Attualità War occupation in Ukraine
Iryna Horobtsova. Crediti: archivio della famiglia Horobtsov Iryna Horobtsova

Che fine ha fatto Iryna Horobtsova, volontaria ucraina di Cherson e prigioniera dei russi da oltre due anni?

La città di Cherson è stata occupata dalla Russia da marzo a novembre 2022. Il 13 maggio 2022, le forze armate russe hanno prelevato la trentasettenne ucraina dalla sua casa e da allora è tenuta prigioniera del Cremlino. La pubblicazione di questo articolo è realizzata in collaborazione con The Reckoning Project, un team di giornalisti e avvocati impegnati nella documentazione dei crimini di guerra.

Pubblicato il 20 Marzo 2025
Iryna Horobtsova Iryna Horobtsova. Crediti: archivio della famiglia Horobtsov

“È successo proprio qui, in questo appartamento. Guarda, da qui si vedono Chornobaivka e la circonvallazione” racconta Tetiana Horobotsova, indicando fuori dalla finestra. “Hanno accusato mia figlia di contare i mezzi militari russi che passano sulla strada e di condividere questa informazione con il nostro esercito”.

Dall’inizio dell’occupazione di Cherson – l’esercito russo è entrato in città il 1° marzo 2022 e l’ha interamente occupata nel giro di due giorni, e questo fino a novembre dello stesso anno – la famiglia Horobtsov ha partecipato ad alcune manifestazioni contro la Russia. Tuttavia, Iryna e la madre si sono impegnate soprattutto nel fornire aiuto, spostandosi in auto per Cherson e per i paesi vicini. La circolazione dei trasporti pubblici è stata interrotta fin dall’inizio dell’occupazione, così le due donne hanno iniziato a consegnare farmaci agli ospedali e ai pazienti gravemente malati, oltre a trasportare i medici avanti e indietro.

“Portavamo i dottori da casa fino agli ospedali, e viceversa, come se fossimo un taxi” ricorda Tetiana.

Durante l’occupazione, Iryna ha continuato ad aggiornare i suoi profili sui social media, esprimendo il proprio sostegno all’evacuazione dei soldati del battaglione Azov da Mariupol. La stessa Iryna descriveva il suo appartamento come “la sede della resistenza”.

“Mamma, sono qui per me”

Il 13 maggio 2022 sarebbe dovuto essere un giorno di festa per la famiglia, Iryna compiva 37 anni e sul tavolo c’era una torta di compleanno. All’improvviso la madre notò che nel cortile erano parcheggiate diverse auto e un piccolo furgone da cui uscirono uomini armati con il volto coperto da passamontagna.

“In quel momento stavo rientrando a casa e chiesi ai soldati cosa stesse succedendo” ricorda Volodymyr, il padre di Iryna. “Mi risposero che si trattava di un semplice controllo dei documenti”.

Anche Iryna aveva visto le auto fuori dalla finestra e, rivolgendosi a sua madre, disse: "Mamma, sono qui per me.”

Diversi soldati russi fecero irruzione nella casa degli Horobtsov e la perquisirono, trovando una bandiera ucraina. Senza identificarsi né fare domande, gli uomini ordinarono a Iryna di prendere i suoi documenti, il cellulare e il portatile, poi la scortarono via.

Tetiana domandò a uno dei soldati russi dove avrebbe potuto trovare la figlia, la sua risposta fu “all’ufficio del comandante militare”. Questi uffici, istituiti dai russi nei territori ucraini occupati, vengono utilizzati per interagire con i civili e controllare i processi pubblici.

Nelle settimane seguenti, la coppia si recò in tutti gli uffici delle autorità russe che occupavano Cherson nel tentativo di scoprire dove si trovasse la figlia. Solo diverse settimane dopo il suo arresto illegale, la famiglia venne a sapere, per puro caso, che probabilmente Iryna era stata trasferita fuori dalla regione in un luogo non specificato. 

Da allora i suoi familiari non hanno mai smesso di cercarla: di giorno facevano visita alle autorità occupanti, mentre di notte erano impegnati a scrivere e inviare decine di email.

Volodymyr Horobtsov. Photo credit: Ivan Antypenko
Volodymyr Horobtsov. | Foto: Ivan Antypenko

“Ho scritto lettere a Vladimir Putin, al suo consigliere Nikolaj Patrushev e a ogni singolo ufficiale russo che mi veniva in mente” ricorda Volodymyr Horobtsov.

