Alcune prime pagine del 18 settembre 2009. © Presseurop

La Russia fa ancora paura

La decisione di Barack Obama di accantonare il sistema di difesa antimissile che George W. Bush voleva installare in Repubblica Ceca e Polonia è stata accolta con perplessità in questi due paesi. La stampa è preoccupata dall’influenza di Mosca nella regione.

Pubblicato il 18 Settembre 2009 alle 18:42
Alcune prime pagine del 18 settembre 2009. © Presseurop

Barack Obama l’ha annunciato al telefono alle autorità dei due paesi interessati: il progetto di installare uno scudo antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca, varato dall’amministrazione Bush all’inizio del 2007, è stato abbandonato dal nuovo presidente statunitense. Si tratta di una decisione che soddisfa la Russia e la maggior parte dei paesi europei, in quanto lo scudo antimissile è fonte di grandi tensioni tra la Nato e Mosca, ma che è stata accolta in maniera negativa nell’Europa dell’est.

“Lo scudo è mobile: non avrà bisogno di una base americana” titola Gazeta Wyborcza a Varsavia. “Niente radar: la Russia ha vinto” rincara Mladá Fronta DNES a Praga, mentre a Bucarest, Evenimentul Zilei rimpiange che “gli Stati Uniti abbiano tradito l’Europa dell’est per i begli occhi della Russia”. Hospodářské Noviny, dal canto suo, osserva che il simbolo che meglio rappresenta questo “tradimento” è la coincidenza con il settantesimo anniversario dell’invasione della Polonia da parte dell’Unione Sovietica nel 1939, considerata il primo passo per l’integrazione della Polonia e della Repubblica Ceca dietro la cortina di ferro.

Né isteria né russofobia

“Parlare delle grandi brame della Russia nei confronti dell’Europa centrale non significa fluttuare tra le nuvole della paranoia” spiegaMF DNES. Basti pensare, infatti, all’espulsione il mese scorso di due diplomatici russi. Il pericolo di un’ingerenza russa nella Repubblica Ceca esiste anche secondo Hospodářské Noviny. “Senza essere isterici o russofobici, abbiamo valide ragioni per avere paura della Russia. La democrazia non è un valore radicato nelle sue tradizioni e la sua leadership non nasconde il desiderio di rimettere l’Europa centrale sotto la propria ala” ricordail quotidiano che riporta poi l’intervento dell’ex presidente Vaclav Havel: “La Russia non sa dove inizia e dove finisce”. La Repubblica Ceca – conclude il quotidiano praghese – deve prepararsi ad “avvertire di nuovo la presenza russa, molto più che se avesse avuto uno scudo antimissile americano”.

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Visto da Varsavia, “ lo scudo doveva essere la prova definitiva che la Polonia si era liberata dalla sfera di influenza sovietica, una garanzia di sicurezza che vale più di tutti gli accordi della Nato messi insieme” ironizza Polska. Lo scudo doveva essere l’investitura ufficiale dei polacchi e della Polonia a figli prediletti dell’America in Europa. Questo entusiasmo per l’America si è tradotto in tensioni – per fortuna provvisorie – tra Varsavia e le altre capitali europee. Con l’abbandono dello scudo antimissile, la verità è che “sulla lista delle priorità di Obama, l’Europa orientale è passata in secondo piano”.

Vittoria diplomatica per Mosca

“Per la prima volta in venti anni, gli Stati Uniti hanno ufficialmente privilegiato migliori relazioni con la Russia a discapito dell’Europa Orientale” sottolinea su Gazeta Wyborcza Wess Mitchell, direttore del Center for European Policy Analysis a Washington. “Una concessione unilaterale verso la Russia non è buona né per la Russia né per i nostri alleati” prosegue l’analista americano, che sottolinea che Mosca ha così ottenuto la sua più grande vittoria diplomatica dalla fine della guerra fredda, vittoria che potrebbe di fatto incoraggiarla a intraprendere “iniziative aggressive nella regione”. “A fronte di una tensione crescente, i paesi dell’Europa orientale potranno cominciare a chiedere nuove garanzie alla Nato, che potrebbero a loro volta scatenare attriti in seno all’Alleanza”.

Presso i partner della Polonia e della Repubblica Ceca, le reazioni sono più positive. “Obama punta alla distensione con Mosca” titola Le Figaro, per il quale la rinuncia allo scudo antimissile è “un’eccellente buona notizia per tutti coloro che auspicavano relazioni transatlantiche più distese”. Sull’altra sponda dell’Atlantico, il New York Times ritiene che “Obama abbia preso una decisione strategica assennata”, ricordando che “il progetto di George Bush era errato per tre ragioni: la tecnologia era lungi dall’essere stata messa a punto, la minaccia iraniana addotta per giustificare l’installazione dello scudo non era immediata e la Russia ne ha approfittato per eludere le proprie responsabilità nei confronti dell’Iran. Ma oggi, aggiunge il quotidiano americano, “gestire la delusione dell’Europa Centrale richiederà abilità”.

La partita in Europa centrale

Ci sono svariate possibilità, suggerisce la Süddeutsche Zeitung, che ciò accada: Washington potrebbe consegnare alla Polonia e alla Repubblica Ceca altri sistemi antimissile “da tempo desiderati” o, in ogni caso, rassicurare entrambi i paesi, “organizzandovi esercitazioni” della Nato e tenendo “sempre più in considerazione il senso di minaccia avvertito dagli europei dell’Est” nell’elaborazione della futura strategia dell’Alleanza. La Germania – propone il quotidiano di Monaco – poiché è il Paese confinante più grande e intrattiene buone relazioni con Mosca, potrebbe sicuramente dare una mano.

Un gesto di distensione da parte russa basterebbe a pacificare gli animi? Il Daily Telegraph rivela che la prima risposta di Mosca alla decisione statunitense è stata congelare lo schieramento di missili strategici nell'enclave di Kaliningrad, compresa tra Polonia e Lituania. Un risultato "logico e persino prevedibile", sottolinea il Daily Telegraph, secondo il quale questa è la prova che "il Cremlino ci tiene a dimostrare la sua buona volontà"

Praga e Varsavia dovranno altresì riflettere sul loro posto nello scenario internazionale, avverte Respekt. Il settimanale di Praga afferma che “invece di chiedersi se gli americani l’hanno tradita come hanno fatto gli Alleati a Monaco nel 1938, la Repubblica Ceca ha adesso un’ottima occasione per riflettere sul modo migliore per mettere più solide radici nel mondo occidentale”. “Forse”, conclude Respekt, “potremmo renderci conto che la lotta alla corruzione e la legge sono uguali per tutti”.

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