Attualità Rivoluzione conservatrice in Polonia
A margine della manifestazione contro il disegno di legge che vieta l'aborto, a Varsavia, il 3 ottobre.

Una battaglia che va oltre l’aborto

Il progetto di inasprimento della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, già molto restrittiva, e le proteste che ne hanno caratterizzato il percorso segnano un nuovo scontro fra il potere clerical-nazionalista e gli avversari, che lo accusano di voler dividere il Paese fra “buoni” e “cattivi” polacchi.”

Pubblicato il 11 Ottobre 2016 alle 11:06
Kasper Pempel/Reuters  | A margine della manifestazione contro il disegno di legge che vieta l'aborto, a Varsavia, il 3 ottobre.

Il progetto del governo clerical-conservatore di vietare completamente la pratica dell’aborto ha provocato un’ondata di proteste in Polonia in questo inizio d’ottobre. Migliaia di persone hanno partecipato alla “Protesta nera” del primo ottobre, organizzata da opposizione, società civile e varie celebrità davanti alla Dieta di Varsavia (il Parlamento polacco), ma anche in altre città del Paese. Lo slogan della manifestazione era “Non si scherza più. Mio il corpo - mia la scelta”.

Questa dimostrazione è stata accompagnata da uno “sciopero delle donne” svoltosi il 3 ottobre, al quale hanno partecipato 30mila persone secondo i funzionari comunali. Nel frattempo, si è svolta una contro-manifestazione “bianca” degli avversari al diritto all’aborto, sostenuta dalla Chiesa cattolica, al grido di “Non siate indifferenti di fronte all’offensiva del Male! Venite! La preghiera può fermare la barbarie”, lanciato da monsignor Henryk Hoser.

La Polonia possiede già una delle legislazioni più restrittive sull’aborto in Europa. Infatti soltanto Irlanda e Polonia limitano il diritto d’aborto a situazioni estreme. Sulle rive della Vistola, la gravidanza può essere interrotta solo se mette in pericolo la vita o la salute della donna incinta, se il feto presenta una malformazione o se la gravidanza è causata da uno stupro. Un regolamento ugualmente restrittivo ha limitato a 1.812 il numero di aborti legali nel 2014, anno in cui gli aborti hanno raggiunto un record dal 1993, anno d’entrata in vigore della legge sulla pianificazione familiare, la protezione del feto e le condizioni in cui l’interruzione di gravidanza è permessa. Sin dal 2007, le Ong polacche mettono in guardia contro l’inefficacia di queste misure, calcolando che gli aborti illegali oscillano fra i 70mila e i 190mila ogni anno.

Dopo le elezioni del 2015, con la vittoria dei conservatori di Diritto e Giustizia (PiS), i “difensori del diritto alla vita sin dalla nascita” sono usciti dall’ombra. Così, il 23 settembre, la Dieta, con una maggioranza schiacciante di 267 voti contro 154, ha accettato di proseguire i lavori in commissione parlamentare su un disegno di legge depositato dal collettivo “Stop all’aborto” per rendere la legislazione sul tema ancor più restrittiva. Al contempo, la camera bassa del Parlamento ha rigettato, in prima lettura, un’iniziativa popolare a favore della legalizzazione dell’IVG. In un’intervista a Polska The Times, uno dei rappresentanti di “Stop all’aborto” spiega così la loro volontà di inasprimento della legislazione:

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Le donne sono per caso svincolate da qualsiasi responsabilità in caso di omicidio? Certo che no. [...] Ogni omicidio deve essere punito, è ciò che impone la legge. Si parla di saldo naturale negativo, ci si lamenta che nascono pochi bambini. Ci vogliono imporre la fecondazione in vitro, ma a che pro uccidiamo dei bambini in questo caso? [...] È illogico.

