Una fattoria in Transilvania

La nuova frontiera agricola

Attirati dal basso prezzo dei terreni, migliaia di agricoltori dell’Europa occidentale stanno ripopolando le campagne romene, incrociando nuove tendenze e vecchie tradizioni.

Pubblicato il 30 Aprile 2012 alle 10:27
Una fattoria in Transilvania

Nel 2009 M., a 19 anni, è uscito dall’istituto agrario di Nermont Châteaudun (Eure-et-Loir) con il diploma di maturità in tasca. Un mese dopo caricava gli ultimi camion di attrezzi agricoli in partenza per la Romania, con destinazione Macesus de Sus, un paesino nel sudovest del paese.

Il caso di M. non è un’eccezione: la Romania ha circa 15 milioni di ettari di terreni coltivabili e sta diventando il nuovo eldorado degli agricoltori europei. Migliaia di francesi, italiani, spagnoli, britannici, tedeschi, danesi fanno i bagagli e si affrettano verso questo paese entrato nell’Unione europea nel 2007.

M., che dalla più tenera età sognava di diventare agricoltore, non poteva immaginare niente di meglio. “Qui a 19 anni mi sono ritrovato a capo di un’azienda agricola di oltre 1.400 ettari. In Francia per riuscire a fare quello che qui in Romania ho fatto in tre anni ci sarebbero volute due o tre generazioni”.

A Macesus de Sus M. coltiva grano, orzo, girasoli e colza. E pensa in grande. Conta di poter beneficiare molto presto dei fondi che la Commissione europea riserva a chi aiuta la Romania a rimettersi in sesto. Il suo progetto dovrebbe permettergli di portare fino a settemila tonnellate le capacità di immagazzinamento e di irrigare 500 ettari di terreno in più. Malgrado le difficoltà non ha rimpianti. “I primi mesi ero un po’ sopraffatto. Se fossi rimasto in Francia che cosa starei facendo oggi? Avrei terminato i miei studi e avrei trovato un posto di lavoro a 1.200 euro al mese. Con quelli ci paghi l’affitto, mangi, ti vesti ma alla fine del mese in tasca non ti resta più niente. Quella non è vita”.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

È impossibile ormai attraversare la Romania senza imbattersi in questi coltivatori arrivati dall’ovest per reinventare l’agricoltura del paese. Grazie alle loro competenze e ai loro investimenti, l’economia romena nel 2011 è cresciuta dell’11 per cento. E questo è soltanto l’inizio. Non si vedono più terreni incolti, in campagna non si avverte più una sensazione di abbandono.

I romeni oggi vendono le loro terre coltivabili per duemila euro l’ettaro in media, prezzo che non ha eguali in tutta l’Ue. I sussidi europei invece arrivano a 180 euro per ettaro, la metà della cifra che si può spuntare nell’Europa dell’ovest, ma a partire dal 2014 la nuova politica agricola comune (Pac) dovrebbe equilibrare i livelli dei sussidi in Europa dell’ est e dell’ovest.

Per acquistare terreni in Romania un agricoltore occidentale deve necessariamente aprire una società nel paese, ma a partire dal 2014 chiunque risiederà nell’Ue potrà procedere all’acquisto diretto dei terreni, e questo spiega perché gli agricoltori si stiano tanto affrettando a comperare, prima che la speculazione faccia decollare i prezzi.

Chi ha più fretta di altri sono gli svizzeri, che devono pagare svariate decine di migliaia di euro per un ettaro di suolo elvetico. Gli Hani, originari del cantone di Lucerna, si sono trasferiti a Firiteaz, piccolo villaggio situato nell’ovest del paese, da una decina d’anni con tutta la loro famiglia: padre, madre, due bambini, due nipoti. E hanno acquistato terreni per 800 ettari.

“In Europa occidentale non c’è più posto per noi giovani”, dice Christian Hani, 29 anni. “Qui, invece possiamo costruire qualcosa anche dal niente. Credo che per noi giovani creare qualcosa di nuovo sia molto importante”.

Futuro bio

Nell’Europa dell’ovest il mercato dei prodotti biologici è in pieno boom e gli Hani riescono a vendere tutti i loro prodotti: per coltivarli seguendo i principi dell’agricoltura bio hanno fatto arrivare dalla Svizzera tutti i macchinari e le attrezzature necessarie.

“I cereali che adesso coltiviamo qui prima arrivavano dal Canada, dagli Stati Uniti e dalla Cina”, spiega Lukas Kelterborn, un tedesco specializzato in marketing che collabora con la famiglia Hani e si occupa della vendita dei loro raccolti. “È normale cercare di produrre bio in Europa. In Romania le prospettive sono straordinarie: dobbiamo sempre tenere a mente che questo paese è stato il granaio d’Europa tra le due guerre mondiali. E tornerà a esserlo”.

A Macesus de Sus anche M. crede nelle rosee prospettive del biologico. Con la sua compagna romena costruirà una casa sulle sue terre. Già ne possiede una in paese e un appartamento nella vicina città di Craiova. “In Romania conduco una vita più facile, e scopro tradizioni che in Francia ormai sono scomparse. Non avevo mai macellato un maiale o una pecora in vita mia, mentre qui i romeni lo fanno sempre in campagna. In Francia nessuno ha più rapporti con gli altri. Sono veramente molto felice di essere qui”.

Dalla Romania

Granaio o deserto?

In occidente lo studio agro-chimico dei terreni è indispensabile per chi vuole fertilizzare i propri terreni. “Era il caso anche della Romania, ma dopo la rivoluzione del 1989 la frammentazione delle terre [seguita alla collettivizzazione propria dei regimi comunisti] ha creato una situazione assurda - racconta România Liberă - Un piccolo agricoltore paga per l’analisi 15 volte di più rispetto a un grande proprietario terriero”.

Oggi “soltanto il 25 per cento della superficie agricola è oggetto di studi agro-chimici, ovvero quella dei grandi latifondisti e degli stranieri che hanno già acquistato un quarto della superficie coltivabile”, sottolinea il quotidiano di Bucarest. La terra si inaridisce e diventa meno fertile. “Di questo passo la Romania rischia di diventare un deserto e perdere la possibilità di essere il granaio d’Europa”, si rammarica România Liberă.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento