veicoli, in cerca della sua famiglia.  

Massi svuota la sua auto per fare spazio per le persone che sta cercando di riportare in Italia: Maryana e Ivana, con i rispettivi figli, Oleg e Vladislaw, di 2 e 5 anni. La madre di Maryana vive in Umbria: quando ha saputo che Massi era in viaggio verso il confine si è messa in contatto con lui.

Le due donne hanno aspettato Massi nella hall di un albergo. Purtroppo non tutti possono permettersi lo stesso “lusso” e dormono dentro – alcuni addirittura fuori – alla stazione ferroviaria di Przemyśl, aspettando di poter parlare con amici, parenti e volontari per capire dove li porterà il loro viaggio.


Hrushiv, Ucraina. Una signora nella fila per registrarsi presso le guardie di frontiera ucraine. | Foto: © Giovanni Culmone

"Nelle ultime due settimane, circa 500mila rifugiati sono passati per la nostra città", dice Wojciech Bakun, il sindaco di Przemyśl, una città che conta 60mila abitanti. Una situazione particolare per un uomo affiliato a un movimento politico – il Kukiz'15 – che in passato voleva costruire un muro lungo il confine con l'Ucraina. "Non voglio costruire un muro solo con l'Ucraina", dice Bakun, "devo pensare all’integrità fisica del confine".

Non è la prima volta che il confine orientale della Polonia si trova al centro di una crisi umanitaria. Nel novembre 2021 diverse migliaia di rifugiati — per lo più provenienti da Iraq, Siria e Afghanistan — sono rimasti bloccati lungo il confine con la Bielorussia. Le autorità polacche hanno accusato l’autoritario leader bielorosso, Aleksandr Lukašenko, di aver orchestrato l'arrivo dei migranti dal Medio Oriente, con la promessa che sarebbero potuti entrare poi nell’Ue. 

La quantità di persone che cercavano di attraversare il confine allora era inferiore, e di molto, a quella attuale, ma la questione politica sembrava essere considerevolmente più grave. "La situazione era completamente diversa. Ora dobbiamo fare i conti con un paese vicino oggetto di un’invasione militare, l'Ucraina. La Bielorussia non era in guerra in quel momento", dice Bakun. "L'intera situazione era organizzata da Minsk; non è possibile sup…

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento