Dettaglio da “To the Stars”, un mosaico di B.A. Kurago e Viktor Innokentjevič Sysoev presso lo stabilimento ottico e meccanico di Vologda, Russia. | Foto: DR cosmonauts Vologda

L’incredibile vicenda di due “esiliate” russe e del loro spazioporto di campagna in Georgia

In un paesino tranquillo della Georgia occidentale è in programma la costruzione di un nuovo cosmodromo. Ufficialmente era stato presentato come un progetto spaziale portato avanti da due “esiliate” russe. Eppure, diversi documenti dimostrano irregolarità finanziarie e continui scambi con influenti reti legate al Cremlino.

Pubblicato il 15 Ottobre 2025
cosmonauts Vologda Dettaglio da “To the Stars”, un mosaico di B.A. Kurago e Viktor Innokentjevič Sysoev presso lo stabilimento ottico e meccanico di Vologda, Russia. | Foto: DR

Nella Guria, regione della Georgia occidentale, il paesino di Shukhuti comincia con una curva non segnalata e una strada dissestata e tutta curve. Alla fine della strada si trova un terreno recintato, sorvegliato da personale di sicurezza russo, a protezione del sito che dovrebbe accogliere una base di lancio spaziale.

Sono in corso i preparativi per la costruzione del checkpoint del cosmodromo Kolkhida – da Colchide, l’antico regno situato nella parte occidentale dell’odierna Georgia. A capo di questa inedita iniziativa, due donne russe: Yulia e Maria Arkhipova. Arrivate in Georgia dalla Russia agli inizi della guerra in Ucraina, a febbraio avevano già aperto due società, acquistato terreni e cominciato a utilizzarne una parte, facendo leva sulla loro esperienza nell’industria aerospaziale.

Yulia (left) and Maria Arkhipova. | Photos from their respective Facebook profiles.
Yulia (a sinistra) e Maria Arkhipova. | Foto dai rispettivi profili Facebook.

Maria ha una laurea in pubblica amministrazione, specializzata in industria spaziale, ottenuta presso la facoltà di Ricerca spaziale all’Università statale di Mosca. Nel corso della sua carriera ha coordinato la costruzione della stazione spaziale sovietica “Mir-2” ed è stata la presidente del Consortium of Space Technologies, un’iniziativa privata lanciata nel 2016 per promuovere lo sviluppo del settore aerospaziale commerciale.

Maria, 46 anni, e Yulia, 45, sono conosciute nella regione della Guria come due sorelle, ma i registri pubblici dicono tutt’altro. In realtà, le due donne formano una coppia stabile da parecchio tempo e in precedenza erano sposate, anche prima che Maria intraprendesse un percorso di transizione di genere.

La coppia, però, non ha nascosto solo la sua vita privata agli abitanti della regione. Sono emersi dei documenti che dimostrano scambi regolari con le istituzioni statali russe, tra cui centinaia di mail e lettere scambiate con Pravfond, una fondazione legata al ministero russo degli esteri, risalenti al 2014. I documenti sono stati trovati all’interno della fondazione stessa dall’OCCRP, un giornale investigativo online che indaga sulla corruzione e il crimine organizzato), di cui fa parte anche iFact.

Puntano allo spazio, ma senza solide basi a terra

Dei video pubblicitari sul cosmodromo Kolkhida promuovono il progetto della costruzione di una rampa di lancio di veicoli spaziali e di una struttura per la produzione di droni e satelliti, all’interno di un terreno situato a Lanchkhuti, nella Guria. I video accennano inoltre all’ambizione di inviare persone nello spazio. 

Per realizzare questi obiettivi la società delle Arkhipova, Serviuk Agro, ha acquistato tre lotti a Lanchkhuti, per un totale di 14mila metri quadri. Secondo i documenti depositati da Yulia Arkhipova presso i registri pubblici georgiani nel 2023 la coppia ha già iniziato a gettare le fondamenta del progetto, provvedendo all’installazione dei sistemi elettrici e dei contatori, alla riparazione di una struttura esistente e alla realizzazione delle estensioni della rete idrica e fognaria. Anche la vegetazione è stata rimossa. 

