Come nel caso della Grecia, paese che sotto diversi aspetti assomiglia a Cipro, il salvataggio di questo piccolo stato europeo non dovrebbe fare notizia, se non fosse per la resistenza opposta dalla Germania e da altri paesi della zona euro. In questi paesi numerosi parlamentari chiedono che l'isola venga abbandonata a sé stessa e che venga cancellata dalla carta della moneta unica. Si tratta degli stessi parlamentari che mettono in discussione l'aiuto europeo alle banche spagnole e che si indignano di fronte alle tiepide reazioni ufficiali nei casi di corruzione che coinvolgono i partiti politici e le istituzione pubbliche in Spagna.
Per quanto riguarda la crisi cipriota, i risparmiatori dell'Europa del nord non vogliono che il loro denaro serva a garantire i depositi dei ricchi russi che approfittano dei vantaggi finanziari dell'isola e del suo clima mite. I critici di questo mini-salvataggio ricordano anche, questa volta a ragione, che Cipro non sarebbe mai dovuta entrare nell'Unione finché il problema della sua divisione non fosse stato risolto.
In ogni modo un aiuto europeo per l'isola è ormai inevitabile. Lo stato cipriota e le banche del paese sono indebitate fino al collo e pieni di titoli di stato greci che avevano comprato in grande quantità. Il quadro non sarebbe completo senza una piccola nota surrealista: la nomina di un nuovo governatore della Banca centrale cipriota di nome Panicos.
La Banca centrale europea non ha bisogno di lanciarsi in esperimenti, per quanto modesti, che rischierebbero di mettere in pericolo la fragile fiducia nella zona euro. Per ora Mario Draghi ha convinto i governi europei a procedere a una ristrutturazione del debito cipriota sulla base del precedente greco, ma facendo attenzione a non danneggiare i privati che hanno dei depositi a Cipro per evitare una fuga di massa dei capitali. La Russia dovrebbe partecipare finanziariamente all'operazione - del resto non sarebbe strano che Mosca venga in aiuto della sua isola mediterranea preferita. In ogni caso dobbiamo sperarlo.
Da Nicosia
Eclissata la guerra civile
"Per la prima volta nella storia recente di questo paese, la campagna elettorale non è stata monopolizzata dal problema della divisione dell'isola, ma dal rischio di fallimento", scrive O Phileftheros all'indomani del primo turno delle elezioni presidenziali del 17 febbraio. Dal 1974 un quarto del paese è occupato dall'esercito turco e finora nessun presidente è riuscito a trovare una soluzione accettabile. Secondo Politis
Indipendentemente dal vincitore, il nuovo presidente cipriota sarà costretto, come la Grecia, a mettere il paese sotto la tutela finanziaria dell'Unione europea e dell'Fmi per ottenere un prestito di 17 miliardi di euro ed evitare il fallimento.