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Contro la retorica dell’estrema destra, puntiamo all’Europa sociale 

L’estrema destra in tutta Europa ha approfittato dell'insicurezza economica generata dalla globalizzazione e dal libero scambio per imporre la sua narrazione. I progressi per i lavoratori e le lavoratrici europei, iscritti in alcune Direttive Ue, sono un possibile punto di svolta? L’analisi della sociologa francese Dominique Méda.

Pubblicato il 23 Maggio 2024 alle 11:49
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Perché l'estrema destra prende sempre più spazio o arriva il potere un po’ ovunque in Europa? Un articolo dell'economista turco Dani Rodrik fornisce una sintesi della letteratura socio-economica sul tema. Secondo Rodrik, la globalizzazione, il libero scambio, la  liberalizzazione dei capitali e i processi di automazione, sono responsabili della crescita politica dell’estrema destra, perché hanno condotto o contribuito ad aumentare l’insicurezza economica di alcune frange della popolazione.

La deindustrializzazione, la delocalizzazione e la distorsione ulteriore della divisione capitale-lavoro sono fenomeni che sono avvenuti a svantaggio soprattutto di alcune popolazioni. La logica vorrebbe che in una situazione di questo tipo sia proprio la sinistra a giocare un ruolo “vincente”. Invece, al contrario, è l’estrema destra che ha tratto vantaggio da questa situazione, mobilitando il divario etnico e culturale tra le popolazioni e costruendo una narrazione in cui gli stranieri o le minoranze sono i “colpevoli”. 

Inoltre, la crisi migratoria europea del 2015 ha dato a questo discorso un “corpo”, penetrando nella sfera pubblica di diversi paesi  europei. 

La conclusione di Rodrik è che la grande sfida che la politica deve affrontare oggi è quella di rompere con una globalizzazione concepita per le esigenze del capitale per ottenere un riequilibrio a favore del lavoro. 

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In Francia, così come in altri paesi Ue, non è questa la strada che è stata scelta: il “dibattito” sull’immigrazione satura la scena pubblica, per la gioia dei leader dell'estrema destra, mentre diverse misure tendono a paggiorare il welfare.

In questo contesto, la svolta sociale sembra venire dalla Commissione e dal Parlamento Ue, con gli stati membri che frenano questa ondata. Alcune Direttive europee, invece, rappresentano un reale progresso per i lavoratori e le lavoratrici in Europa. 

L'11 marzo 2024, i Ministri del lavoro dell'Ue hanno finalmente approvato un accordo sulla Direttiva sul lavoro nelle cosidette delle piattaforme digitali che elenca i criteri per distinguere i “veri” lavoratori autonomi da quelli che, invece, dovrebbero essere riconosciuti come dipendenti (circa 5,5 milioni di persone secondo la Commissione). Il testo dovrebbe consentire di porre fine al dumping sociale praticato dalle numerose piattaforme che eludono gli obblighi del diritto del lavoro e fanno perdere al Welfare centinaia di milioni di euro di contributi. La Francia ha votato contro e la Germania si è astenuta.  

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