Intervista Guerra in Ucraina
Oleksandra Matviichuk in Brussels, 21 September 2023. | Photo: GPA Oleksandra Matviichuk - GpA

Oleksandra Matvijčuk, Nobel per la Pace: “Guerra, democrazia ed Europa, le sfide decisive dell’Ucraina”

Oleksandra Matvijčuk, direttrice del Centro per le libertà civili, organizzazione che ha ricevuto, insieme ad altre il Nobel per la pace nel 2022, ci parla dell’invasione russa del suo paese, del ruolo delle donne nella guerra, della democrazia in tempo di guerra e dell’importanza dell’adesione dell’Ucraina all’Ue.

Pubblicato il 3 Ottobre 2023 alle 15:13
Oleksandra Matviichuk - GpA Oleksandra Matviichuk in Brussels, 21 September 2023. | Photo: GPA
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Il 21 settembre, Giornata internazionale della pace, abbiamo incontrato Oleksandra Matvijčuk per discutere della situazione in Ucraina e di quello che verrà. Come la maggior parte degli ucraini che abbiamo avuto modo di incontrare nell'ultimo anno e mezzo, si è dimostrata determinata e serena, rifiutando di piegarsi all’autocommiserazione, per sé e per i suoi concittadini. 

Voxeurop: oggi le donne hanno un ruolo particolare in Ucraina?

Oleksandra Matvijčuk: Quando mi si chiede del ruolo della donna nella guerra, fatico a rispondere brevemente, perché conosco migliaia di donne fantastiche in diversi ambiti della società: donne che combattono nelle forze armate, donne che prendono importanti decisioni politiche, donne che documentano, donne che coordinano le iniziative civili. Le donne sono in prima linea in questa lotta per la libertà e la democrazia, il coraggio non ha genere.

Quando è cominciata l’invasione russa, nel febbraio 2022, gli uomini ucraini hanno deciso di difendere il proprio territorio e di arruolarsi. Nessuno si è sorpreso del fatto che un uomo avesse fatto questa scelta: perché dovremmo esserlo di fronte a 60 mila donne che hanno scelto di fare la stessa cosa? Stiamo combattendo contro la Russia affinché le nostre figlie non si trovino mai in una situazione nella quale debbano dimostrare di essere degli esseri umani. 

Il Centro per le libertà civili ha vinto, insieme al dissidente bielorusso Ales' Bjaljacki,  e alla Ong russa Memorial, il premio Nobel per la pace 2022. Cosa significa lavorare per la pace in un contesto di guerra e cos’è la pace oggi per gli ucraini?

Pace significa molte cose: gli ucraini vogliono la pace più di chiunque altro. La pace pero’ non arriva se la nazione invasa smette di combattere: non si tratterebbe di pace, bensì di occupazione, e l’occupazione è un’altra forma di guerra. So di cosa parlo, perché da nove anni documento crimini di guerra e so che le persone che vivono sotto l’occupazione vivono in una zona grigia: non hanno mezzi per difendere i loro diritti, la loro libertà, la loro proprietà, le loro vite e quelle dei loro cari. Occupazione non significa solo sostituire una bandiera con un’altra.

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Quando parliamo dell’occupazione russa, parliamo di sparizioni forzate, stupri, torture, omicidi, negazione dell’identità, deportazioni dei bambini ucraini per adottarli, campi di filtraggio, mobilitazione forzata nelle forze armate russe e fosse comuni. Questa si chiama occupazione, non pace.


Questo è un momento molto difficile per gli ucraini e per la nostra democrazia: è una vera sfida garantire le riforme democratiche sotto i missili russi


Non abbiamo il diritto morale di abbandonare il popolo ucraino alla tortura e alla morte sotto l’occupazione russa. Sono le nostre famiglie, i nostri amici, i nostri colleghi, i nostri concittadini e, più di ogni altra cosa, sono esseri umani. Le loro vite non possono essere oggetto di un compromesso politico.

Sarà mai possibile raggiungere una soluzione pacifica con la Russia, cosa che molti, soprattutto in Occidente, pensano che gli ucraini dovrebbero accettare? 

