Un membro di Alba dorata durante una manifestazione a Peraia, vicino a Salonicco, il 26 aprile 2012.

La crisi spinge l’estrema destra

Il 6 maggio i greci vanno alle urne per la prima volta dopo la crisi finanziaria. Il voto di protesta rischia di favorire i partiti neofascisti, che potrebbero rafforzare la loro influenza sul dibattito politico.

Pubblicato il 1 Maggio 2012 alle 12:08
Un membro di Alba dorata durante una manifestazione a Peraia, vicino a Salonicco, il 26 aprile 2012.

Ora che il conto alla rovescia per le elezioni politiche è cominciato ci si dovrebbe ricordare di alcune piccole cose, come per esempio il libro di Anthony Paxton, Il fascismo in azione (Milano, Mondadori). Da circa mezzo secolo questo storico studia il fascismo con particolare riferimento al regime di Vichy in Francia. Ho avuto occasione di incontrarlo nel 2010.

Già all’epoca l’avanzata dei movimenti estremisti in Grecia (ma non solo) era molto forte e aveva provocato un acceso dibattito. “In un periodo di crisi economica la democrazia è in pericolo”, diceva Paxton, secondo cui i “nuovi gruppi fascisti sono violenti ma al tempo stesso troppo deboli per influenzare la vita politica”.

Sulla base di questa osservazione si può oggi rianalizzare la situazione greca. Che cosa può ottenere l’estrema destra oltre all’entrata di un gruppo violento al parlamento? Questo interrogativo non fa riferimento a un dibattito sociopolitico congiunturale ma a una realtà.

Circa due anni fa Chryssi Avgi [Alba dorata], partito di estrema destra extraparlamentare, accusava apertamente il Laos [Allerta popolare ortodossa], partito ultraconservatore entrato in parlamento nel 2007, di accettare dei compromessi e di aver “venduto” i valori patriottici. Ebbene, oggi anche questa nuova forza politica è sul punto di entrare in parlamento.

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“Quando i partiti di estrema destra ottengono un riconoscimento, spostano il dibattito politico nella loro direzione”, diceva ancora Paxton. In Francia per esempio nell’estate del 2010 Nicolas Sarkozy ha ripreso le idee dell’estrema destra nei confronti dei rom.

Due anni dopo possiamo constatare il ritorno del Fronte nazionale (Fn) sulla ribalta politica francese, confermato dal risultato al primo turno delle elezioni presidenziali. L’Fn non ha ancora finito di far parlare di se, poiché alle elezioni presidenziali seguiranno fra poco quelle legislative.

Le colpe della sinistra

Anche ad Atene la situazione è molto preoccupante, ma non per le stesse ragioni. Il partito di centrodestra Nuova Democrazia (Nd) ha già accettato nelle sue fila uno dei membri più intransigenti dell’estrema destra, Makis Voridis, ministro dei trasporti, e conta sul suo prezioso aiuto.

Ovviamente la popolarità di Voridis non deriva solo dalle sue prese di posizione in quanto ministro, ma da alcuni aspetti della sua personalità: si rimane affascinati dal suo modo di parlare e dal suo stile e si dimentica la nozione di uomo pubblico. E così ci ritroviamo oggi a parlare della probabile entrata di neofascisti in parlamento.

La sinistra greca ha la sua parte di responsabilità nell’affermazione degli estremismi. L’estrema sinistra ha infatti condotto delle azioni violente, ma si è soprattutto contraddistinta per la tendenza ad assolvere gli immigrati da qualunque responsabilità e a demonizzare gli abitanti dei quartieri-ghetto abbandonati dallo stato. Un atteggiamento che ha sicuramente favorito l’affermazione dei neonazisti.

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