Lech Wałęsa commemora i moti dei lavoratori a Gdansk, 1988. (AFP)

Non scordiamoci della Polonia

Per il mondo intero è il crollo del muro di Berlino il simbolo della fine del comunismo in Europa. Ma è in Polonia che cinque mesi prima si erano svolte le prime elezioni libere, che avevano spianato la strada al cambiamento. Secondo Jacek Stawiski, però, hanno avuto un impatto meno evidente rispetto alle suggestive foto dell’abbattimento del muro.

Pubblicato il 9 Novembre 2009 alle 15:49
Lech Wałęsa commemora i moti dei lavoratori a Gdansk, 1988. (AFP)

Tutto ha avuto inizio in Polonia: quest’anno le istituzioni polacche, le organizzazioni non governative e i media si sono adoperati moltissimo per ricordare agli europei, tedeschi compresi, che la svolta del 1989 prese origine dai cambiamenti democratici in Polonia. Senza di quelli non ci sarebbero stati né l’abbattimento del muro di Berlino né la riunificazione della Germania. Dobbiamo in ogni caso abituarci all’idea che la caduta del muro, il 9 novembre 1989, è e resterà per sempre il simbolo del tracollo del comunismo. Per numerosi polacchi ciò è fonte di dispiacere, per non dire di irritazione, ma è l’amara verità, e spetta a noi illustrare con pazienza all’Europa la nostra versione.

Le ragioni per cui è stata Berlino ad assurgere a simbolo del tracollo del sistema comunista sono molte. La nuova Germania post-guerra fredda ha sicuramente fatto molto per perpetuare l’immagine di una riunificazione ottenuta con una rivoluzione pacifica e democratica. Il ruolo cruciale del crollo del muro di Berlino fu dilatato dalla copertura mediatica che ricevette: un avvenimento unico, immortalato da fotografi e televisioni di tutto il mondo. In effetti, le foto di tutti quelli che vi presero parte rappresentano il trionfo della libertà ben più delle foto dell’elezione del 4 giugno, quando in Polonia vi fu il primo scrutinio semi-libero. Tuttavia, la ragione principale del posto riservato al muro di Berlino nella memoria storica collettiva nasce dall’importanza che assunse la spartizione della Germania nella politica mondiale dopo la sconfitta del terzo Reich.

Il dovere di ricordare

So che per noi è un dispiacere, ma fu soltanto dopo la svolta in Germania e il piano di riunificazione tedesca di Helmut Khol – redatto senza alcuna consultazione con Mosca, Parigi o Londra, né tantomeno con il suo stesso ministro degli esteri, ma con l’approvazione di Washington – che divenne palese a tutti che i cambiamenti che avevano avuto luogo in Europa centrale e orientale erano ormai irreversibili.

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Noi polacchi abbiamo le nostre buone ragioni per considerare la svolta polacca precedente a quella tedesca: conservare questo ricordo è un impegno dei governi e dei presidenti che si sono succeduti, come pure un monito per le generazioni future. L’anniversario della caduta del muro di Berlino dovrebbe essere comunque motivo di gioia: dopo tutto, la riunificazione della Germania è iniziata in Polonia, e le elite tedesche se ne ricordano anche grazie alla nostra offensiva storico-politica. Non dobbiamo neanche dimenticare che l’abbattimento del muro di Berlino ci ha definitivamente sottratti all’orbita di Mosca. La caduta del Muro ha avuto inizio in Polonia.

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