Imbavagliati ma non asserviti

Il 1° gennaio Budapest ha assunto la presidenza dell'Ue e adottato la nuova legge sui media. La stampa indipendente e il resto d'Europa temono che sia l'inizio di una escalation autoritaria. 

Pubblicato il 3 Gennaio 2011

Sulla prima pagina di oggi la redazione di Népszabasdság esprime il suo punto di vista: "Con l'entrata in vigore della nuova legge sui media [1° gennaio], in Ungheria è scomparsa la libertà di stampa. Lo diciamo anche nelle altre 22 lingue ufficiali dell'Unione, in modo che tutti capiscano. È un'affermazione estremamente grave, la più grave sottoscritta negli ultimi vent'anni dal nostro quotidiano, che non ha mai fatto ricorso a un tale strumento di protesta. La nostra iniziativa richiede delle spiegazioni.

Siamo convinti che questa legge, nonostante tutte le rassicurazioni, sia strumentale ai disegni autoritari del governo, creando le condizioni per controllare e punire chiunque non condivida la sua opinione. Oggi tutti affermano che le ammende saranno inflitte in modo equilibrato. Uno dei delegati alla cultura di Fidesz [il partito del premier Viktor Orban] ha suggerito che nessun giornale sarà sanzionato per le sue opinioni politiche. Ma se è solo un malinteso – e alla luce delle reazioni internazionali – perché allora non cancellare questo paragrafo?

Di fatto i cinque membri del Consiglio dei media, scelti esclusivamente tra le fila di Fidesz, potranno infliggere una multa a una redazione per qualunque motivo: perché un articolo non è ritenuto obiettivo o perché non piace quello che diciamo di qualcuno del loro partito, anche se è la verità. In realtà il giornale può fare appello per chiedere la sospensione della pena e reclamare la sua innocenza. Ma su quali basi il tribunale deciderà questa sospensione? Per ora lo ignoriamo.

Ci sono troppi punti oscuri: il Consiglio dei media può applicare o meno queste misure, può sanzionare un giornale con una multa che può essergli fatale, oppure può non farlo. Si tratta di garanzie troppo limitate in un paese in cui fino a oggi chiunque poteva ottenere un risarcimento in caso di un danno provocato dalla stampa.

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Per garantire la libertà di stampa non c'era bisogno di un'istanza speciale né di un difensore civico dei media, che dovrà rendere conto solo al presidente del Consiglio dei media e potrà avviare liberamente delle procedure contro questa o quella redazione. Potrà esigere un documento, e in caso di rifiuto comminare una multa da 50 milioni di forint. Adesso il Consiglio ha libertà assoluta di avviare una procedura o infliggere una multa. Per quale ragione la legge sui media fornisce tutta questa discrezionalità, se non per approfittarne? E se può approfittarne, perché non farlo? Questa legge rappresenta una vera e propria spada di Damocle sulla testa dei giornalisti.

Chi vuole mostrare la realtà deve farsi rispettare. Il governo vuole presentarci un mondo perfettamente definito dai media asserviti. Un mondo dove regnano ordine e sicurezza, dove si difendono le pensioni, dove Pál Schmitt [il presidente della Repubblica] è una personalità dotata di grande autonomia, e dove questa legge sui media è 'perfettamente conforme ai regolamenti europei'.

Al contrario, noi vogliamo continuare a mostrare il mondo nel quale viviamo. E cerchiamo di farlo in tutti i modi, anche a costo di fornire in prima pagina una sola informazione: in Ungheria la libertà di stampa è scomparsa. Ma non possono annientarla". (traduzione di Andrea De Ritis)

Contrappunto

Un complotto socialista

"A Washington, Parigi, Londra e Berlino alcuni giornalisti si preoccupano di un paese dell'Europa dell'est che calpesta la libertà di stampa", osserva l'editorialista István Pataky su Magyar Nemzet, quotidiano vicino al partito del premier Viktor Orbán. Ma per Pataky "la maggior parte degli attacchi lanciati contro l'Ungheria nel momento in cui ha preso la presidenza dell'Ue provengono dalla sinistra europea", e sono sostenuti dai socialisti ungheresi, al potere dal 2002 al 2009.

"Non siamo stupidi", afferma Pataky. "Se non ci fosse stata questa legge sui media, un'altra misura sarebbe servita da pretesto per mettere in moto la macchina del fango. Non so quante colazioni di lavoro sono state organizzate nelle nostre ambasciate per spiegare alla stampa questa legge sui media, paragonandola alle leggi europee. Ma gli addetti stampa possono essere sicuri che la strategia ungherese per il Danubio e il progetto di integrazione dei rom saranno meno popolari della legge sui media. Tuttavia questo non impedirà alla presidenza ungherese di essere efficace. E il successo non avrà bisogno di spiegazioni".

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