“Perché noi di De Morgen abbiamo deciso di non usare più la parola ‘alloctono’”, titola il quotidiano belga. Il termine è utilizzato nei Paesi Bassi e nel Belgio fiammingo per indicare gli immigrati, ed è molto contestato per la sua accezione negativa.
Il direttore Wouter Verschelden spiega così la sua scelta:
Il nostro quotidiano ha deciso di non utilizzare più questo termine molto vago, che per definizione indica le persone che ‘non sono di qui’ ma che in realtà non viene usato per olandesi, francesi o tedeschi. Al contrario, ormai è un contenitore che raggruppa un numero illimitato di caratteristiche: musulmano, ignorante, svantaggiato, arabo, nordafricano, non europeo...
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De Morgen sottolinea inoltre che si tratta di “un fenomeno linguistico unico”:
In inglese e francese il termine non esiste. […] In quei paesi non si raggruppano le persone in base a un solo denominatore. […] E’ una definizione semplicistica e senza sfumature di un gruppo di persone. […] [Anche i bambini figli d’immigrati] hanno buone possibilità di essere definiti alloctoni. Ma quand’è che si smette di essere alloctoni? È possibile fare giornalismo di qualità utilizzando questo termine pur essendo consapevoli che viene impiegato per stigmatizzare ed escludere?
“No”, risponde il quotidiano, sottolineando però di non voler minimizzare “i problemi legati alla coabitazione multietnica e multireligiosa”. La decisione di De Morgen è legata a una serie di fatti recenti come la pubblicazione del film rivolte di Anversa contro il film Innocence of muslims, seguite dalla controversa promessa del leader nazionalista fiammingo Bart De Wever di sostituire il motto di Anversa, “La città è di tutti noi”, se sarà eletto sindaco alle municipali del 14 ottobre.
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