Attualità Euro digitale

Perché le banche fanno lobbying per bloccare l’euro digitale 

L’euro digitale potrebbe rivoluzionare la moneta, i metodi di pagamento e il settore del credito, offrendo a tutti i cittadini e cittadine europei un metodo di pagamento gratuito e universale. Il lobbying del settore bancario cerca di bloccare, o almeno limitare fortemente, le potenzialità del progetto. Il prossimo voto è previsto per il 22 aprile al Parlamento Ue.

Pubblicato il 18 Aprile 2024 alle 12:53

Immaginate un futuro in cui 350 milioni di europei possono beneficiare di un metodo di pagamento gratuito, non vincolato a carte di credito o banche. Tutto quello che serve per usufruire di questa nuova valuta, l’euro digitale, è il tuo telefono. Con un’unica applicazione si potrà pagare l’affitto, ricevere lo stipendio e fare la spesa. 

Fornendo un’alternativa sicura ai trasferimenti bancari, l’euro digitale scardina il sistema di pagamento e di risparmio attualmente dominato dalle banche. Secondo coloro che sostengono lo sviluppo della valuta digitale, questa ridurrebbe drasticamente la dipendenza delle società dal settore bancario, aiuterebbe la stabilizzazione dell’economia europea e limiterebbe fortemente le crisi sistemiche delle banche.

“La società ha bisogno una moneta digitale pubblica,” ha affermato Vicky van Eyck, direttrice dell’organizzazione civile Positive Money Europe, che ha sostenuto una riforma del sistema monetario, davanti ai legislatori dell’Ue durante un’audizione a novembre 2023. 

I legislatori europei stanno lavorando da un anno a una legge sulla versione digitale della moneta pubblica e sul suo utilizzo. Il 22 aprile 2024, il Parlamento Ue sarà chiamato ad esprimersi. Se i legislatori e gli stati membri daranno il via libera, il lancio della versione digitale della valuta nell’Eurozona è previsto già per il 2026. 

Una rivoluzione monetaria?

Dunque l’euro digitale scatenerà una rivoluzione monetaria che modernizzerà la moneta, i metodi di pagamento e il settore del credito? Aziende che offrono servizi di pagamento come Stripe, PayPal o Wise sperano che accada. 

“Ad oggi non possono esistere condizioni di parità, perché gli enti di pagamento e di moneta elettronica non godono dello stesso accesso ai sistemi di pagamento di cui giovano le banche,” dice Stripe in un documento presentato alla Commissione. 

Nell’attuale sistema monetario, le banche sono le uniche in grado di regolare i pagamenti attraverso “le riserve della banca centrale”, la versione digitale della valuta accessibile alle banche esclusivamente tramite licenza. Per esempio? Se devo rimborsare ad un amico la cena tramite la mia app del conto  BNP Paribas verso la sua su ING, BNP trasferirà la cifra prelevata dalle riserve della banca centrale verso ING. Questo atto è di competenza esclusiva delle banche. 


"Non pretendo che i banchieri della Bce inizino una rivoluzione, ma non è nemmeno loro compito dare priorità all'interesse del settore bancario rispetto all'interesse pubblico", Paul Tang


Secondo Stripe, permettere ai cittadini europei e alle aziende non bancarie l’accesso diretto alla moneta digitale proveniente dalla banca centrale permetterà all’Ue di allargare questo mercato, oggi chiuso, a nuovi attori, e stimolare così la competizione e l’innovazione nel settore dei servizi finanziari. 

Questa visione non è affatto apprezzata dal settore bancario. Negli ultimi anni, le banche hanno condotto una silenziosa ed efficace campagna di lobbying contro l’euro digitale. Secondo quanto riportano i documenti ottenuti da Follow the Money, la Commissione europea, nei due anni precedenti la pubblicazione del disegno di legge, avvenuta a metà del 2023, ha tenuto 48 incontri a cui hanno partecipato le principali personalità del settore finanziario. 

“Se l’ euro digitale può essere usato per pagare le tasse o per fare altre azioni di questo tipo, e se l’accettazione generale è obbligatoria, significa che una porzione significativa dei clienti delle banche, grazie all’euro digitale, potrebbe occuparsi autonomamente delle proprie finanze; perciò, non avrebbe più bisogno di una banca commerciale,” hanno avvertito i lobbisti di una banca cooperativa tedesca in uno dei documenti consultati. 