The Limoni factory, where the “Kolkhida” cosmodrome is supposed to be built. | Photo: iFact
Lo stabilimento Limoni, a Shukhuti, dove dovrebbe essere costruito il cosmodromo “Kolkhida”. | Foto: ©iFact

Ma fino a che punto possiamo essere sicuri dell’effettiva esistenza di questa struttura? Un esame attento delle foto e dei video di cui disponiamo solleva seri dubbi sulla questione. 

In realtà, il progetto delle Arkhipova è parte di una storia più ampia e complessa. Il 27 agosto 2023 Maria Arkhipova invia una lettera ad Aleksandr Udaltsev, direttore esecutivo di Pravfond, manifestando l’intenzione della coppia di costruire un centro spaziale in Georgia. Scrive che i cittadini russi occuperanno posizioni dirigenziali e che il cosmodromo soddisferà sia le esigenze della Russia che della Georgia.

The "Kolchida" cosmodrome logo.
Il logo del cosmodromo ‘Kolchida’.

Sostiene, inoltre, che Yulia avrebbe subito atti di discriminazione e molestie a causa della sua nazionalità, tra cui anche minacce da parte di nazionalisti georgiani. Gli appelli al consolato russo, al difensore civico georgiano, all’ufficio del procuratore e alla polizia, non sarebbero servite a nulla.

Segue una seconda lettera, questa volta spedita da Yulia a Pravfond, contenente link a video che mostrano il luogo ed elenca i piani iniziali di sviluppo: l’allacciamento alla rete elettrica, la pavimentazione delle strade di accesso e la preparazione alle infrastrutture di supporto.

Il 30 agosto le Arkhipova inviano un nuovo messaggio, sostenendo di essere vittime di una “persecuzione diretta” a causa della loro cittadinanza russa. Scrivono: “Se il fatto che un cittadino russo venga chiamato apertamente ‘fascista russo’ o ‘invasore’ non è un motivo valido perché la Federazione Russa intervenga a sua difesa, allora ci chiediamo quale potrebbe esserlo.”

Al momento, il progetto del cosmodromo è in standby. Abbiamo chiesto alle Arkhipova il motivo di questa sospensione e quali sarebbero le prossime tappe. Ci hanno risposto che la costruzione è stata messa in pausa in fase di contratto relativo alla progettazione e che potrebbe essere completata entro un anno, se autorizzata.

Abbiamo anche chiesto alla municipalità di Lanchkhuti se le Arkhipova avessero effettivamente presentato una richiesta di permesso. In data di pubblicazione, non avevamo ancora ricevuto alcuna risposta.

Cos’è Pravfond?

La Fondazione per la Protezione e il Supporto dei Compatrioti è stata istituita nel 2012 da un decreto dell’allora presidente russo Dmitrj Medvedev. Gestita dal ministero russo degli esteri in collaborazione con altri organi statali, Pravfond si pone come obiettivo ufficiale quello di fornire assistenza legale ai cittadini russi e alle comunità della diaspora russa all’estero. In realtà, la fondazione è uno strumento del Cremlino di soft power in Europa, in particolare in Georgia, Moldova e Ucraina, e in Asia Centrale. Nel 2023, l’organizzazione è stata sottoposta a sanzioni sia dagli Stati Uniti sia dall’Unione europea.

who runs pravfond | iFacts
La struttura della fondazione Pravfonds. | Fonte: iFacts

Pravfond conduce anche campagne internazionali e offre supporto diplomatico attraverso ambasciate e centri culturali. Secondo i servizi segreti estoni e lituani, opera anche come strumento dell’intelligence russa, canalizzando fondi verso centri di assistenza legale e canali Telegram filorussi.

Tra le sue imprese più rilevanti, ricordiamo la copertura delle spese legali, per un totale di oltre 220mila euro, per Vladim Krasikov, membro dell’FSB, i servizi di sicurezza russi, condannato in Germania per l’omicidio del cittadino georgiano Zelimkhan Khangoshvili. Krasikov era stato condannato all’ergastolo, ma è stato rilasciato nel 2024 attraverso uno scambio di prigionieri con due giornalisti americani. Al suo ritorno in Russia, è stato ricevuto personalmente dal presidente Vladimir Putin. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato successivamente che Krasikov era stato membro dell’unità d’élite “Alpha” dell’FSB.

Un’indagine congiunta tra l’OCCRP e l’emittente pubblica lituana LRT ha rivelato che Pravfond ha anche sovvenzionato avvocati, propagandisti e agenti dei servizi segreti che operano in linea con le posizioni del Cremlino in vari paesi europei.

La decennale collaborazione tra le Arkhipova e Pravfond

Maria e Yulia Arkhipova intrattengono una stretta relazione con la rete di Pravfond almeno sin dal 2014. In Russia, lavoravano come avvocate dei diritti umani. Nei primi anni 2000, prima della sua transizione di genere, Maria ha fondato l’Associazione degli avvocati russi per i diritti umani. Quest’organizzazione è una delle tante ad aver presentato a Vladimir Putin e al ministro degli esteri Sergej Lavrov, nel febbraio 2023, una petizione per modificare i requisiti per concedere il visto ai cittadini georgiani. Pochi mesi dopo il Cremlino soddisfa la loro richiesta, eliminando il regime dei visti con la Georgia nel maggio 2023.

Pravfond comincia a interessarsi alle Arkhipova nel 2014, con l’annessione della Crimea da parte della Russia. La corrispondenza interna alla fondazione rivela una motivazione principale: l’identità di genere di Maria può diventare una risorsa per le pubbliche relazioni.


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Così scrive uno dei rappresentanti di Pravfond, Sergey Panteleev: “La Russia continua a produrre rapporti e a organizzare eventi per un pubblico interno, ma non viene presa sul serio a livello internazionale... Speriamo che con l’aiuto dell’organizzazione [di Maria e Yulia], si possa finalmente trovare una via d’uscita al problema”.

L’associazione delle Arkhipova ha incassato donazioni da parte di Pravfond per un totale di almeno 72mila euro. Ufficialmente i fondi hanno contribuito al finanziamento di rapporti sull’Ucraina e coperto costi operativi di base. Questa somma è unicamente rappresentativa dei contratti ufficiali, ma non tiene conto dei resoconti, delle ricerche e dei pareri che le Arkhipova hanno sottoposto a Pravfond per oltre un decennio, in cambio di assistenza e supporto. È però probabile che le loro attività andassero oltre questi due progetti documentati.

Nel 2014 l’associazione ha trasmesso un rapporto sulle violazioni dei diritti umani nell’ambito della guerra tra Russia e Ucraina, che contribuisce alla diffusione delle narrazioni del governo russo. Traspare la rappresentazione del governo ucraino come neonazista, mentre l’intervento militare russo in Crimea viene giustificato come una misura protettiva per la popolazione di etnia russa.

Il rapporto viene successivamente trasmesso alle Nazioni Unite, convincendo il Comitato ONU contro la tortura a inviare una delegazione in Crimea. In seguito a questo episodio, Igor Panevkin di Pravfond scrive una lettera di elogio per il lavoro delle Arkhipova.

Una preziosa risorsa russa in Georgia

Nel febbraio 2023, in una lettera a Pravfond, le Arkhipova si offrono di portare le proprie competenze in Georgia. “Data la nostra esperienza dal 2004, saremmo liete di mettere a disposizione le nostre conoscenze e abilità sul campo, in particolare in Georgia, dove abbiamo già buoni contatti con attivisti, politici e altre personalità rilevanti... Non escludiamo la possibilità di lavorare alla creazione di una sede locale di una ONG in Georgia,” scrivono.

Dopo la lettera in questione, Maria e Yulia cominciano a tenere al corrente i loro contatti russi sugli sviluppi in Georgia. Pravfond, a sua volta, informa gli organismi statali russi, compresi il ministro dell’istruzione e l’amministrazione presidenziale.

Maria Arkhipova with Gela Zoize (right). | Photo from Maria Arkhipova's Facebook page
Maria Arkhipova con Gela Zoize (a destra). | Foto dalla pagina Facebook di Maria Arkhipova

Nel marzo 2023, Maria presenta un rapporto che segnala la presenza di “insediamenti di lingua russa” in Georgia, citando Grigoleti, Shekvetili, Ureki e Poti. Secondo il rapporto, la popolazione di etnia russa sarebbe penalizzata dalla barriera linguistica con il georgiano, e sarebbero vittime di bullismo e, in qualche caso, di violenza. “Non godono di alcuna rappresentanza politica... Avere nomi e origini russe è motivo di discriminazione. Chi porta un nome russo è escluso dagli impieghi negli uffici amministrativi... Per i russi vengono applicate più restrizioni che per i georgiani. Tipicamente, i russi sono i primi ad essere licenziati e percepiscono i salari più bassi”, scrive Maria Arkhipova. 

Nello stesso rapporto difende la necessità di proclamare il russo seconda lingua ufficiale della Georgia, sostenendo che la mancanza di interpreti all’interno delle istituzioni legali è causa di violazioni dei diritti umani.

Il tono e il messaggio del rapporto ricalcano la retorica usata dalla coppia nel 2014 nel contesto dell’annessione della Crimea, quando parlavano di un governo ucraino neonazista e delle operazioni militari russe considerate una semplice misura di protezione.

Da allora, Maria ripropone apertamente questo tipo di retorica nei media russi, avvertendo che se si continuano a violare i diritti dei russi, la Russia potrebbe essere costretta a “riprendersi la Georgia”, così come “si sta riprendendo l’Ucraina.”

Dal cosmodromo alla fabbrica di marmellate

Trasferitesi vicino Lanchkhuti Maria e Yulia Arkhhipova trovano subito un alleato locale, Gela Zoidze. L’uomo, figura di spicco nella comunità imprenditoriale della regione, presenta le Arkhipova ad altri imprenditori locali e diventa loro socio in affari, detenendo quote in due società insieme a loro. 

Attualmente Zoidze gestisce l’ufficio regionale della Camera di Commercio e d’Industria di Lanchkhuti. In precedenza aveva diretto un’organizzazione non profit promossa dalla municipalità, il “Centro per lo sviluppo economico e l’innovazione della municipalità di Lanchkhuti”, attivo dal 2009 fino alla sua chiusura nel 2022, lo stesso anno in cui cominciano ad operare le Arkhipova.

Tamaz Imnaishvili (left) and Darejan Kalijashvili. | Photo: iFact
Tamaz Imnaishvili (a sinistra) e Darejan Kalijashvili. | Foto: ©iFact

A giugno la coppia ha già avviato quattro società, tra cui la S.r.l. Georgian Space Technologies, mentre Zoidze detiene quote nelle altre tre. Tra queste, la S.r.l. Limoni possiede più di mezzo ettaro di terra a Shukhuti e aveva in precedenza esportato confetture in Ucraina. Nel 2022 Zoidze presenta le Arkhipova ai proprietari di Limoni. Questi ultimi sostengono che le russe si sarebbero impegnate a rilanciare la fabbrica con un finanziamento di oltre due milioni di lari (circa 638.600 euro).

Zoidze ha confermato questa versione, affermando che l’accordo si basava sulla preservazione della struttura. Il riavvio delle operazioni richiedeva “ingenti investimenti”: ecco perché era necessario coinvolgere le Arkhipova. Quando gli è stato chiesto se si preoccupava delle origini del denaro, ha semplicemente risposto: “Sono persone che arrivano in Georgia, si spostano, cooperano con strutture ufficiali. Come avrei dovuto verificare? L’ho chiesto a qualcuno delle forze dell’ordine: se c’è qualcosa che non va, indagate.”

La fabbrica fantasma

Il 29 giugno abbiamo incontrato a Shukhuti l’ottantacinquenne Tamaz Imnaishvili e la settantenne Darejan Kalajishvili. Ci hanno riferito che, quando sono arrivate le Arkhipova, credevano speranzosi che la loro fabbrica, da tempo inattiva, potesse finalmente riaprire.

“Siamo andati del notaio, abbiamo fatto redigere un contratto. Diceva che queste russe, Yulia Arkhipova e l’altra, disponevano di 3,5 milioni di dollari sul conto, di cui 2,5 milioni sarebbero stati investiti nella nostra fabbrica,” ricorda Darejan. 

Maria and Yulia Arkhipova (2nd and 3rd from the left) at the Limoni factory site. | Photo: iFact
Maria e Yulia Arkhipova (seconda e terza da sinistra) presso lo stabilimento Limoni. | Foto: fermo immagine tratto da un video YouTube

In cambio gli antichi proprietari hanno ceduto loro il 51,55 per cento delle quote dell’azienda. Il 49 per cento è andato alle Arkhipova e il 2,55 per cento a Zoidze. La transazione è stata finalizzata nel giugno 2022 nell’ufficio notarile di Marina Jikia, a Poti. Yulia Arkhipova è stata così nominata direttrice, e le Arkhipova hanno preso il controllo della terra e degli edifici. Nel corso dei mesi, i proprietari originali iniziano a sospettare: non c’è nessun segno di progresso, e le tensioni si accendono. Le nuove proprietarie cominciano peraltro a impedire a Tamaz e Darejan di entrare.

“Ci sono stato una volta, ma non mi facevano entrare”, afferma Tamaz. “Quando ci sono finalmente riuscito, sette russi mi hanno circondato e mi hanno urlato ‘Fuori!’ Uno ha pure insultato mia madre. Ero così scosso che, una volta uscito, ho avuto bisogno di un medico.”

Non avendo ricevuto alcuna comunicazione da parte della direttrice e non essendo stata avviata alcuna attività all’interno dell’azienda, i vecchi soci provano a rimuovere le Arkhipova dalla società, ma la loro richiesta non viene accolta dalle autorità.

Un anno dopo le Arkhipova trasmettono un nuovo documento che stravolge drasticamente i termini dell’accordo, affermando che il loro “contributo intellettuale” ha un valore di 30 milioni di dollari, e che rappresenta la loro quota di partecipazione nell’impresa. In cambio i precedenti proprietari concederanno alle Arkhipova il controllo totale dell’azienda e accettanodi non interferire. 

Abbiamo chiesto a Maria e Yulia se riconoscessero di aver commesso una truffa. Hanno negato di aver commesso un qualsiasi reato, sostenendo che la compassione nei confronti degli anziani proprietari le avevano spinte a stipulare quell’accordo, ma che avevano sospeso gli investimenti a seguito di “provocazioni”.

Dalla sua nomina, Arkhipova non ha mai adempiuto ai suoi doveri di direttrice. I debiti dell’azienda non sono mai stati saldati, il terreno è sotto ipoteca e la produzione non è stata riavviata. Solo la guardiola è stata ristrutturata. Russi arrivati dall’Ucraina sono stati assunti come addetti alla sicurezza e vivono ancora oggi all’interno dei locali della struttura.

