L’unione abbassa la bolletta

In Spagna la liberalizzazione del mercato elettrico ha fatto salire i costi invece di ridurli. Ora i consumatori stanno creando dei gruppi di acquisto di elettricità per ottenere dei prezzi migliori.

Pubblicato il 18 Settembre 2013 alle 15:41

Dal primo gennaio 2003 tutti i consumatori spagnoli di energia elettrica possono scegliere da quale distributore servirsi. Quello è stato l’inizio di un lungo processo di liberalizzazione del settore energetico, non ancora ultimato, che in teoria avrebbe dovuto portare a bollette dell’elettricità più basse. La speranza era che la concorrenza tra le varie aziende, un po’ come è accaduto nel mercato telefonico, portasse a migliori offerte per conquistare clienti.

A distanza di dieci anni, non soltanto non è accaduto nulla del genere, ma anzi le bollette sono diventate stratosferiche. Secondo uno studio dell’Organizzazione dei consumatori e degli utenti (Ocu), dal 2007 a oggi le bollette sono aumentate in media del 60 per cento. E le statistiche di Eurostat dimostrano che gli spagnoli ormai pagano le terze tariffe elettriche più care d’Europa.

I consumatori stanno iniziando a reagire. Proprio ieri l’Ocu ha lanciato un’iniziativa per acquistare collettivamente l’energia elettrica e ridurre di conseguenza le bollette della luce. La sua proposta, che ha numerosi precedenti in Europa, consiste nel mettere d’accordo un gran numero di consumatori per acquistare l’energia all’ingrosso e negoziarne direttamente il prezzo con i distributori. In teoria, ciò dovrebbe portare a un sensibile calo delle bollette: quanta più energia si acquista all’ingrosso, tanto meno si spende.

Fino al 14 ottobre, qualsiasi persona, sia o meno socia dell’Ocu, può entrare a far parte di questo gruppo di acquisto sul web a questo indirizzo. Due giorni dopo l’organizzazione indirà un’asta, alla quale potranno partecipare tutti i distributori che intendono fornire la corrente a questa grande massa di clienti, e [[chi chiederà il prezzo più basso vincerà l’appalto]]. Il nome dell’azienda elettrica vincente sarà quindi annunciato ai consumatori il 4 novembre. Potrebbero esserci anche due vincitori, qualora si decida di accettare un’offerta di pacchetto energia elettrica più gas, e ogni cliente conoscerà i dettagli dei risparmi che ne ricaverebbe. Se l’offerta sarà ritenuta accettabile, il consumatore l’accoglierà formalmente e il distributore sarà in grado di finalizzare il contratto.

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Sono già molte in Europa le associazioni dei consumatori che hanno lanciato iniziative analoghe, alcune delle quali con grande successo. Nei Paesi Bassi, dove l’anno scorso è stato lanciato da Consumentenbod, il piano è stato firmato addirittura da 52mila consumatori, ciascuno dei quali è riuscito in media a risparmiare 277 euro l’anno. In Belgio la proposta arrivata da Test-Achats è stata accolta da 152mila persone che hanno risparmiato 130 euro sulla bolletta della luce e 435 su quella del gas. Nel Regno Unito l’organizzazione Which? è riuscita a negoziare con successo risparmi medi di 258 euro per 285mila persone, mentre in Portogallo l’associazione Deco è riuscita a spuntare sconti dai 25 agli 80 euro per circa 600mila consumatori.

Antonio Arranz, tecnico capo delle questioni energetiche per Ocu, è perplesso e preferisce non formulare ipotesi sui potenziali risparmi in Spagna. “Dipenderà tutto dal numero di persone che firmeranno l’iniziativa e dal profilo di ciascuna” dice. Poi aggiunge che la maggior parte di coloro che firmeranno otterranno sicuramente qualcosa di più conveniente rispetto a ciò che hanno al momento. In effetti, secondo i suoi calcoli, “ci sono consumatori che pensano di avere un buon trattamento quando pagano il 25 per cento in più della tariffa regolare”.

Adesso Antonio Arranz spera che le aziende elettriche rispondano positivamente e diano prova di buona volontà per partecipare all’asta e offrire tariffe allettanti. Endesa, una delle cinque aziende elettriche più importanti del mercato spagnolo, ha partecipato all’asta in Portogallo e l’ha vinta, ma non ha ancora deciso se sarà presente a quella organizzata dall’Ocu.

Babele elettrica

All’Anae, l’associazione nazionale per i risparmi e l’efficienza energetica creata per associare i consumatori di energia elettrica e tagliare le spese di acqua e luce, sono in corso tentativi da oltre sei mesi per formulare proposte analoghe. “I precedenti in Germania, in Inghilterra e di recente anche in Portogallo ci incoraggiano a cercare di aggirare il sistema. Siamo già riusciti a ottenere il via libera della Commissione nazionale per l’energia e stiamo aspettando le reazioni del settore” spiega il portavoce Francisco Valverde. Ma non è stata ancora fissata una data per il lancio.

“Queste sono proposte che possono smuovere qualche euro, ma non vanno al cuore del problema. Non vedo niente di particolare in corso al momento, perché il problema della rete elettrica spagnola non è quello dei suoi distributori, ma la struttura stessa del sistema”, dice Jorge Fabra, presidente degli Economisti contro la crisi, ex presidente della Red Eléctrica de España ed ex consulente per la Commissione energetica nazionale spagnola.

Secondo Fabra il sistema spagnolo è una torre di Babele che provoca enormi errori di diagnosi. “Il problema principale non è che ci sia o meno concorrenza tra i distributori, ma che il sistema non distingue tra le fonti energetiche: l’energia proveniente dalle dighe idroelettriche e dagli impianti nucleari è più economica di quella prodotta dal carbone e dal gas naturale, ma sono tutte vendute allo stesso prezzo. Ciò significa che alcune persone incassano molti più soldi di quanto dovrebbero”, spiega. “Nessuna delle riforme varate finora dai vari governi è stata in grado di affrontare e risolvere questo problema. [[Ci sono molti interessi commerciali in gioco]]”.

Le aziende che distribuiscono l’energia elettrica imputano la mancanza di offerte interessanti ai bassi margini con i quali lavorano, perché la parte fissa della bolletta, stabilita dal governo, è la stessa per tutti e loro possono risparmiare soltanto nell’ultima fase del processo: l’amministrazione, il personale e i costi di gestione.

Le cooperative energetiche verdi – distributori di energia elettrica che sono entrati nel mercato servendo consumatori che hanno scelto di rifornirsi da fonti di energia rinnovabile – vogliono anche loro cambiare le regole del gioco. E questa estate hanno fatto un notevole passo avanti in questa direzione: dato che il governo intende tassare l’elettricità generata in proprio con pannelli solari o piccoli generatori eolici – e consumata in loco – invitano i consumatori alla disobbedienza civile per difendere il loro modello. El País ha contato fino a sei di questi distributori verdi e rispettosi dell’ambiente. Secondo i loro rappresentanti sono in rapida espansione e offrono buoni prezzi.

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