È un pensiero utopistico di fronte al governo russo di oggi. Chi lo propone ha idee per fermare Vladimir Putin? La Russia non rinuncerà al progetto di conquistare l’Ucraina nella sua interezza. Come ha detto lo stesso Putin, il collasso dell’Unione Sovietica è stato la più grande catastrofe del Ventesimo secolo. La Russia è un impero e, in quanto tale, non ha confini. Quando un impero ha energia, si espande; in caso contrario, aspetta il momento di recuperarla nuovamente per espandersi. Noi ucraini vogliamo una pace duratura. Questo significa vivere senza paura di violenze e avere una prospettiva a lungo termine. Per otto anni abbiamo rispettato gli accordi di Minsk, ma le persone hanno continuato a morire. Come si è comportata la Russia? Ha messo in piedi un esercito nei territori ucraini occupati: si è ritirata, riorganizzata e dopo ha pianificato e lanciato un’invasione su larga scala. Abbiamo bisogno di una pace che non sia solo una pausa tra diverse aggressioni. 

Cosa significherebbe per lei la vittoria?

Ricordiamo che questa guerra non è cominciata il 22 febbraio 2022, ma nel febbraio del 2014, quando l’Ucraina ha avuto  una possibilità per avviare un rapido processo di transizione verso la democrazia dopo il collasso del regime di Viktor Janukovyč a seguito della Rivoluzione ucraina. Per fermare questo processo, Putin ha lanciato una guerra di aggressione, occupando la Crimea e parte delle regioni di Luhansk e Donetsk per arrivare, lo scorso anno, alla guerra su larga scala. Putin non ha paura della Nato: è spaventato dall’idea di libertà. Per questo la vittoria per l’Ucraina non significa solo liberarsi dalle truppe russe sul suo suolo, ma anche ristabilire la sua sovranità, l’ordine internazionale e liberare le persone che vivono in Crimea e in altri territori occupati. Vincere significa anche riuscire nella transizione democratica, portare avanti le nostre riforme e uscire dalla zona di turbolenza nella quale siamo bloccati da decenni a seguito del collasso dell’Urss, questa interminabile fase di transizione da un regime totalitario verso una democrazia sviluppata. 

L’adesione all’Ue è parte di questa vittoria?

Assolutamente sì! La rivoluzione ucraina del 2014 ha mostrato alla società ucraina la strada da percorrere. Alla Russia piace dire che l’Ucraina è divisa in due: est e ovest, in base a criteri religiosi e/o economici, ma nel 2014, la Rivoluzione ha mostrato che la maggior parte degli ucraini ha scelto l’Unione europea come modello di sviluppo.


“Vincere significa anche riuscire nella transizione democratica, portare avanti le nostre riforme e uscire dalla zona di turbolenza nella quale siamo bloccati da decenni a seguito del collasso dell’Urss”


Per le persone comuni, l’Ue non è soltanto un’organizzazione intergovernativa, la maggior parte delle persone non sa come lavorano il Consiglio o il parlamento europeo: è una scelta di valori. Quando i cittadini ucraini raccontavano perché stavano protestando durante la Rivoluzione ucraina, quando il nostro governo si rifiutò di firmare l’Accordo di associazione con l’Ue a causa delle pressioni russe, parlavano di valori: vogliamo avere la possibilità di costruire una società nella quale i diritti di ognuno sono protetti, nella quale il governo risponde dei suoi atti, nella quale il sistema giudiziario è indipendente e dove la polizia non usa violenza contro chi manifesta pacificamente. Oggi stiamo pagando un prezzo davvero alto, probabilmente il prezzo più alto, solo per avere la possibilità di aderire all’Ue e di ritornare alla dimensione civile europea. Ci sentiamo europei.

Durante la sua recente visita presso le istituzioni europee, ha avuto l’impressione che l’Unione con la quale ha a che fare è la stessa per la quale gli ucraini stanno combattendo?

Non esiste un’Unione europea ideale. L’Ue e i suoi stati membri hanno diversi problemi interni da affrontare, ma crediamo che la democrazia ucraina porterà nuove risorse: l’impegno nel combattere per la libertà, lo stato di diritto e i diritti umani forniranno un’energia unica che potrà aiutare a trovare delle soluzioni ai complessi problemi che l’Ue sta affrontando.