In quelle lettere, il padre di Iryna chiedeva chiarimenti sulla situazione della figlia, riportando con precisione tutti i dettagli utili alla sua identificazione. Con sua sorpresa, ricevette risposta dall’Fsb (i servizi segreti russi) della Crimea.

Nella lettera, invece di chiamare Iryna per nome, ci si riferiva a lei con l’espressione “lo specifico individuo” e, al posto di rivelarne la posizione, si leggeva “lo specifico individuo è impegnato in attività di opposizione all'operazione militare speciale. Questo individuo è trattenuto in conformità alle leggi vigenti. Una decisione in merito allo specifico individuo verrà presa dopo il completamento dell'operazione militare speciale”. “Operazione militare speciale” è il modo in cui in Russia, si deve chiarmare la guerra in Ucraina. 

Questa lettera rappresentò per i genitori di Iryna la conferma che la figlia si trovava nella penisola occupata della Crimea. Così, alla fine di luglio 2022 e senza un piano preciso, decisero di andare a cercarla.

“Non sapevamo dove andare né chi contattare”, racconta Volodymyr, “siamo andati a Sinferopol, all’ufficio dell’Fsb e infine al centro di detenzione preventiva, ma senza successo.”

Successivamente, grazie all’aiuto di alcuni avvocati volontari attivi in Crimea, i genitori ricevettero conferma che Iryna si trovava in uno dei centri di detenzione di Sinferopol. Inizialmente, Iryna fu rinchiusa in una cella di isolamento nel Centro di detenzione numero 1, una condizione che già di per sé rappresenta una forma di tortura psicologica.

Fu da quel carcere che la donna inviò la sua prima lettera, nella quale sosteneva di non aver subito torture fisiche.

Iryna Horobtsova's letter home. Photo | Viktoria Novikova
La lettera inviata da Iryna Horobtsova ai suoi famigliari. | Foto: Ivan Antypenko

Cinque mesi più tardi, a ottobre 2022, Iryna fu trasferita nel Centro di detenzione numero 2 dove trascorse i successivi 17 mesi. Durante tutto il periodo di detenzione, la donna fu trattenuta senza giusta causa, anche secondo la legge russa.

“In sostanza l’hanno tenuta all’oscuro di tutto” raccontano i genitori.

La famiglia non ricevette né alcuna documentazione formale riguardante le accuse mosse contro Iryna, né informazioni su come poterla contattare. Nel frattempo, a Iryna non fu concesso di scegliere liberamente un avvocato. I russi le assegnarono un avvocato d’ufficio che svolse il suo lavoro in modo assolutamente sbrigativo.

Jurij Belusov – capo del Dipartimento per la lotta ai crimini commessi durante i conflitti armati presso l'Ufficio del Procuratore generale – spiega che queste pratiche, messe in atto dai russi nei confronti degli ostaggi ucraini, sono ormai la prassi nella guerra russa in Ucraina:“I russi dicono ai detenuti: ‘Nessuno sa dove siete. Nessuno sa cosa vi succede qui. Possiamo fare di voi quello che vogliamo.’ Questo è il motivo per cui i detenuti sono tenuti nascosti, così che nessuno possa sapere o vedere dove sono. [I russi] credono che così facendo possano proteggersi da ogni forma di responsabilità.”

Alla fine di marzo 2024, Iryna fu nuovamente trasferita al Centro di detenzione numero 1. Solo a quel punto i russi avviarono un presunto procedimento penale nei suoi confronti, accusandola di spionaggio e rendendo retroattivamente legale, secondo la legislazione russa, la sua detenzione. Cominciarono così le udienze in tribunale e il giudice, nominato illegalmente dalle autorità russe occupanti, emise infine l’ordine di mettere Iryna ufficialmente sotto arresto.

Gli investigatori russi fabbricarono accuse false contro Iryna, affermando che la donna era stata reclutata per collaborare segretamente con l’intelligence ucraina sotto lo pseudonimo di “Alaska” nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 15 marzo 2022. 

A copy of the first page of the so-called Simferopol court’s detention order from March 28, 2024. Provided by Iryna’s parents
Una copia della prima pagina dell’ordine di detenzione del sedicente tribunale di Sinferopol risalente al 28 marzo 2024. Foto fornita dai genitori di Iryna.

