Idee Riforma dell’Ue

Il Senato delle regioni d’Europa, ovvero come restituire potere ai cittadini

Per rilanciare un’Unione bloccata, sostituiamo le istituzioni che rappresentano gli stati membri con un’assemblea più radicata sul territorio e complementare al Parlamento europeo, scrive l'autore della "Primavera degli europei".

Pubblicato il 10 Dicembre 2016 alle 12:42

C’è una ragione tecnica che spiega l’irresponsabilità della macchina Ue, per la quale qualsiasi crisi risulta ingestibile. Ogni creazione dell’uomo è migliorabile, a condizione di vedere dove sia il problema e di volerlo risolvere.

Cos’è che non funziona nella macchina Ue?

La Corte europea dei diritti dell’uomo, la Corte di giustizia dell’Ue, la Banca centrale europea (Bce), la Banca europea degli investimenti (Bei) e il Parlamento europeo possono funzionare se il Consiglio europeo, il Consiglio dell’Unione europea, l’Eurogruppo e la Commissione europea, i reali decisori dell’Ue, non funzionano? Questi quattro organi decisionali formattano la gabbia di ferro del popolo europeo.
Con una macchina che invece sia in grado di fare insieme del bene per tutti cambia ogni cosa su questo continente, sia funzionalmente sia politicamente.

Il Senato delle Regioni: una soluzione semplice a numerosi difetti

Se il Senato delle regioni europeo sostituisce i tre primi organi difettosi e co-decide col Parlamento, e se dopo le elezioni europee si forma il governo dell’Unione, quest’ultima diventa gestibile. Un legislatore che possiede l’iniziativa delle leggi gira rapidamente il rubinetto della Bce nel senso giusto.

L’enorme quantità di trattati internazionali ha contribuito a strutturare una confederazione masochista, all’interno della quale si aiutano esclusivamente le multinazionali che hanno l’80% delle loro masse salariali in Malesia, in Cina, alle Isole Vergini e a Singapore.

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I nostri stati hanno reso l’Ue un club privato di incoscienti. Creare al suo posto uno stato responsabile è una necessità urgente, e soltanto un regime parlamentare, invece che uno presidenziale, può rappresentarci con realismo. La separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario deve esistere in Europa. A quel punto, la Carta dei diritti fondamentali potrà applicarsi dappertutto.

Le teorie economiche della moneta neutra, la legge dell’offerta, l’autoregolazione dei mercati globalizzati, la concorrenza salariale e quella fiscale e le divergenze nello sviluppo ci distruggono. La Bce sta attaccando flebo a un ferito grave che perde sangue.
In uno stato di diritto, riunire le competenze di bilancio, fiscali e monetarie è una necessità funzionale e politica. Non si regola nulla con uno strumento di potere pensato per non regolare nulla.

I partiti di destra locale adorano la concorrenza. I partiti di sinistra non sono stati capaci di unirsi in maniera solidale in partiti dei cittadini europei, e affondano dunque nel liberalismo economico. I discorsi xenofobi si approfittano degli insuccessi dell’Ue, ma non reggono il dibattito sulla sua riforma.

La fiducia della società civile cittadina nei suoi poteri dipende dal rispetto di un vero contratto sociale esplicito, redatto fra cittadino e poteri europei.

Nel 2016, Yanis Varoufakis ha creato DiEM25, Democracy in Europe Movement, per unire tutti i cittadini europei che vogliono costruire qualcosa di diverso a Bruxelles. Se lo Stato federale avesse al suo interno il Senato delle Regioni, chi servirebbe per primo? I lobbisti o le collettività locali e le loro esangui Pmi?

Come è possibile far funzionare Parlamento e Senato europei?

Per gli europei e la Nato si prevede un periodo di forti incertezze, causato dalla navigazione a vista di Donald Trump alla guida degli Usa, e dirigere in modo intelligente l’Ue nel mondo diventa impossibile. Un grande stato, se trova un equilibrio nelle relazioni con gli stati terzi, non ha alcun problema di finanza pubblica, e bandire gli speculatori che vogliono approfittarsi delle sue debolezze passeggere è la sanzione che ha il potere di infliggere.

Il federalismo tedesco funziona bene: le elezioni legislative traducono ciò che pensano gli elettori tedeschi e portano alla formazione di un governo federale, pur impedendo le manovre partigiane per ribaltarlo. In Francia, le istituzioni della Quinta Repubblica istituiscono un regime presidenziale potenzialmente pericoloso, ma la navetta delle leggi fra Senato e Assemblea nazionale funziona bene.

La quadratura del cerchio: combinare gli imperativi di elezioni proporzionali, di solidità del regime parlamentare e di efficacia di governo è possibile a partire dalle soluzioni europee.

Perché rappresentare le regioni e non gli stati nel Senato europeo?

Le leggi decise ai “piani alti” devono accordarsi con ciò che è realmente possibile realizzare in “basso”, ovvero a livello regionale.

Un Senato degli stati sarebbe ancora composto da élite concorrenti esperte nell’evitare il controllo dei cittadini, mentre i dirigenti delle regioni sono più inclini a rendere conto delle loro azioni, sia di fronte ai cittadini sia davanti ai loro consigli locali.

In una federazione di Stati-nazione che non sia uno Stato-nazione federale fondato su una Costituzione, i rischi di blocco restano certi e la sua amministrazione rimane fragile.

L’Europa federale saprà evitare uno scenario alla “1984”?

I signori Trump, Putin, Erdogan e la Cina comunista ci obbligano a riformare l’Ue. Fare un New Deal europeo, dotandosi di un esercito, di una grande rete multimodale di trasporti viari e della tecnologia di transizione verde del modello di produzione/consumo, non è un obiettivo internazionale conflittuale. Il budget federale europeo potrebbe essere domani di 2.137 miliardi di euro, anche senza una nuova tassa, rispetto al bilancio attuale dell’Unione, che si attesta a 137 miliardi di euro.

Come scrivo in Le Printemps des Européens – "La Primavera degli Europei" – uno stato federale europeo conforme ai nostri valori e interessi, trasparente, legittimo ed efficace non avrà alcun problema a far sentire la sua voce agli altri grandi Stati-nazione del mondo.

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