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Eric Cantona alla presentazione di "Elle, Lui et les autres" a parigi nel 2009 (Afp)

Le nuove vite di Eric Cantona

Dopo aver interpretato sé stesso in Looking for Eric di Ken Loach, l'ex stella del Manchester United debutta a teatro a Parigi. Su Le Monde, il ritratto di un calciatore leggendario che si è scoperto artista.

Pubblicato il 26 Gennaio 2010 alle 11:17
Eric Cantona alla presentazione di "Elle, Lui et les autres" a parigi nel 2009 (Afp)

Per il suo debutto a teatro non ha certo intenzione di fare le cose a metà. Per un'ora e mezzo Eric Cantona sarà solo in scena per una pièce contemporanea, Face au paradis, di Nathalie Saugeon. Lo spettacolo comincerà il 26 gennaio al teatro Marigny a Parigi. In una scenografia da fine del mondo Cantona interpreta Max, un moribondo nascosto in una grotta. Ma lui non sembra aver paura. "So quello che faccio", dice Cantona che fa riferimento al suo passato da calciatore. "Il mio scopo da bambino era recitare davanti a 80mila persone e l'ho fatto. Adesso non avrò certo paura di una sala da 400 posti".

Esiste un mistero Cantona. Perché un calciatore francese, eletto "giocatore del secolo" nel 2001 dai tifosi del Manchester United, la squadra inglese dove ha giocato negli anni novanta, continua ad aggiungere frecce al suo arco? Il curriculum ufficiale di Cantona è a dir poco singolare: ha dipinto quadri, ha recitato in undici film, da La felicità è dietro l'angolo di Etienne Chatiliez (1995) a Ensemble, c'est trop (nelle sale il 17 febbraio) di Léa Fazer; ha sfilato sulla passerella dell'ultimo Festival di Cannes come attore e coproduttore di Looking for Eric di Ken Loach; un libro recente, Elle lui et les autres (Ddb editore), svela la sua attività di fotografo con i ritratti di barboni per la fondazione Abbé Pierre. Ma Cantona è anche collezionista d'arte, produttore di opere teatrali, creatore della società di produzione Canto Bros. Ma la Francia rimane scettica su Cantona artista. La sua immagine è quella di un uomo ingestibile, arrogante, che non ha mai trovato il suo posto. L'Inghilterra invece lo venera. Del resto per Cantona anche il calcio è una forma di arte. Giocava con il busto dritto, prolungato dal colletto della maglia alzato. Festeggiava i suoi gol fermandosi di colpo, le braccia aperte, come se assorbisse il clamore del pubblico.

I dieci migliori goal di Cantona

Suo padre, Albert Cantona, era infermiere psichiatrico e pittore. "A 10 anni Eric mi guardava dipingere e disegnava molto", racconta il papà di Eric. "Voleva che lo portassi a vedere delle mostre". Eric Cantona ha lasciato la scuola a 15 anni per giocare nell'Auxerre, dove ha ottenuto il primo contratto professionistico. In Borgogna dipinge molto, ed espone le sue tele nel 1988 a Marsiglia. Sono opere violente, espressioniste, molto colorate, con fuoco e dollari ovunque. Ma anche come collezionista è precoce. A 22 compra una decina di quadri di pittori postimpressionisti. Il suo gusto si è molto evoluto e oggi preferisce gli artisti contemporanei. Di recente ha acquisito cinque tele di grande formato di Ronan Barrot. Tra le fotografie colleziona Saul Leiter, Sarah Moon, Sabine Weiss, Lucien Hervé, il cinese Fan Ho. Da qualche anno Cantona non dipinge più e si dedica alla fotografia su pellicola, senza recadrage né ritocchi. Un materiale grezzo, come il suo personaggio. Non vuole neppure che si ritocchino i suoi ritratti. "Perché migliorarmi, non vendo illusioni". I suoi soggetti preferiti sono tre: dettagli astratti a colori, la tauromachia in bianco e nero e i barboni.

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In cerca di nuove esperienze

La sua relazione con i libri, come con l'arte, è carnale. Di Pasolini, per esempio, ha visto tutti i film e letto tutti i libri. Al festival del cinema di Locarno (Svizzera) nel 2008 Pasolini è al centro di un incontro con un regista che ammira, Bertrand Bonello, punta di diamante del cinema d'autore. "Abbiamo parlato di Poeta delle ceneri, che Pasolini scrive quando pensa di morire", racconta Bonello. "Eric aveva un giudizio molto esatto e personale su questo libro". I poeti che ammira: Ezra Pound, Antonin Artaud, Yves Bonnefoy, i registi Pasolini, Renoir, Fassbinder, gli scrittori Oscar Wilde e Herman Hesse, i pittori Zoran Music o Antoni Tàpies. A partire da questo insieme coerente si può capire cosa piace a Cantona: un'arte espressionista che parla - come la pièce che si appresta a recitare - della morte, della guerra, dell'emarginazione, dello sradicamento, degli incubi e della ricerca di sé stesso. A 20 anni, ad Auxerre, Cantona ha fatto una psicoanalisi. "Mi ha aiutato a conoscermi, ma poi la cosa è finita lì".

Si definisce un artista romantico, sensibile, padrone di sé, un torero che cerca il suo posto nell'arena, che utilizza la parola brutale e il gesto violento - nel 1995 Cantona aveva picchiato un tifoso che l'insultava. La visione è un po' stereotipata ma sincera. Vuole diventare un grande attore, all'altezza della sua storia di calciatore? In realtà dice di voler moltiplicare le esperienze: "Ci sono così tante cose che voglio fare". Ha un'idea per un film, confida suo fratello Jean-Marie Cantona, sulla storia del loro prozio di origine sarda. Eric dice anche che un giorno farà il fotografo di guerra: "Tra qualche anno". (adr)

Il calcio di Cantona a un tifoso del Crystal Palace nel 1995

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