"Nessuna legge ci obbliga a installare i pannelli", sostiene il governatore del Brabante fiammingo.

Guerra d'affissioni tra fiamminghi e valloni

Il 7 giugno oltre ai propri eurodeputati i belgi eleggeranno anche i membri dei parlamenti regionali. Una doppia campagna segnata dalle tensioni tra le comunità, perfino sui muri.

Pubblicato il 25 Maggio 2009
"Nessuna legge ci obbliga a installare i pannelli", sostiene il governatore del Brabante fiammingo.

A meno di un mese dalle elezioni regionali ed europee in Belgio, una nuova polemica mette in crisi le relazioni tra fiamminghi e francofoni. Di recente diversi comuni della periferia fiamminga di Bruxelles si sono opposti all'affissione di qualunque manifesto elettorale in francese sul loro territorio, provocando la collera dei francofoni. A Hal un'ordinanza della polizia - di cui Le Soir pubblica alcuni passaggi - dispone che solo i partiti fiamminghi possano attaccare i manifesti sui pannelli del comune. A loro volta, le autorità di Affligem hanno annunciato che avrebbero ricoperto di fogli bianchi i manifesti elettorali in francese. La Libre Belgique precisa che "sette comuni di Bhv (Bruxelles-Hal-Vilvorde, l'unica circoscrizione elettorale e giudiziaria bilingue del Belgio) non monteranno alcun pannello per evitare i messaggi in francese".

Anche se Bruxelles è al 90 per cento francofona, la sua periferia si trova nelle Fiandre dove il fiammingo è l'unica lingua ufficiale. In questa periferia residenziale vivono circa 100mila francofoni. La loro presenza, accompagnata da diritti linguistici particolari, irrita i partiti di lingua fiamminga, che reclamano la scissione di Bhv. Quindici comuni hanno deciso di boicottare le elezioni europee del 7 giugno in segno di protesta contro la mancata scissione.

"Le manovre fiamminghe di ostruzione alla periferia di Bruxelles, che mirano a impedire l'affissione delle liste francofone, non sono semplici atti di prepotenza", commenta Le Soir, che parla dell'indignazione crescente dei partiti francofoni. "Il presidente della Federazione di Bruxelles del Partito socialista, Philippe Moureaux ha duramente condannato queste azioni grottesche e del tutto illegali". Per Moureaux si tratta di un "processo di epurazione politica e linguistica". La Libre Belgique parla apertamente di un'"apartheid pre-elettorale" e di un "rifiuto della democrazia". "La tensione cresce" sottolinea Le Soir, riportando che "i legali dei partiti francofoni stanno valutando i possibili ricorsi" nei confronti dei comuni di Hal e Affligem.

La stampa fiamminga rimane piuttosto discreta sull'argomento e De Standaard e De Morgen, i due grandi quotidiani della regione, si limitano a riferire i fatti. De Morgen ha intervistato Lodewijk de Witte, il governatore del Brabante fiammingo, che spiega perché non ha obbligato le sette città della sua provincia a installare i pannelli elettorali nonostante una circolare del ministro degli Interni che gli chiede di "adottare le misure necessarie per fare in modo che le elezioni locali ed europee del 7 giugno si svolgano in conformità con la legge". "Sono responsabile del corretto svolgimento delle elezioni, ma nessuna legge ci obbliga a montare dei pannelli". Il governatore precisa inoltre che "una circolare è una raccomandazione e non uno strumento vincolante". D'ora in poi la battaglia si svolgerà nelle aule giudiziarie.

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