La partita è già chiusa in Romania? Al termine del primo turno delle elezioni presidenziali, il 4 maggio, il candidato George Simion (Alleanza per l'Unità dei Romeni, estrema destra) è giunto in testa con il 40,96 per cento dei voti. È seguito dal sindaco di Bucarest, Nicușor Dan (indipendente), che ha ottenuto il 20,99 per cento. Il candidato della principale coalizione liberale, Crin Antonescu, si è classificato terzo (20,07).
Nel paese regna una grande incertezza. Il divieto di candidarsi inflitto al candidato di estrema destra Călin Georgescu dopo le elezioni presidenziali annullate del 2024 ha ribaltato la situazione. Anche il secondo posto di Dan, preferito ad Antonescu – il candidato “ufficiale” del campo governativo e pro-Ue – è una sorpresa.
I romeni trattengono il fiato. Per Nicușor Dan, vincere le presidenziali sembra complicato: Simion è in testa con un margine di quasi due milioni di voti, uno scarto senza precedenti. Il secondo turno si terrà il 18 maggio in un clima politico reso più incandescente dalle dimissioni del primo ministro Marcel Ciolacu e dal ritiro del suo partito, i socialdemocratici, dalla coalizione di governo.
Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.
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