Attualità Piano di salvataggio della Grecia

La crisi greca spiegata in dieci infografiche

Lo scorso 20 giugno la Grecia è uscita dalla tutela della troika. Un intervento che passerà alla storia come un esempio di ciò che non bisogna assolutamente fare se si vuole aiutare un paese a risollevarsi.

Pubblicato il 28 Agosto 2018 alle 10:13

Lo scorso 20 giugno la Grecia è uscita dalla tutela della troika composta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. La penisola ellenica aveva certamente uno stato particolarmente disfunzionale e un bisogno innegabile di riforme strutturali ma, sotto l'effetto delle politiche imposte dalla troika sin dal 2010, quasi tutti gli indicatori economici e sociali del paese sono profondamente peggiorati. Compreso il debito pubblico, anche se l’obiettivo di quelle politiche era riuscire a gestirlo. Questo intervento passerà alla storia come un esempio di ciò che non bisogna assolutamente fare se si vuole aiutare un paese a risollevarsi.

Il declino della Grecia non si nota soltanto nelle statistiche economico-finanziarie: salta all’occhio quando guardiamo gli indicatori demografici. E questo indica che il problema è lungi dall’essere congiunturale. Così, dal 2008 la Grecia ha perso più di un milione di abitanti, mentre la zona euro ne guadagnava più di otto milioni.

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Inoltre, sono soprattutto i giovani ad aver lasciato il paese, e tra questi in primo luogo i più qualificati. Su 10 milioni di abitanti, la Grecia registra un calo di circa 500mila giovani tra i 20 e i 30 anni rispetto al 2008. Questo preoccupa rispetto alla possibilità del paese di risollevarsi in futuro, in mancanza di manodopera giovane qualificata.

In compenso, le persone anziane sono rimaste sul territorio nazionale, e ciò aggrava dunque le difficoltà del welfare.

La cura di austerità imposta alla Grecia ha provocato al paese una perdita di circa un posto di lavoro su cinque, ovvero 860mila posti tra 2008 e 2013. Da allora, ne sono stati recuperati soltanto 240mila.

Sotto l’impatto della crisi, la disoccupazione era arrivata alle stelle, raggiungendo il 28 per cento nel 2013. Da allora diminuisce lentamente. Secondo la Commissione europea dovrebbe restare, per quest’anno, ancora al di sopra del 20 per cento. Una parte significativa di questo calo è legata all’esodo dei giovani, invece che a un miglioramento della situazione del mercato del lavoro.

A causa dell’austerità, la domanda interna greca si è abbassata di oltre il 30 per cento in termini di volume e si sta lentamente risollevando solo in questi ultimi anni. Si tratta di un arretramento di un tenore quasi paragonabile a quello subito recentemente dall’economia del Venezuela...

La spesa pubblica è calata, anch’essa, di più di un quarto in termini di volume e si sta piano piano risollevando, pagando le conseguenze di una arresto brutale in tema di manutenzione delle infrastrutture, enormi problemi nel sistema sanitario ed educativo e un impoverimento massiccio dei (numerosi) pensionati, rimasti in patria in mancanza di alternative.

Non si capisce come tutte queste difficoltà aggiuntive potranno in futuro permettere di far ripartire l’economia del paese...

La cosa peggiore è che questa pesante austerità, e in particolare l’abbassamento drastico della spesa pubblica, non è servita affatto a limitare l’indebitamento pubblico del paese, nonostante l’annullamento parziale del debito al quale si è proceduto nel 2012. Da allora, il debito pubblico è aumentato di 20 punti di Pil e non è praticamente diminuito in questi anni.

Quando si continua a tenere un paese intrappolato tra deflazione e recessione, quest’ultimo non può certo liberarsi dai propri debiti. E riguardo al futuro, nessuno crede davvero che Atene riuscirà a rimborsare il suo debito. Si va di male in peggio.

Inoltre, i redditi dei greci sono crollati, perdendo più del 10 per cento del potere d’acquisto in media, nonostante il calo dei prezzi registrato contemporaneamente nel paese. Al contrario, malgrado la crisi gli altri europei hanno guadagnato più del 10 per cento in termini di potere d’acquisto medio, formando dunque nuovi divari all’interno della zona euro.

I salari reali dei greci si sono abbassati in media di più di 15 punti percentuali e continuano, al momento, a diminuire.

La politica di austerità, calibrata già in partenza in modo particolarmente ingiusto dalla troika, aveva aumentato notevolmente le ineguaglianze, già molto pronunciate, tra 2010 e 2012. Dall’arrivo al potere di Syriza nel 2015 queste ineguaglianze sono state lievemente mitigate, grazie alle misure di giustizia fiscale imposte dal governo greco alla troika.

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