Rassegna Europolis

Elezioni europee: un’onda nera investe l’Europa, ma non la spazza

La tanto attesa ondata di estrema destra che avrebbe dovuto travolgere l'Europa dopo elezioni europee non ha avuto l'impatto che si temeva: i partiti sovranisti hanno fatto breccia in Francia e Germania, ma non nella maggior parte degli altri paesi. La parola agli esperti.

Pubblicato il 12 Giugno 2024

Durante la serata elettorale organizzata dal parlamento europeo, ogni gruppo politico ha avuto a disposizione una sala in cui seguire i risultati, incontrare la stampa – i giornalisti accreditati erano oltre 1.000 – e accogliere i visitatori. La sala in cui l'umore era più allegro non era quella del Partito popolare europeo (Ppe, destra), che è uscito rafforzato al primo posto, né quella del gruppo conservatore Ecr, che pure ha conquistato seggi. I più “festivi” erno i Verdi, quelli che hanno anche subìto le perdite più pesanti a livello europeo.  

Insieme ai liberali gli ecologisti sono infatti i grandi sconfitti delle elezioni europee del 6-9 giugno (al momento della pubblicazione di questo articolo, i risultati sono ancora provvisori), vinte da partiti che vanno dalla destra all'estrema destra.

C'è stata dunque una “onda nera”?  Forse non così tanto come si temeva prima delle elezioni. 

È certamente il caso di Francia, Germania, Italia e Austria. Invece in altri paesi dell’Europa centrale e orientale, dove “i partiti che diffondono una narrativa filo-russa hanno comunque ottenuto un numero significativo di seggi”,  la situazione è diversa, nota Visegrad Insight. O ancora nei paesi nordici, dove l'ondata populista sembra essere già passata e dove si assiste a una leggera rinascita, se non a un'affermazione, dei partiti di sinistra.

Va notato che in Francia e in Italia i partiti di estrema destra – che fanno parte dei gruppi Conservatori e riformisti europei (Ecr) e Identità e democrazia (Id) al parlamento europeo,erano già in testa nel 2019. In ogni caso, i partiti della destra radicale rappresentano oggi circa il 21 per cento dei voti in tutta Europa e circa un quarto dei seggi al parlamento europeo. 

Nel complesso questi partiti sono cresciuti di quasi il 2 per cento tra il 2019 e il 2024. Questo dato non include i deputati non iscritti che, stando ai risultati delle ele precedenti zioni, si divideranno probabilmente per un terzo-due terzi tra l'estrema sinistra e l'estrema destra.

Questo fa dire all'economista italiano Alberto Alemanno su X (ex Twitter) che “contrariamente a quanto ci si aspettava, queste elezioni europee non hanno consegnato l'Ue all'estrema destra. [...] Al contrario, la maggioranza pro-Ue – che storicamente ha gestito l'Unione negli ultimi 50 anni – rimane al suo posto”.

Sempre su X, la politologa italiana Nathalie Tocci sintetizza bene la situazione, prendendo in prestito le nota frase del Gattopardo di Tommasi di Lampedusa: “Le elezioni europee hanno confermato e smentito l'ondata di destra. Confermata in Francia e Germania, ma smentita in altri stati membri. Anche in Italia, Fratelli d'Italia ha ottenuto un buon risultato, ma inferiore a quello della Lega nel 2019. A livello europeo, tutto cambia perché nulla cambi, ma con le immense sfide che ci attendono, è abbastanza negativo".

In molti altri paesi – Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Svezia – i partiti di estrema destra sembrano aver ottenuto risultati inferiori a quanto previsto, come sottolinea anche il politologo olandese Cas Mudde su X. Mudde osserva che l'impennata della destra radicale è dovuta principalmente alla sua performance in Germania, Francia e Italia, pur sottolineando che “è sottorappresentata a livello europeo per gli standard del 2024”. 

Detto questo, “l'estrema destra è molto più importante di quanto dovrebbe essere”, continua Mudde, pur avendo “ampiamente vinto la battaglia sull'immigrazione e portato avanti i dibattiti sul Patto Verde europeo e sulla questione del genere/sessualità”.  Sebbene l'antifona secondo cui “la democrazia è condannata” sia “imprecisa e inutile”, continua il politologo, “i partiti liberaldemocratici detengono tutte le leve del potere. Non dovremmo lasciare che se la cavino dicendo che 'la gente' vuole politiche di estrema destra' o che 'non ha scelta'". 