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Siamo la prima nazione al mondo le cui persone sono morte sotto la bandiera europea, innalzata insieme a quella ucraina come simbolo di speranza durante la Rivoluzione della Dignità. All’epoca, le nostre autorità spararono su centinaia di persone disarmate.

Ora stiamo combattendo per il nostro sogno europeo. Tanti nelle “democrazie sviluppate” nell’Ue danno queste cose per scontate, non hanno mai dovuto combattere per questi motivi, lo hanno ereditato dai genitori. Credo che sia per questo che spesso non capiscono il reale valore di queste cose. Penso che l’Ucraina non ne sarà l’unico beneficiario, ma contribuirà all’importanza di questi valori, i quali sono una sorta di marchio di fabbrica dell’Ue.

Cosa non ha funzionato nel prevenire un’invasione su larga scala?

Gli storici del futuro risponderanno meglio, ma credo che ci siamo trovati di fronte a una mancanza di onestà, coraggio e responsabilità storica: abbiamo assistito al cosiddetto processo di Minsk, ma anche allora la Russia ha occupato parte dell’Ucraina; la Russia ha liquidato la sua società civile, imprigionato giornalisti, ucciso attivisti e disperso tutte le manifestazioni dell’opposizione; ha commesso crimini di guerra terribili in altri paesi come la Siria, la Libia o il Mali. Le democrazie sviluppate hanno chiuso un occhio. Hanno imposto alcune sanzioni dopo il 2014, ma allo stesso tempo hanno continuato a stringere la mano a Putin, continuato a fare affari con lui e persino costruito gasdotti. Il mondo civilizzato ha fallito su questo campo. Con l'impunità, il male cresce. Quando la Russia ha distrutto Groznyj, una città di mezzo milione di persone, nessuno ha reagito; poi la Russia ha bombardato Aleppo e ha aiutato Assad a usare armi chimiche contro i civili in Siria. Nessuno ha reagito. Non è sorprendente che la Russia abbia ridotto in cenere Mariupol.

Ritiene credibile la minaccia russa di attacchi nucleari?

Le armi nucleari sono certamente pericolose, ma è molto più pericoloso cedere al ricatto nucleare. Quello che la Russia sta cercando di fare è convincere che se si hanno armi nucleari, si può distruggere l’ordine internazionale. Si possono dettare le regole del gioco all’intera comunità internazionale e si possono perfino modificare con la forza i confini riconosciuti a livello internazionale. Se non saremo in grado di dimostrare che, nel prossimo futuro, la Russia si sbaglia, ci troveremo in un mondo in cui molti altri paesi produrranno armi nucleari e ripeteranno lo stesso schema. Un mondo del genere sarà pericoloso per tutti, senza eccezioni. Ecco perché credo che non fare nulla sia peggio che agire.

In molti paesi dell’Europa occidentale, soprattutto in Italia, esiste un forte movimento pacifista che sostiene la necessità di porre fine alla guerra ad ogni costo per salvare le vite di ucraini e russi. Cosa ne pensi?

È più semplice sacrificare le vite degli altri, in questo modo stanno condannando il popolo ucraino, che vivrà sotto occupazione, a una morte terribile. Ho intervistato centinaia di persone che sono sopravvissute alla prigionia russa nei territori occupati: mi hanno raccontato di essere state picchiate, violentate, mi hanno raccontato di dita tagliate o di unghie strappate, di ginocchia trapanate, di torture con scariche elettriche. La Russia impone il terrore ai civili nei territori occupati: è questo che i pacifisti occidentali vogliono che subiamo? Io penso di no. Bisogna fare pressione sulla Russia per fermare la guerra. Se la Russia smette di combattere, la guerra finirà; se l’Ucraina smette di combattere, sarà occupata. I pacifisti devono fare pressione sulla Russia per fermare questa guerra.

Se si guarda ai sondaggi, la libertà è il primo valore per cui gli ucraini sono disposti a combattere. Stiamo combattendo per la libertà in tutti i sensi: libertà di essere un paese indipendente e non una colonia russa, libertà di preservare la nostra identità e di non essere costretti a educare i nostri figli come russi, e libertà di fare la nostra scelta democratica di costruire il nostro paese e svilupparlo come una democrazia. 