Su Gazeta Wyborcza, Ewa Siedlecka ribatte :

Il progetto di legge dispone che la vita e la salute della donna siano meno importanti del diritto alla vita e alla salute dell’embrione, sin dalla prima divisione cellulare. Il bene di un individuo sprovvisto di coscienza di sè, incapace di pensare e spesso di avvertire il dolore è posto al di sopra di quello di una donna che può soffrire tanto fisicamente quanto psicologicamente, che ha progetti di vita, che ha paura della morte e della sofferenza.

Per quanto il governo cerchi di difendersi sostenendo che si tratta di una proposta di legge proveniente dalla società civile, la sua posizione finale non è ancora certa, anche se tutto porta a ritenere che il PiS rifiuterà questo drastico inasprimento. In ogni caso, il 5 ottobre la commissione parlamentare alla fine ha respinto, coi voti del PiS, il progetto di legge, sottoposto nuovamente al voto dell’assemblea il 7 ottobre. Inoltre, le organizzazioni integraliste approfittano della breccia: la Federazione polacca dei movimenti di difesa della vita si è spinta oltre depositando una proposta di legge che impone che “la produzione, la commercializzazione, la pubblicità, la vendita o la distribuzione di un prodotto dagli effetti abortivi o per l’interruzione rapida della gravidanza sia condannato con una pena di due anni di prigione”. Nel mirino di questa proposta si trovano anche la pillola del giorno dopo e il dispositivo intrauterino, secondo il presidente della federazione anti-aborto.

Questa situazione ha scatenato un’ondata di proteste fra i difensori dei diritti della donna e il malcontento dell’opinione pubblica. Anche il quotidiano conservatore Rzeczpospolita ammette che il calo dei consensi per il partito al governo è dovuto allo “scontro sull’aborto”. Infatti, mentre un sondaggio del 24 settembre pubblicato da Rzeczpospolita registrava 12 punti di vantaggio per il Pis rispetto al suo principale rivale, il partito Moderno, il distacco si era ridotto al quattro per cento il 29 settembre.

La minaccia di restrizione al diritto all’aborto ha spinto molte donne nel mondo a manifestare solidarietà verso le polacche. Ad esempio, l’attrice francese di origine polacca Juliette Binoche ha espresso il suo sostegno. Numerose manifestazioni si sono svolte in tutta Europa: quella di Berlino è stata la più importante, con una partecipazione di 2.000 persone.

Nonostante ciò, la partecipazione alle proteste in Polonia rimane modesta. Siamo ben lontani dai 240mila manifestanti che lo scorso maggio hanno sfilato nelle strade di Varsavia in favore dell’Europa. Numerosi internauti hanno modificato la loro foto del profilo su Facebook mettendola in bianco e nero, per esprimere la loro virtuale partecipazione alla protesta nera, ma la maggior parte di loro non è scesa in strada.

È utile anche sottolineare che il tema dell’aborto ogni tanto ritorna d’attualità in Polonia, infiammando il dibattito, ma lo status quo persiste sin dall’interdizione quasi totale all’aborto introdotto nel 1993, anche se la sinistra (1993-1997 e 2001-2005) e i liberali (2007-2015) avrebbero ampiamente avuto il tempo di cambiare la legislazione mentre erano al potere. I media e i politici polacchi definiscono l’attuale situazione un “compromesso sull’aborto”, che è a dir poco un eufemismo se si considera che l’interruzione volontaria di gravidanza è vietata nel 99 per cento dei casi. In realtà, nessuno vuole occuparsi della questione per non attirare a sé le antipatie della Chiesa cattolica, che mantiene un’influenza preponderante nel paese.
Sebbene le proposte di legge relative alla legalizzazione dell’aborto e all’inasprimento della legislazione siano state depositate da alcune Ong, le diverse forze politiche si accusano a vicenda di voler utilizzare politicamente queste iniziative.

C’è chi ritiene che brandire tali questioni come spauracchio serva a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica lontano dai veri problemi. In effetti, il PiS sta incontrando molte difficoltà a finanziare il suo programma di assegni familiari “500+”, mentre l’ex partito di governo Piattaforma civica fatica a rialzarsi dopo la cocente sconfitta alle elezioni dello scorso anno.

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