Le banche preferirebbero la creazione di una moneta unica digitale che operi tramite il sistema esistente, costringendo così i cittadini a mantenere i loro conti presso una banca europea. Inoltre, le banche hanno proposto alcuni limiti alla quantità di denaro che gli individui possono mantenere in valuta digitale. 

Si tratta di un tentativo di preservare il loro potere, in quanto “passaggio obbligatorio”  per i pagamenti e dell’intera infrastruttura dei risparmi. 

Le banche hanno i posti più importanti al tavolo delle decisioni

In risposta a una richiesta di accesso alle informazioni (FOIA) lanciata da Follow the Money, la Bce ha reso note 24 lettere ed e-mail che mostrano che le banche e le associazioni di settore hanno fatto pressione all’istituzione. In una lettera inviata da tre lobby bancarie, le banche si presentano come “partner fidati della Bce da oltre vent’anni”. 

E le loro richieste sono state esaudite. “Prendo atto dei vostri suggerimenti per intensificare ulteriormente gli scambi con il settore bancario a proposito di progettazione e distribuzione dell’euro digitale,” ha scritto Fabio Panetta, ex membro del Comitato esecutivo della Bce, al gruppo bancario tedesco Bundesverband Deutscher Banken nel luglio 2022.  

La Bce non ha risposto in maniera esplicita su quanti incontri abbia tenuto con i lobbisti bancari nell’ultimo anno per discutere l’euro digitale.

Ciononostante questa campagna di lobbying del settore bancario ha messo in allarme i rappresentanti dei consumatori. 

“Un euro digitale più allettante per i consumatori rispetto all’offerta presente oggi non rientra negli interessi del mondo bancario,” ha dichiarato a Follow the Money Anna Martin di BEUC, un’organizzazione che raggruppa 45 associazioni dei consumatori in tutta Europa. Nella visione dell’organizzazione, l’euro digitale sarebbe gratuito, proteggerebbe la privacy dei suoi utenti e permetterebbe loro di usufruirne ovunque si trovino nell’Ue. 

La Commissione e la Bce sono disposte ad ascoltare le voci di chi non appartiene al mondo della finanza, ha dichiarato Martin ma, viste le risorse limitate, solo un numero ristretto di ong ha potuto lavorare sul  tema. Ciò significa che i legislatori hanno discusso di euro digitale quasi esclusivamente con i lobbisti del settore e, per questo, rischiano di confondere il ruolo delle banche con “l’opinione della stragrande maggioranza della società”, ha sottolineato Martin. 

I lobbying delle banche, perché? 

La valuta digitale potrebbe essenzialmente modificare il modo in cui funzionano le banche: questo, almeno, è quello che i tre gruppi bancari più grandi d’Europa hanno descritto in una lettera indirizzata alla Bce. Se l’euro digitale si convertisse in un mezzo di pagamento gratuito, vorrebbe dire che compete direttamente con i depositi bancari. 

Per esempio, oggi, gli esercenti pagano una piccola tassa su ogni transazione: le banche sono preoccupate che possano perdere questo ricavo. 

I lobbisti temono che una struttura di pagamento indipendente creata ad hoc per l’euro digitale possa complicare ulteriormente la possibilità per le banche di guadagnare denaro. Per poter salvaguardare il modello imprenditoriale tradizionale, gli istituti di credito hanno esortato la Bce a lasciar da parte tutto quello che riguarda la “relazione” con i clienti. In altre parole la Bce dovrebbe emettere l’euro digitale come “materia prima” e lasciare che sia il settore bancario a sviluppare l’infrastruttura che consenta effettivamente di utilizzare la valuta per i pagamenti, ha scritto la Federazione bancaria europea in un’e-mail diretta a Fabio Panetta, ex membro del Consiglio direttivo della Bce e oggi Governatore della Banca d'Italia. 


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Anche se la Bce si astenesse dal gestire direttamente i pagamenti dei clienti effettuati con euro digitali, le banche dovrebbero comunque confrontarsi con nuovi concorrenti esterni al settore bancario. 