In alcuni dei paesi che attualmente sostengono l’Ucraina, a cominciare dagli Stati Uniti, ci sono voci autorevoli che chiedono la riduzione di questo sostegno, che l’Ucraina si concentri sui propri problemi, come inflazione, povertà, istruzione, pensioni, assistenza sanitaria. Alcuni ritengono che questa non sia la “loro” guerra e vorrebbero tornare alla normalità. Cosa ne pensi?

Siamo molto grati a tutti i paesi e alle persone di quei paesi che sono al fianco dell’Ucraina in questo momento così drammatico e la storia non lo dimenticherà mai. Dobbiamo essere pragmatici: gli ucraini non stanno combattendo solo per loro stessi, ma per preservare l’ordine internazionale stabilito dopo la Seconda guerra mondiale, il che significa che la nostra lotta sta contribuendo a prevenire la Terza guerra mondiale. Questa guerra ha diverse dimensioni oltre a quella militare: economica, di valori, di informazione. In questo senso, questa guerra non è solo “nostra”. Se non fermiamo Putin in Ucraina, questi continuerà ad attaccare altri paesi, anche europei. 

Come avvocata specializzata in diritti umani, come vede l’attuale situazione dello stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ucraina, sotto l’attacco russo e la legge marziale? Come vengono trattate le voci dissenzienti dal governo e dai militari?

Prima di tutto, guardiamo chi sta nell’esercito. La maggior parte sono persone come noi: ex giornalisti, parrucchieri, metalmeccanici, insegnanti, attivisti che si sono arruolati nelle forze armate. Non sono soldati professionisti. Sono persone che hanno imbracciato le armi e sacrificato la loro vita per difendere le loro famiglie, il loro paese e il suo futuro democratico. Con la mia organizzazione non abbiamo mai incontrato privatamente il presidente Zelensky, perché ci teniamo sempre a distanza da tutti i partiti politici. Come difensori dei diritti umani, critichiamo il nostro governo quando agisce in violazione.


Se la Russia smette di combattere, la guerra finirà; se l’Ucraina smette di combattere, sarà occupata


Oggi, quando io o altri rappresentanti della società civile o del governo ucraini interveniamo in un’arena internazionale, tendiamo a parlare la stessa lingua. C’è una sorta di straordinaria unità che è molto comprensibile ed è quasi biologica: quando un gruppo è sotto attacco, si unisce contro il nemico comune. Siamo un grande paese in cui le persone hanno opinioni, religioni, posizioni sociali, visioni politiche, ideologie molto diverse...

Ci si può dividere secondo vari criteri, ma tutti vogliamo vivere in un’Ucraina pacifica e democratica, e la grande maggioranza degli ucraini ha deciso di lottare, in modi diversi. Alcuni si sono arruolati nelle forze armate, altri hanno formato corpi di volontari per aiutare ad equipaggiare l’esercito, altri ancora hanno aiutato a ricostruire villaggi e città distrutte o l’economia delle comunità locali. Le persone stanno facendo quello che possono in circostanze molto drammatiche, dove non c’è un posto sicuro dove stare e non si sa se si sarà vivi il giorno dopo perché si potrebbe essere uccisi da un missile russo.

Monitorate anche le violazioni dei diritti umani nella società ucraina?

La guerra è un veleno. È l’opposto del processo di democratizzazione. La guerra ha bisogno di centralizzazione, mentre la democratizzazione ha bisogno di decentramento. La guerra ha bisogno di alcune restrizioni ai diritti umani e alle libertà per ragioni di sicurezza, mentre la democratizzazione ha bisogno di espandere lo spazio per i diritti umani e le libertà. Certamente, questo è un momento molto difficile per gli ucraini e per la nostra democrazia: è una vera sfida garantire le riforme democratiche sotto i missili russi. È quasi una missione impossibile, perché non possiamo fallire se vogliamo raggiungere l’obiettivo di entrare nell’Unione europea e soddisfare i criteri di adesione: nessun altro paese dell’Ue ha dovuto affrontare un processo di democratizzazione mentre era invaso e in guerra. La maggior parte dei paesi sa quanto sia difficile attraversare una transizione democratica, anche in tempi di pace, e per alcuni è stato un processo molto lungo. Noi dobbiamo farlo mentre infuria una guerra su larga scala e la gente muore ogni giorno: credo che ,meritiamo sostegno in questo sforzo senza precedenti.

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