Dal 1979 c'è un parlamento europeo eletto a suffragio universale diretto da tutti i cittadini dell'Unione. In trent'anni di vita questo parlamento ha attraversato sei elezioni. La settima si terrà tra una quindicina di giorni: un esercizio di democrazia senza eguali, se si esclude l'India. Il Parlamento europeo è l'unica rappresentanza sovranazionale democraticamente eletta al mondo a essere dotata di poteri reali. I deputati di questa settima legislatura avranno con molta probabilità il privilegio di essere i primi eurodeputati a esercitare una reale capacità di controllo e di decisione su tutta l'Unione.
Ma a chi interessa tutto ciò? A pochi, a quanto pare. In Europa nessuno scrutinio suscita meno interesse delle elezioni europee. Dopo trent'anni di esistenza il Parlamento europeo rimane agli occhi dei cittadini una parodia di democrazia riservata a poche élite politiche.
Eppure i sostenitori dell'Europa non mancano: non meno di 52 istituti figurano sulla lista delle associazioni per la promozione dell'Europa. Nei 27 paesi membri, partiti politici e fondazioni investono in modo massiccio per l'informazione dei cittadini, come se volessero inaugurare una seconda epoca dei Lumi.
I sorrisi dei candidati spuntano a ogni angolo di strada, Angela Merkel e i suoi ministri non perdono un'occasione per ricordarci l'importanza del voto, il panettiere ha decorato la sua vetrina con piccole bandiere blu a stelle gialle e sulla piazza del mercato un'agenzia pubblicitaria ha organizzato una sfilata di enormi polli spennati per ricordare ai cittadini l'importanza delle direttive europee sui diritti dei consumatori.
Niente sembra però poter cambiare le cose. L'euroentusiasmo non si traduce in partecipazione alle elezioni. In occasione di questa settima legislatura, inoltre, il parlamento di Strasburgo e le altre istituzioni europee sono oggetto di pressioni paragonabili a quelle subite dall'allenatore del Bayern Monaco dopo tre sconfitte consecutive. Gli eurodeputati, i commissari, gli alti rappresentanti – tutta l'élite politica europea, insomma – si agitano e continuano a parlare del dovere civico degli elettori, della missione europea, dell'euro e della scomparsa delle frontiere. Come se tutte le conquiste dell'Europa dovessero improvvisamente scomparire, come se gli elettori dovessero dare un voto di fiducia per non perdere quello che l'Europa ha già realizzato.
È in questi momenti che l'Europa ci appare tanto una forza del futuro quanto un mostro antidemocratico. È come se a ogni rinnovo del Bundestag i tedeschi dovessero pronunciarsi sul mantenimento della costituzione.
Ecco cos'è grottesco per un parlamento che ha già trent'anni di vita. L'indifferenza dei cittadini nei confronti dell'Europa si può spiegare in molti modi, ma non si può addossare tutta la colpa alle istituzioni (è quasi comico vedere l'Ue spiegare sul suo sito internet chi è e che cosa fa), anche i cittadini hanno le loro responsabilità. Gli elettori non devono lasciarsi trascinare loro malgrado nel sistema in cui vivono. Sì, l'Europa è una grande sfida, ma bisogna mostrarsene degni.
Non possiamo far altro che sperare che questa elezione sia l'ultima in cui sarà ancora necessario ricordare perché questa esperienza politica unica al mondo merita un po' più di attenzione da parte degli elettori e perché l'unione di 27 Stati, più o meno grandi, costituisce un enorme vantaggio in un mondo in continua evoluzione.