Realizzatori di app Fintech, società di criptovalute e fornitori di servizi di pagamento, come Stripe e PayPal, non vedono l’ora di guadagnare quote di mercato dalle banche, sviluppando le proprie applicazioni di pagamento sull’euro digitale. 

Il risparmio, “una fonte di finanziamento preziosa e stabile” per le banche 

Finché non ci sono alternative che permettano a clienti e imprese di mettere i propri risparmi in un conto in forma digitale sicura, siamo tutti costretti a metterli, almeno in parte, nelle  banche commerciali, a prescindere dai tassi di interesse che offrono. Non dovendo competere con attori non-bancari, le banche possono pagare tassi di interesse sui depositi molto ridotti rispetto a quelli che pagano per il denaro preso in prestito altrove, cosa che favorisce ampiamente la loro redditività. 

L’industria del credito teme che l’euro digitale possa prosciugare i loro depositi, i quali costituiscono “una fonte di finanziamento preziosa e stabile”. È ciò che si legge in una lettera mandata da una rete di responsabili finanziari delle 27 maggiori banche europee. 

Nella lettera, inviata ai principali dirigenti della Bce e della Commissione, la rete europea dei direttori finanziari chiede l’introduzione di un tetto massimo di euro che una persona può mantenere nel proprio conto digitale. Per assicurarsi che l’euro digitale non si converta in una “risorsa di valore” – quindi in un luogo in cui conservare il proprio denaro per un arco di tempo prolungato – chiedono insistentemente alla Commissione e alla Bce di limitare l’importo a una cifra che ammonti preferibilmente tra 500 e i 1000 euro. Oltre a questo limite, le banche preferirebbero che i conti in euro digitale, a differenza dei depositi bancari, non producano interessi. 

I vertici delle banche elencano una serie di ragioni a difesa della loro tesi. Anzitutto, sostengono che qualora le loro richieste non venissero soddisfatte, ci potrebbero essere "enormi conseguenze indesiderate, che influirebbero sulla stabilità finanziaria". Avvertono, inoltre, che l'aumento dei costi di finanziamento si ripercuoterebbe sul sistema di prestiti e mutui, con il rischio di ridurre l'erogazione di credito alla società nel suo insieme.

Infine, aggiungono che ciò danneggerebbe in larga misura i "clienti vulnerabili".

Secondo i banchieri, l’euro digitale arriverebbe a "mettere a repentaglio la transizione verde", rendendo meno allettante per le banche investire in progetti di sostenibilità e, aggiungono, "ostacolerà gravemente l'innovazione e ridurrà la concorrenza nel settore europeo dei pagamenti".

Come si è schierata la Commissione 

Finora pare che le banche stiano vincendo la battaglia. Nella sua proposta, la Commissione prefigura l'euro come mezzo di pagamento piuttosto che come riserva di valore. L’istituzione esclude che l’ammontare del limite di detenzione possa costituire un problema, e delega la definizione di quest’ultimo alla Bce.

Secondo Dirk Niepelt, professore di economia all'Università di Berna, non è possibile sostenere l'argomentazione per cui l'erogazione di credito a una società andrà in sofferenza a causa dell'euro digitale. "Una logica semplicistica di bilancio sembra suggerire che il credito diminuisca, eppure la ricerca ha dimostrato che potrebbe essere vero anche il contrario. La verità è che non lo sappiamo", ha affermato.

Christian Hofmann, professore dell'Università di Singapore, mette in dubbio la necessità di stabilire un tetto massimo di denaro che le persone possono detenere nei loro portafogli digitali per garantire la stabilità finanziaria. Al contrario, è convinto che "un approccio che garantisca a tutti un accesso illimitato agli euro digitali" stimolerebbe la concorrenza e, nel lungo termine, migliorerebbe la stabilità finanziaria. Ammettendo l’ipotesi che le banche offrono meno credito, è anche possibile che questo si controbilanci con un’offerta maggiore delle istituzioni finanziarie non bancarie. 

“Le banche dovrebbero concorrere contro questo nuovo settore finanziario” ha detto. “L’esito della sfida porterebbe una ridotta concentrazione del rischio in poche banche sistemiche.”

