"Si preannuncia una bella festa del libro", ironizza la stampa tedesca alla vigilia dell'apertura della Buchmesse di Francoforte, la più importante fiera dell'editoria al mondo. Ospite d'onore di quest'anno, la Cina ha già dato non pochi grattacapi agli organizzatori (accusati di cedere alle pressioni della censura di Pechino). Da un lato, osserva la Frankfurter Rundschau, ci saranno gli "imbrattacarte fedeli al regime", come Tie Ning, la presidentessa dell'Associazione degli autori cinesi, che nega che esista alcuna forma di censura nel suo paese (dove ogni anno circa 600 libri sono vietati) e guiderà una delegazione composta da un centinaio di autori e da un migliaio di funzionari ed editori. Dall'altro lato gli autori dissidenti, come Bei Ling, che è riuscito a sfuggire alla prigione ed è stato invitato solo grazie alla pressione dei media tedeschi. La loro presenza dovrebbe assicurare "un dibattito più aperto", perché parteciperanno sia "i responsabili della censura e i rappresentanti del governo cinese che i loro critici più feroci. E il mondo potrà ascoltare e giudicare".
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