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La pesca elettrica simboleggia un’Europa allo sbando

L’influenza delle lobby sulle decisioni delle istituzioni europee, come nel caso eclatante della pesca elettrica, alimenta la sfiducia dei cittadini nei confronti dell’Ue, denuncia l’Ong Bloom, che agisce a favore dell’ambiente e delle risorse marittime.

Pubblicato il 28 Novembre 2018 alle 08:55

L’influenza delle lobby sulle decisioni delle istituzioni europee, come nel caso eclatante della pesca elettrica, alimenta la sfiducia dei cittadini nei confronti dell’Ue, denuncia l’Ong Bloom, che agisce a favore dell’ambiente e delle risorse marittime.

Mentre i populisti prendono d’assalto l’Europa, le istituzioni europee si fanno beffa dell’interesse generale a vantaggio di alcune industrie, ignorando le procedure democratiche. Gli scandali si accumulano: perturbatori endocrini, glifosato, diesel, pesca elettrica.... Tutto ciò non può far altro che alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti dell’Unione europea.

Riguardo alla pesca elettrica, pensavamo come tutti che fosse semplicemente un programma di ricerca scientifica ristretto e molto controllato, finché, nel 2016, la Commissione europea ha proposto di rimuovere il divieto di applicazione di questo metodo di pesca distruttiva. A due anni dalle elezioni europee, eravamo ben lungi dall’immaginare la portata dello scandalo e la sua natura esplosiva.

Grazie a un approfondito lavoro di ricerca che nessun altra Ong aveva mai realizzato finora, abbiamo scoperto che nel 2006 la Commissione aveva deciso di consentire una prima serie di 22 deroghe contro il parere dei propri esperti scientifici. Nel 2010, erano già state concesse 20 licenze supplementari in virtù di una cosiddetta “ricerca scientifica”; poi, nel 2014, altre 42 licenze sono state elargite per dei “progetti pilota”. Queste 62 deroghe supplementari, concesse col benestare della Commissione, sono in totale infrazione del quadro normativo europeo. In totale, oggi ci sono 84 pescherecci olandesi che pescano con reti elettriche.

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Mentre la Commissione europea afferma pubblicamente senza vergogna alcuna che la pesca elettrica è il metodo più studiato al mondo, nel 2015 il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (Ciem) ha lanciato l’allarme affermando che il suo sviluppo era puramente per fini commerciali. Grazie alle pressioni fatte da Bloom, dai suoi partner e da alcuni giornalisti olandesi, troppo rari, che hanno seguito diligentemente la vicenda, la ministra olandese dell’agricoltura, della natura e della qualità dell’alimentazione Carola Schouten, competente anche per la pesca, ha d’altronde lei stessa ammesso che la ricerca non era altro che uno specchietto per le allodole. Gli industriali, dal canto loro, non si nascondono affatto: hanno persino riconosciuto, in un documento tecnico, di aver fatto progressi sul quadro normativo, al fine di sviluppare la pratica della pesca elettrica ben oltre il livello consentito.

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Questo sviluppo ingiustificabile e illegale di un metodo di pesca vietato è stato facilitato (sorpresa!) dal denaro pubblico, benché il governo olandese lo abbia negato a più riprese: più di 21 milioni di euro sono stati effettivamente stanziati per la pesca elettrica a partire dal 2007, finanziamenti che violano ancora una volta i regolamenti europei e gli obiettivi internazionali.

Queste rilevazioni hanno motivato le due denunce di Bloom presentate alla Commissione europea contro i Paesi Bassi, insieme a una richiesta di apertura di indagine per l’uso illecito di denaro pubblico, depositata presso l’Ufficio europeo per la lotta anti-frode (Olaf). In mancanza di risposta da parte di questi due organi nonostante la necessità di chiarire la situazione, Bloom si è rivolta alla Mediatrice europea Emily O’Reilly per chiederle di esprimersi sulla catastrofica gestione di questo tema da parte della Commissione europea.

Alla luce dello scandalo rivelato durante la nostra iniziativa, il Parlamento europeo ha deciso nel gennaio 2018 di mettere fine all’incuria della Commissione esigendo il divieto totale e definitivo della pesca elettrica in Europa. Tuttavia, i negoziati europei avanzano a fatica e la questione resta quantomeno incerta: i Paesi Bassi continuano a voler usare la forza e hanno nominato un ambasciatore della pesca elettrica.

Ma come si spiega l’influenza di un paese così piccolo nella gestione di un bene comune europeo, se non col silenzio complice e colpevole degli stati che non si sentono coinvolti da questo tema per una questione di distanza geografica, come ad esempio Spagna e Italia? Perché la Francia non utilizza la sua potenza diplomatica, invece di limitarsi a semplici dichiarazioni di facciata che servono solo a mantenere la pace sociale?

È forse perché le due principali delegazioni dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (Alde), il gruppo in cui è entrata la République en Marche del Presidente francese Emmanuel Macron, sono precisamente francesi e olandesi? O forse perché le maggiori flotte di pesca industriale a livello europeo rientrano tutte nella rete di imprese olandese?

Ecco dunque il vero volto d’Europa: una Commissione diventata un’autentica mangiatoia per lobby, totalmente impermeabile ai continui scandali. Negoziati torbidi tra istituzioni per rendere vani il voto limpido del Parlamento. Stati membri pronti a sacrificare i propri pescatori artigiani, che costituiscono l’80 per cento delle unità di pesca europee, sull’altare del profitto di un pugno d’industriali stranieri.

Questa politica, cinica fino all’inverosimile, dovrà fare i conti col bel progetto pacifista e solidale dell’Europa originaria. Questa politica, totalmente inaccettabile, spiana la strada agli estremisti e merita soltanto di essere eliminata. Noi cittadini europei meritiamo di meglio: votiamo dunque con coscienza per ottenere un radicale cambiamento di sistema per fermare questa corruzione morale dilagante.

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