Manifestanti vestiti da nazisti ad Atene, 9 ottobre

La stupidità degli anti-Merkel

La cancelliera in visita ad Atene è stata violentemente contestata e accostata a Hitler. Una reazione puerile che conferma l’irresponsabilità di una parte dei greci.

Pubblicato il 10 Ottobre 2012 alle 15:31
Γκάελ /Flickr  | Manifestanti vestiti da nazisti ad Atene, 9 ottobre

Circa 25mila greci hanno protestato contro la visita ad Atene della cancelliera tedesca Angela Merkel, la prima dall’inizio della crisi della zona euro. Secondo i dimostranti non ci sono dubbi: la responsabile della situazione drammatica in cui versano è la Germania, questo nuovo Reich accusato di dissanguare il loro paese. Hanno quindi sventolato bandiere naziste e alcuni di loro hanno addirittura indossato l’uniforme della Wermacht.

Questa forma di dimostrazione – che non è la prima dall’inizio della crisi greca, dato che Merkel è stata spesso raffigurata come una caricatura di Hitler – è interessante perché rivela una certa mentalità. Infatti, se si cerca in altri paesi in forti difficoltà finanziarie come il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna, l’Italia o Cipro, non si trovano dimostrazioni germanofobe così deliranti da nessuna altra parte.

È questo a distinguere in modo drastico la Grecia dai suoi partner: una parte della popolazione, incoraggiata dai politici, preferisce accusare altri dei propri problemi invece che mettersi in discussione. Del resto, l’espressione “capro espiatorio” deriva dal greco antico. Così, nella primavera del 2010, il vice primo ministro greco, il socialista Theodore Pangalos, ha ricordato che la Germania non aveva mai pagato i debiti di guerra contratti in seguito all’occupazione nazista del paese. Nel dicembre di quel medesimo anno, il ministro delle finanze Philippos Sahinidis ha quantificato il debito tedesco nei confronti del suo paese in 162 miliardi di euro. Insomma, la Germania dovrebbe pagare gli aiuti alla Grecia perché le è debitrice.

Dopo tre anni di crisi, una parte della società greca in pratica si rifiuta di riconoscere di essere la causa prima della propria situazione. Nessuno ha imposto ai greci uno degli stati più corrotti del pianeta. Nessuno li ha costretti a fare spese militari deliranti, a esonerare dal pagamento delle tasse il clero e gli armatori, a lasciare che la stragrande maggioranza della popolazione evadesse il fisco, a fingere di avere i requisiti per entrare nell’euro, a indebitarsi a più non posso, a permettere che i salari aumentassero a dismisura, a non approfittare dei bassi tassi di interesse sul debito e investire di conseguenza nella loro economia, e così via. Certo, si può rimproverare agli europei di aver chiuso gli occhi di fronte a queste derive note a tutti. Ma i greci non sono dei bambini.

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Oggi che i mercati hanno bruciato quello che hanno voluto, i greci devono pagare il conto. È spiacevole, nessuno può affermare il contrario, e nessuno contesta il fatto che sia stata somministrata loro una medicina assai amara; ma la zona euro non è esperta di questo genere di situazioni e indubbiamente ha commesso l’errore di esigere troppo da un paese senza stato. Così come la Germania, che all’inizio della crisi ha tergiversato all’idea di aiutare la Grecia, senza dubbio ha concorso ad aggravarla.

Ma la zona euro e la Germania alla fine hanno reagito mettendo a disposizione 240 miliardi di euro in aiuti (sotto forma di prestiti) che hanno permesso alla Grecia di onorare le proprie scadenze. A quella cifra vanno aggiunti oltre 50 miliardi in obbligazioni greche rilevate dalla Banca centrale europea, la più grande ristrutturazione del debito dell’intera storia moderna, altri 15 miliardi di euro in aiuti finanziari suddivisi in due anni, un’assistenza tecnica (europea e bilaterale, in particolare tedesca) senza precedenti per contribuire alla nascita di uno stato moderno.

L’alternativa non era certo meno dolorosa. La stragrande maggioranza dei greci non vuole uscire dalla zona euro, in quanto sa che una bancarotta pura e semplice sarebbe infinitamente più dolorosa della cura imposta.

Andando ad Atene, con un gesto teatrale, la cancelliera riconosce gli sforzi compiuti dal governo Samaras e intende affermare che non desidera (più?) che la Grecia esca dalla zona euro, mentre l’opinione pubblica tedesca resta favorevole a questa prospettiva. Di conseguenza, sventolare le bandiere naziste non solo è spregevole, ma anche imbecille, e non può che esacerbare la situazione: i tedeschi – la cui democrazia è tra le più ammirevoli al mondo – non apprezzano molto che si ricordi loro ancora una volta il nazismo e che lo faccia un paese che non è un esempio di democrazia. Ci si potrebbe consolare pensando che in definitiva si è trattato soltanto di 25mila manifestanti e di un gruppetto di cretini che sventolavano le bandiere naziste (per di più in un paese che ha appena eletto in parlamento un gruppo neonazista). Quanto meno la Grecia ora dovrebbe sentirsi indotta a mettere a punto una legge che punisca questo genere di istigazione all’odio.

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