La Bce si allinea con le banche

Niepelt, insieme a un collega presso l’Università di Berna, Cyril Monnet, incaricato dal Parlamento di condurre uno studio separato, accusano la Bce di avere "un obiettivo implicito: proteggere le banche e il loro modello imprenditoriale". Questo, sostengono in un articolo, equivale a "sacrificare l'euro digitale sull'altare dell'attività bancaria come la conosciamo".

La tesi suggerita da Niepelt e Monnet di un obiettivo implicito perseguito dalla Bce si è recentemente convertito in obiettivo esplicito. 

Nel febbraio 2024, Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Bce, e altri due, hanno fatto riferimento alla protezione delle banche come la principale ragione alla base delle restrizioni attorno all'euro digitale. Si tratta di limiti che "preserverebbero la funzione economica delle banche commerciali", hanno scritto. "I commercianti riceverebbero ed elaborerebbero gli euro digitali, ma non potrebbero detenerli. In questo modo si protegge la base di depositi aziendali del sistema bancario".

In una nota a piè di pagina dell'articolo, gli autori riconoscono che questa versione annacquata dell'euro digitale non porterebbe i benefici promessi — maggiore stabilità finanziaria e un rischio ridotto per gli stati di salvare le banche, ad esempio — che gli "economisti più radicali" pensano per l'introduzione dell'euro digitale. Nella loro visione questo sarebbe la versione “made in Bce” di una CBDC, ovvero la valuta digitale emessa da una  Banca Centrale. "Le banche centrali e i legislatori (almeno nell'Ue) non sono andati in questa direzione,  ma hanno invece difeso il ruolo degli istituti di credito e hanno progettato le CBDC di conseguenza", hanno scritto, ma senza approfondire.

Pronti alla battaglia in Parlamento

Con i negoziati in corso, il futuro dell'euro digitale è ancora tutto da decidere.

I documenti ottenuti da Follow the Money tramite una Foia suggeriscono che le questioni chiave sono ancora in discussione al Consiglio. Alcuni Stati membri, ad esempio, hanno mostrato preoccupazione per l'ampio potere discrezionale che la proposta della Commissione conferisce alla Bce. In un documento di lavoro si dice che gli stati membri “hanno espresso opinioni divergenti sulla questione”.

"L'euro digitale è un dossier complicato e siamo ancora in una fase iniziale del processo all'interno del Consiglio", ha dichiarato a Follow the Money un diplomatico belga, il cui paese detiene la Presidenza di turno del Consiglio dell'Ue fino a giugno 2024.

Con i tanti disaccordi su questioni cruciali, un accordo tra le istituzioni dell'Ue sulla legge sull'euro digitale prima delle elezioni europee di giugno sembra impossibile. Stessa cosa per quanto riguarda la presidenza ungherese del Consiglio, che subentrerà al Belgio a luglio, facendo slittare ogni decisione finale sulla questione al 2025.

In Parlamento, le opinioni sono divise. Il legislatore tedesco Stefan Berger, del Partito Popolare europeo (centro-destra) e principale legislatore del dossier, ha proposto 119 emendamenti al disegno di legge, ma ha lasciato intatti gli elementi chiave, come la limitazione della funzione di riserva di valore e la non remunerazione della moneta digitale.

Ciò si scontra con il gruppo di centro-sinistra Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D). Paul Tang, che guida i lavori del gruppo in seno alla Commissione per gli affari economici e monetari, ha dichiarato a Follow the Money che il suo gruppo si oppone alla limitazione della "funzione di riserva di valore" proposta dalla Commissione. "Temiamo che se non si può risparmiare denaro usando gli euro digitali, i cittadini non li useranno nemmeno per i pagamenti. Queste due funzioni del denaro vanno di pari passo", ha dichiarato.

Come precauzione, per proteggere il processo democratico, S&D ha proposto un emendamento alla bozza di legge che introduce un ultimo “go, no-go-moment” che richiederebbe che il Parlamento europeo dia la sua approvazione all'implementazione dell'euro digitale dopo che la Bce avrà presentato la sua versione finale.

"Non pretendo che i banchieri della Bce inizino una rivoluzione, ma non è nemmeno loro compito dare priorità all'interesse del settore bancario rispetto all'interesse pubblico", ha dichiarato Tang. "L'introduzione di una nuova forma di denaro non dovrebbe essere una decisione che i banchieri centrali possono prendere da soli".

👉 Articolo originale su Follow the Money

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