Attualità Elezioni in Germania

Erdoğan si autoinvita nella campagna elettorale

Accusando i principali partiti in gara di essere anti-turchi, il presidente Erdoğan s’immischia nel processo elettorale in Germania, paese in cui vivono circa cinque milioni di persone originarie della Turchia. Al punto che per ora Angela Merkel e Martin Schulz escludono qualsiasi possibilità di adesione di Ankara all’Ue.

Pubblicato il 21 Settembre 2017 alle 16:35

“Mi rivolgo a tutti i miei compatrioti in Germania: non sostenete i cristiano-democratici, la Spd o i Verdi. Sono tutti nemici della Turchia.” A Berlino, questa dichiarazione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è stato un fulmine a ciel sereno: il 18 agosto, i politici tedeschi e i commentatori hanno appreso sbalorditi, come precisato da Die Zeit, che l’uomo forte di Ankara ha

lanciato un appello agli elettori tedeschi di origine turca, che il 24 settembre andranno a votare per eleggere i deputati, affinché non esprimano il loro consenso per questi partiti. A suo parere, dovrebbero votare per delle forze politiche che non sostengano la cosiddetta ‘politica antiturca’. […] Tuttavia, non ha spiegato quale formazione rispetti questo criterio.

La posta in gioco è alta in quanto, come precisa il Tagesspiegel,

1,25 milioni di tedeschi di origine turca posseggono il diritto di voto. Gli studi mostrano che circa i due terzi di loro votano perla Spd. Nonostante la loro preferenza per i social-democratici, la maggior parte di questi tedeschi di origine turca sostengono Erdoğan e il suo partito islamista-conservatore Akp. In generale, questa formazione ottiene risultati migliori in Germania che in Turchia[, dove è già largamente maggioritaria].”

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Gli elettori germano-turchi votano in questo modo paradossale poiché sono molto attaccati alle tradizioni (per cui la loro scelta vira su Erdoğan), ma allo stesso tempo sono coscienti del fatto che l’Spd è il partito che si dimostra più favorevole all’integrazione degli stranieri tra le grandi forze politiche tedesche.
Per chi andranno a votare, ora che il loro leader politico gli ha dato questa indicazione di voto? Il problema è che rimangono soltanto altri tre partiti sulla scena politica tedesca: Die Linke, l’Fdp (liberali) e l’AfD (estrema destra). Tuttavia, Sahra Wagenknecht, la dirigente del partito di estrema sinistra e di origine iraniana, è particolarmente sensibile alle violazioni dei diritti umani in Medio Oriente e non ha fatto a meno di criticare il presidente turco sulla questione. L’Fdp afferma chiaramente che è "impossibile cooperare con la Turchia". La giornalista e scrittrice tedesca di origine turca Canan Topçu si spinge a pieno titolo fino a domandarsi su Die Zeit se debba votare per l’estrema destra, aggiungendo di supporre che

Erdoğan sta solo parlando a vanvera, oppure è una provocazione pensata per fare una dimostrazione di forza. È proprio ciò di cui hanno bisogno i suoi sostenitori, che probabilmente soffrono di un complesso d’inferiorità. Hanno molta stima del loro “Reís”, proprio perché si esprime senza mezzi termini, perché non s’inginocchia davanti all’Unione europea e ai suoi stati membri e perché affronta Merkel e compagnia.

Sebbene questa dichiarazione fosse inaspettata, fa seguito a un deterioramento delle relazioni tra Germania e Turchia già osservato qualche mese fa, come sottolinea Die Zeit:

il governo turco provocava Berlino coi paragoni coi nazisti, mettendo sotto pressione le istituzioni tedesche in Turchia e arrestando arbitrariamente alcuni cittadini tedeschi. La tensione è ulteriormente aumentata con l’arresto del difensore dei diritti umani Peter Steudtner.

Il Taggesspiegel spiega inoltre che

Ankara rimprovera a Berlino di aver accordato asilo politico ai partecipanti al colpo di stato fallito dell’anno scorso e di bloccare l’allargamento dell’unione doganale.
I media non avevano ancora finito di evocare il discorso polemico di Erdoğan che le personalità politiche tedesche avevano già riaperto una breccia. Infatti, durante il dibattito televisivo del tre settembre tra il candidato Spd Martin Schulz e la cancelliera uscente Angela Merkel, l’ex presidente del Parlamento europeo ha voluto smarcarsi dalla leader del centrodestra rivendicando la sospensione dei negoziati di adesione della Turchia. Il problema, però, è che la sua avversaria si è mostrata d’accordo, rifiutando anche lei di negoziare l’entrata nell’Ue di un regime autoritario.
Die Welt riporta che questa condanna unanime rivolta al governo turco ha messo il “Reís” su tutte le furie:
Ha affermato che si trattava di nazifascismo. Si è ben guardato dal chiamare per nome i due candidati alla cancelleria con questi epiteti, ma le sue affermazioni rimangono molto equivoche. Si è detto dispiaciuto che la Turchia e lui stesso siano diventati temi della campagna elettorale, pur sottolineando che il suo paese aspira sempre a integrarsi all’interno dell’Unione.
Questa presa di posizione non ha di certo sistemato la situazione. La cancelliera il 15 settembre ha sottolineato che era sua intenzione limitare la cooperazione economica tra i due paesi. Come puntualizza la Frankfurter Allgemeine Zeitung,
il suo obiettivo è far liberare i 54 cittadini tedeschi ingiustamente incarcerati in Turchia. Angela Merkel avvisa Ankara che potrebbe addirittura rompere le relazioni diplomatiche se la questione non venisse affrontata.

Le relazioni germano-turche sono arrivate a un punto di non-ritorno? Certo, Erdoğan vuole soprattutto rafforzare la sua base tra i turchi, sia residenti in Germania sia in Turchia, e questa è la motivazione principale per cui pronuncia le sue affermazioni provocatorie. Certo, Martin Schulz ha scoperchiato il vaso di Pandora perché è in calo nei sondaggi e gli elettori tedeschi si sentono disorientati, considerando che Cdu e Spd lavorano fianco a fianco nel governo di coalizione. Queste sfide scompariranno quando verrà annunciata la vittoria, probabilmente eclatante, di Angela Merkel alle elezioni legislative. Ma non si può far svanire con un colpo di bacchetta magica il male che è stato fatto. Le ferite non si curano rapidamente in politica e la crisi tra Germania e Turchia rischia di durare ancora per anni.

Paradossalmente, un’altra crisi può costringere i due paesi a cambiare atteggiamento: quella dei migranti. La “rotta dei Balcani” passa e passerà inesorabilmente dalla Turchia. Se i flussi migratori si rafforzeranno, Berlino dovrà fare concessioni affinché il governo turco tenti di gestirli e rimandi i migranti a casa. E tanto peggio per i prigionieri politici...

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