I centri di detenzione russi

Il Centro di detenzione numero 1 a Sinferopol è sovraffollato di ucraini. Questa prigione, gestita dalle autorità russe che occupano la Crimea, è diventata dal 2014 tristemente nota in Ucraina poiché vi sono stati detenuti personaggi noti come il regista Oleg Sentsov, così come giornalisti e attivisti per i diritti umani.

Nel 2022, dopo l’organizzazione da parte degli ucraini residenti nei territori occupati di movimenti di resistenza che colsero i russi di sorpresa, il carcere fu allargato per poter ospitare altre 400 persone.

Attualmente Iryna condivide la cella con altre sei donne di età compresa tra i 17 e i 40 anni: sono tutte ucraine detenute illegalmente con l’accusa di spionaggio secondo l’articolo 276 del codice penale russo.


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Tuttavia, Iryna è una delle poche ad aver già ricevuto una sentenza, seppur fittizia, nel procedimento penale orchestrato contro di lei. Il 15 agosto 2024, nella città occupata di Sinferopol, il “sedicente Tribunale regionale di Cherson” l’ha condannata a 10 anni e mezzo di carcere. In quanto civile, Iryna non può ottenere lo status di prigioniera di guerra e resta perciò in ostaggio. Secondo il diritto umanitario internazionale, gli ostaggi civili non possono essere oggetto di scambi e devono essere rimpatriati senza condizioni.

Jurij Belusov evidenzia che, oltre alla miriade di crimini di guerra commessi dalla Russia contro i civili, episodi come questo rappresentano una grave e palese violazione del diritto a un processo equo:“La Corte europea dei diritti umani e il Comitato europeo per la prevenzione della tortura rimarcano costantemente la necessità di garantire tre diritti ai detenuti: il diritto alla difesa legale, alle cure mediche e alla comunicazione con il mondo esterno. Sono tre anni che Iryna vive in isolamento, è stata privata di un’adeguata difesa legale e possiamo solo immaginare le condizioni dell’assistenza medica [in carcere]. Solo queste violazioni sono sufficienti a far sorgere dubbi sulla legittimità di qualsiasi sentenza emessa nei suoi confronti.”

Per il momento, Iryna si trova ancora a Sinferopol ma i russi potrebbero trasferirla presto in un altro carcere, anche in una località remota della Russia.

Nell’estate del 2024, quando in tribunale fu pronunciata la “sentenza” di Iryna, il momento venne registrato e successivamente il video venne pubblicato dai russi a fini propagandistici.

L'Ufficio ucraino del Difensore dei diritti (che svolge un ruolo di mediazione tra Stato e cittadini) e il Comando di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra civili – entrambi impegnati nel richiedere la restituzione dei civili ucraini tenuti in ostaggio – sono praticamente impotenti di fronte alle posizioni della Russia.

“Sappiamo che ci sono molte donne detenute, così come migliaia di altri civili che sono stati presi in ostaggio. Stiamo lavorando per ottenere la loro restituzione, dando priorità alle donne, ma i russi si rifiutano di rilasciarli” afferma una fonte del Comando di coordinamento che preferisce rimanere anonima.

Una procedura precisa per il rimpatrio non è esplicitamente prevista dalla legge internazionale che, tuttavia, contempla il ritorno incondizionato degli ostaggi civili nel loro paese d’origine. Nel frattempo, i russi continuano a commettere crimini di guerra nei territori ucraini occupati, sequestrando i civili, incarcerandoli illegalmente e detenendoli in carcere in condizioni disumane.

Dal 24 febbraio 2022, le forze dell’ordine ucraine hanno avviato 4.136 procedimenti penali per reati di questo tipo e il numero più alto, oltre mille, è stato registrato nella regione di Cherson. Dietro ogni singolo caso si nascondono disperazione, paura e dolore, ma anche un’incrollabile determinazione a sopravvivere, ottenere giustizia e dimostrare la forza del popolo ucraino.

Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con The Reckoning Project, un team internazionale di giornalisti e avvocati impegnati nella documentazione, diffusione e costruzione di casi sui crimini di guerra. Un ringraziamento a Michael Shtekel per la pubblicazione 
👉 L’articolo originale su Signal to Resist.

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