Per due anni, i proprietari precedenti hanno provato a rimuovere le Arkhipova e a rivendicare il loro ruolo, presentando reclami a procuratori e tribunali, ma nessuna udienza è stata poi fissata.

Una volta mostrati a Tamaz e Darajan i video di Maria su YouTube, che descrivono il terreno come un futuro cosmodromo, i due restano a bocca aperta. Dopo una lunga pausa, Darejan si rivolge a Tamaz: “Dove hai trovato questa gente, benedetto Tamaz?”

Dove sono finite le Arkhipova?

Nel maggio 2024 Maria Arkhipova diffonde notizie allarmanti: la sua pressione è salita vertiginosamente, ha perso peso e soffre di insonnia. È anche convinta di essere stata avvelenata. Non smette di pubblicare contenuti sulle sue condizioni di salute, affermando che i medici non riescono a fornirle una diagnosi, e che si sta curando da sola. Dice che le mancano la sua città natale e i suoi amici in Russia. Nel frattempo, Yulia contatta Pravfond, chiedendo aiuto per riportare Maria in Russia per curarsi, a prescindere dal suo status di esiliata.

Igor Panevkin, loro contatto di lunga data, esprime piena solidarietà, ma risponde che la fondazione, ora sotto sanzioni, non può aiutarle.

Anche se i dettagli restano poco chiari, sappiamo che Maria è al momento sottoposta a cure in Francia. L’attività della coppia sui social nell’autunno 2024 suggerisce inoltre del tempo trascorso in Russia, in particolare a Domodedovo, vicino Mosca.

Nel marzo 2023 le Arkhipova comunicano a Pravfond che stanno difendendo Lali Moroshkina in Georgia. Quest’ultima, infatti, avrebbe ricevuto minacce dopo essere apparsa alla televisione russa, e avrebbe quindi richiesto l’assistenza della fondazione. Moroshkina ha però negato il tutto quando l’abbiamo contattata. Ha detto che le due donne le si sono presentate in un bar, come avvocate esiliate in Russia, ma lei si è insospettita ascoltando i loro piani per la costruzione di un cosmodromo. Quindi le ha segnalate al Sus, i servizi di sicurezza georgiani. “Queste donne sono ciarlatane, spie o truffatrici,” afferma.

L’intermediaria che le ha presentate è Dali (Mary) Milorava, una pensionata del posto che aveva lavorato come loro interprete per breve tempo. Milorava ci ha confermato che Maria si trova adesso in Francia per ricevere cure mediche, e che la polizia e i servizi segreti si erano mostrati interessati alle loro attività.

Le Arkhipova ci hanno detto di non aver mai lasciato la Georgia, sostenendo di trovarsi all’estero solo temporaneamente, per motivi di salute. Hanno ammesso di aver incontrato il Sus, affermando che i funzionari avevano accolto positivamente le loro attività “spaziali”.

A photo of toilet paper on Facebook.

Per una settimana abbiamo tentato di verificare con il Sus se fosse stata avviata alcuna inchiesta, ma non abbiamo ricevuto risposta.

Il nostro primo contatto con Maria e Yulia è avvenuto il 4 luglio, su Whatsapp, da un numero russo. Le due insistevano sul fatto che i giornalisti dovessero parlare il russo e ci hanno inviato l’alfabeto. Si sono rifiutate di rispondere direttamente, hanno preteso domande scritte, e ci hanno poi deriso su Facebook con una foto di carta igienica.

Ci hanno minacciato di intraprendere le vie legali se avessimo pubblicato questo articolo. Abbiamo risposto sottolineando che il nostro lavoro si basa su documenti e prove verificati.

Ecco il loro ultimo messaggio: “А, ещё и запугивание. Понятно 🤣”. “Oh, ci volete anche intimidire. Ricevuto 🤣.”

Hanno contribuito Ia Asatiani, Eter Midelashvili e Natia Mikhelidze
👉 La versione originale dell’articolo su iFact

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