Le elezioni europee si sono svolte un mese dopo le elezioni politiche e lo stesso giorno delle elezioni locali e regionali. Il Partito Socialista (Psoe) ha ottenuto il 32,8 per cento dei voti e 20 seggi al parlamento europeo, il che lo rende la più grande componente nazionale tra i Socialisti e democratici. Anche se il conservatore Partito popolare ha registrato il suo peggior risultato elettorale, vedendo il suo numero di seggi ridotto di un quarto a 12, è comunque un miglioramento rispetto a quella delle elezioni politiche. Ciudadanos, invece, un'altro partito di centrodestra, ha ottenuto più voti (il 12,18 per cento) rispetto al 2014.
Nel complesso, si può dire che le forze filoeuropee hanno ottenuto una chiara vittoria su forze euroscettiche come Podemos, il cui sostegno è aumentato solo leggermente (10,08 per cento dei voti), e l'estrema destra, con il partito Vox che non ha ottenuto i risultati sperati e previsti (6,2 per cento).
I partiti catalani indipendentisti hanno messo in campo candidati che devono affrontare accuse penali sulla scia del referendum catalano per l'indipendenza del 2017, tra cui Oriol Junqueras e Carles Puigdemont, che attualmente vive in esilio in Belgio. Così facendo, hanno ridotto la portata delle loro ambizioni, passate dalla secessione al desiderio di evitare le sanzioni per la violazione della legge spagnola e catalana in seguito alle sentenze della Corte costituzionale spagnola sul referendum. Nel frattempo, questi politici tendono ad ispirare simpatie nazionalistiche o xenofobe, con toni decisamente eurofobi, che si ritrovano in molte delle dichiarazioni di Puigdemont.
Il sentimento filoeuropeo più forte del sistema degli Spitzenkandidat.
In Spagna si è diffuso lo sgomento per il fallimento del sistema degli Spitzenkandidat, i capolista dei partiti che sono anche candidati alla guida della commissione europea. Gli Stati membri più grandi e più potenti sono stati generalmente in grado di imporre i loro interessi, con alcune scelte percepite come concessioni al Gruppo di Visegrád. Ci sono state alcune critiche nei confronti del premier Pedro Sánchez, che ha condotto i negoziati per il Psoe, ma non è riuscito a fare molto al riguardo. Detto questo, è stata celebrata l'elezione del membro del Psoe Josep Borrell come Alto Rappresentante per gli Affari Esteri. Tuttavia, c'era un'apparente contraddizione nell'approccio del Psoe: mentre in Spagna ha cercato di costruire un'alleanza con Podemos, usando la retorica di sinistra e aprendo nuovi fronti nelle guerre culturali, in Europa sembra che stia adottando un approccio più moderato e sistematico.
La recente ondata di elezioni in Spagna potrebbe non essere ancora finita. Visti i problemi che il paese si trova ad affrontare nel formare un governo, non si può escludere una quarta elezione generale in quattro anni [come poi accadrà, NdR]. Nel frattempo, le elezioni europee hanno confermato senza ombra di dubbio che gli elettori spagnoli restano costantemente filoeuropei. La politica interna può tendere a fissare l'agenda, ma le sfide più urgenti possono essere risolte solo collettivamente: le conseguenze della Brexit, che sarànno significative in Spagna; la crisi dei rifugiati; gli sviluppi tecnologici e i loro effetti sul mercato del lavoro; le prospettive economiche preoccupanti; i cambiamenti climatici.
Questo articolo è stato pubblicato prima che Pedro Sánchez rinunciasse a formare un governo, il 18 settembre.
Cet article est publié en partenariat avec Eurozine