La vittoria è ancora lontana. Una fermata della metropolitana di Atene. Ildiva/Flickr

Per salvare Atene ci vuole più disciplina per tutti

Il rischio di una bancarotta della Grecia preoccupa le autorità europee: contribuisce a indebolire la zona euro e minaccia la credibilità di un'Unione incapace di regolare le economie dei suoi membri.

Pubblicato il 26 Gennaio 2010
La vittoria è ancora lontana. Una fermata della metropolitana di Atene. Ildiva/Flickr

La "scoperta" dell'enorme debito pubblico accumulato dalla Grecia e del suo rischio di insolvenza ha riempito le pagine economiche dei quotidiani europei, alcuni dei quali si sono lasciati andare ad apocalittiche previsioni di un effetto domino che potrebbe trascinare nel baratro l'intera zona euro.

In realtà, scrive su La Stampa l'economista Franco Bruni, questi timori sono in gran parte infondati. Le dimensioni dell'economia greca, infatti, sono troppo ridotte per impensierire gli equilibri continentali. Il problema è un altro: il rischio di un danno all'immagine delle istituzioni economiche dell'Unione. "La vicenda greca è una prova di gravi lacune nel governo economico europeo che è stato debole, distratto e diviso, non abbastanza sovra-nazionale."

Secondo Bruni non si doveva permettere ad Atene di allontanarsi tanto dai parametri del patto di stabilità e dalle linee guida di una gestione oculata. Ora che il danno è fatto, bisogna imparare la lezione e metterla subito in pratica. "L’autonomia delle politiche economiche nazionali deve ridursi, gli indirizzi e i controlli comunitari rafforzarsi. Altrimenti, insieme alla disciplina finanziaria, si compromette il mercato unico e la solidità dell’euro. Sarebbe un guaio, molto costoso".

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Sul Guardian, il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz ricorda che le stesse istituzioni europee che rimproverano il comportamento poco virtuoso delle autorità greche hanno per anni adottato due pesi e due misure in materia di debito pubblico: "uno per i paesi più grandi e potenti e uno per gli altri. Quando in Francia il deficit ha superato il 3 per cento del pil non hanno fatto altro che condannare a parole.

Secondo l'economista statunitense, nonostante Atene abbia le sue colpe i suoi partner dovrebbero "sostenere gli sforzi del governo di George Papandreou con tutti i mezzi e non voltare le spalle ai greci. La Grecia è uno dei membri più poveri della famiglia europea, e la solidarietà sociale è una delle chiavi del progetto europeo". Ecco perché la Banca centrale europea "non deve delegare alle agenzie di rating la regolamentazione dell'economia greca", ma piuttosto "allungare i termini degli obiettivi imposti ad Atene". Allo stesso tempo, "istituzioni come la Banca europea d'investimento dovrebbero finanziare progetti che stimolino l'economia greca e controbilancino l'impatto del deficit".

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