Mudde conclude dicendo che “fare pressione sui partiti democratici affinché si allontanino dall'estrema destra è una questione di realismo piuttosto che di sensazionalismo mediatico”.

In quest'ottica, tutti gli occhi sono puntati sul Ppe, il perno del parlamento europeo, e sulla sua capacità di “tenere testa” alle sirene della destra radicale. Nel suo contributo a una raccolta di analisi collettive per The Guardian, Mudde ritiene che “il Ppe ha adottato i temi e gli schemi principali dell'estrema destra nella sua campagna e governerà più a destra che mai, con o senza l'aiuto dell'estrema destra divisa”, pur sottolineando che “l'estrema destra non rappresenta ‘il popolo’. In realtà, rappresenta solo una minoranza dei popoli europei: un numero molto maggiore di europei rifiuta i partiti e le politiche di estrema destra".


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La politologa olandese Léonie de Jonge sostiene che“pare che stiamo assistendo a una grande oscillazione verso destra, ma negli ultimi 30 anni l'ascesa e la normalizzazione del pensiero di estrema destra è stata una costante in tutti gli Stati membri dell'Ue”, ha ricordato all'indomani del voto in un'intervista al quotidiano fiammingo De Morgen. Il risultato del partito Vlaams Belang nelle Fiandre non sorprende Léonie de Jonge, poiché il Belang è “uno dei più antichi partiti di destra radicale in Europa, insieme all'Fpö in Austria e al Rassemblement national in Francia”.

Lo spostamento a destra delle politiche Ue, già in atto, il risultato del voto e la sconfitta dei Verdi hanno un'importante conseguenza per il futuro del continente, come sottolinea anche Rosa Balfour, direttrice del think tank Carnegie Europe, sul Guardian: ci sarà un rallentamento nell'attuazione del Patto Verde europeo, perché i Verdi “non saranno abbastanza forti da opporsi”, un arretramento delle politiche a favore dei diritti civili e un indurimento delle politiche migratorie, “che sono già state influenzate dalla destra radicale nell'ultimo decennio”.

Sempre sul Guardian, che offre una copertura eccezionale per un giornale di un paese che non fa più parte dell'Ue, lo storico e giornalista britannico Timothy Garton Ash sostiene che c'è ancora “una vasta maggioranza di europei che non vuole perdere la migliore Europa che abbiamo mai avuto. Ma devono essere mobilitati, galvanizzati, convinti che l'Unione sta affrontando minacce esistenziali".

Nel frattempo, i negoziati sui posti chiave dell'Ue sono ben avviati. “Ciò di cui abbiamo bisogno", conclude Garton Ash, “è un mix di governi nazionali e istituzioni europee che insieme forniscano le case che la gente non può permettersi, i posti di lavoro, le opportunità, la sicurezza, la transizione verde, l'aiuto all'Ucraina”. 

L'Europa si sveglierà prima che sia troppo tardi?

Alcune “piccole” buona notizie per concludere questa rassegna. 

L'affluenza alle urne è stata la più alta degli ultimi 30 anni : il 51,1 per cento secondo una stima provvisoria – con un massimo dell'89,9 in Belgio, dove il voto è obbligatorio, e un minimo in Croazia, con poco più del 21 per cento. 

Ilaria Salis, attivista di sinistra e insegnante italiana sotto processo a Budapest per aver aggredito attivisti neonazisti e agli arresti domiciliari dopo aver trascorso un anno in carcere, è stata eletta nelle liste di Alleanza verdi e sinistra, che in Italia ha ottenuto il 6,8 per cento dei voti. Il suo caso ha sconvolto una parte dell'opinione pubblica italiana. Ora potrà chiedere l'immunità non appena la sua elezione sarà dichiarata il 16 luglio, riferisce Internazionale.

Infine, l'interferenza russa nel processo elettorale europeo, che si temeva sarebbe stata massiccia, probabilmente non ha avuto l'impatto previsto. Si è trattato perlopiù di “Doppelgänger” –  formati che imitano quelli dei media ufficiali – come spiega il sito web di SVT, la tv pubblica svedese, che si basa su un'analisi condotta dal centro russo Bot Blocker, in particolare in Francia e Germania.

Al Parlemento europeo, la sera del 9 giugno. | Video: GPA
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ECF, Display Europe, European Union

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