Moldavia, l’allargamento nascosto

Negli ultimi mesi Bucarest ha concesso il passaporto romeno a quasi centomila moldavi. Una politica che di fatto comporta l'integrazione dell'ex repubblica sovietica nello spazio comunitario. E che gli altri paesi europei non vedono di buon occhio.

Pubblicato il 15 Luglio 2010 alle 16:35

I nuovi candidati all’ingresso nell’Unione europea si alzano presto. Le brume dell’alba non si sono ancora dissolte e già centinaia di moldavi, quasi tutti giovani, si ritrovano davanti al consolato romeno di Chisinau, la capitale della Repubblica di Moldova, il paese più povero d’Europa. Denis Rotari, 22 anni, indossa una maglietta azzurra, ha un drago tatuato sul gomito ed è piastrellista. È venuto qui per amore: "Ho bisogno di soldi per sposarmi", dice. Come tutti gli altri che sono in fila, è qui per fare domanda per avere il passaporto romeno, con il quale lascerà il paese a andrà in cerca di lavoro in un posto qualsiasi tra Lisbona e Roma, offrendo la sua manodopera a prezzi stracciati.

Un milione di moldavi ha già voltato le spalle al proprio paese, il cui pil pro capite è pari a quello del Sudan. Sono tutti andati a offrire cercare fortuna all'estero. E nella maggior parte dei casi lavorano al nero. Circa centoventimila dei 3,6 milioni di moldavi emigrati sono in possesso di un passaporto romeno e oltre ottocentomila sono in attesa che la loro richiesta sia approvata dal governo di Bucarest. Per gestire questo enorme afflusso di domande, il ministero romeno degli affari esteri ha aperto due nuovi consolati in altre due città moldave, Balti e Cahul. Tutto pagato dall'Ue.

"Un unico popolo che ha diritto a un avvenire comune"

Il ragionamento che sta alla base della strategia di Bucarest è il seguente: il presidente Traian Basescu, su posizioni nazionaliste, ha in programma di aumentare la popolazione romena, e per farlo ha stabilito che ogni mese possono essere naturalizzate fino a diecimila persone. Così, in un'Unione europea che non ne vuole sapere di accogliere nuovi membri, è in corso un nuovo allargamento mascherato, non approvato da nessun referendum e senza il via libera di Bruxelles, Berlino o Parigi. I moldavi, in compenso la loro decisione l'hanno preso entrando dalla porta di servizio nel paradiso economico dell'Ue.

La Romania ha lanciato la sua offensiva dopo che, nel 2009, l’Alleanza per l’Integrazione europea ha destituito i comunisti filo-russi al potere a Chisinau dal 2001. Oggi Bucarest sponsorizza la formazione dei funzionari del ministero degli Esteri moldavi in materia di “integrazione euroatlantica”, e finanzia la traduzione nella lingua locale delle leggi e dei regolamenti comunitari. Benché sia colpita gravemente anch’essa dalla crisi finanziaria, l’anno scorso la Romania ha concesso generosi prestiti al paese vicino. Le barriere di filo spinato alla frontiera sono state smantellate e dallo scorso autunno i moldavi che vivono entro un raggio di trenta chilometri dalla frontiera con la Romania possono attraversarla senza visto.

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In Europa dalla porta di servizio

Certo, romeni e moldavi vivono in due stati distinti, ma sono parte di un "popolo unico, un popolo che ha diritto alla propria unità e a un futuro comune”. Lo ha affermato il presidente Basescu, che sogna la rinascita della România Mare, la Grande Romania che tra il 1918 e il 1940 inglobava anche la Moldova e parte dell'attuale Ucraina. La strategia romena è stata ben accolta anche dalle autorità moldave: nove dei 53 deputati della coalizione di governo, del resto, avevano già il passaporto romeno. Anche il capo di stato moldavo, Mihai Ghimpu, è un "unionista" convinto. "I romeni e i moldavi", spiega suo nipote, Dorin Chirtoaca, sindaco di Chisinau, "sono strettamente legati tra loro, come i tedeschi e i bavaresi. L’idea di creare due stati divisi è stata un’illusione del potere sovietico”.

A dire il vero, un’unione con la Romania – dopo la Bulgaria il paese più povero dell’Ue – non sembra allettare troppo la maggioranza dei moldavi. Secondo i sondaggi, due terzi della popolazione vorrebbero entrare nell’Unione, ma soltanto il due per cento si considera romeno. Del resto, come dice il piastrellista Denis davanti al consolato romeno, “il passaporto mi serve soltanto per andare nell'Europa occidentale. Della Romania non m'importa nulla”. Suo cugino lavora già a Madrid, in un mattatoio. Nel marzo 2011, quando la Romania entrerà nell’area Schengen, centinaia di migliaia di moldavi in possesso di passaporto romeno potranno finalmente spostarsi liberamente nell’Ue.

Nel frattempo, il flusso di migranti ha attirato l’attenzione di Bruxelles. E i populisti della destra xenofoba stanno cercando di sfruttare a loro vantaggio la situazione. Andreas Mölzer, deputato europeo del partito austriaco FPÖ, ha chiesto che la Commissione intervenga e convinca Bucarest a interrompere la politica delle naturalizzazioni. "In Germania non siamo troppo preoccupati", spiega Manfred Grund, deputato cristianodemocratico al Bundestag. "La maggior parte di loro, infatti, si stabilirà in Italia e in Spagna". (traduzione di Anna Bissanti)

Reazioni

Tutte le perplessità dell'Europa

"L’Europa sta esercitando pressioni sulla Romania affinché rinunci alla Moldova", scrive il quotidiano Romania Libera. Mentre Bucarest considera il suo vicino come un avamposto dell’Unione europea, gli altri stati membri criticano la nuova politica romena in materia di naturalizzazioni, che prevede la concessione del passaporto a tutti i moldavi che parlano romeno. In parte questa ostilità è legata alla strategia di alcuni paesi dell'Europa occidentale, che puntano a ricalibrare i rapporti con la Russia, riconoscendo a Mosca una vasta sfera di influenza, in cui rientrerebbe anche la Moldova, scrive Romania Libera. I centomila passaporti già consegnati, e i diecimila che Bucarest si ripromette di concedere ogni mese, sono considerati una minaccia per i partner europei, che temono un esodo in massa di manodopera a basso costo verso i paesi occidentali.

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