Si potrebbe dire che il XXI secolo è cominciato il 7 aprile 2020, esattamente come il XX secolo è cominciato il 28 luglio 1914 con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Se il 7 aprile 2020 definisce la storia, è perché quel giorno la metà dei governi del pianeta ha scelto di bloccare 4 miliardi di persone, privilegiando la salute delle popolazioni rispetto alla crescita dell’economia, e dopo aver trascurato per troppo tempo la vitalità dei loro ecosistemi.
L'inizio del XXI secolo sta in questo trittico: la vita, la salute, l'economia, in quest'ordine di priorità.
Il punto fondamentale è che la salute della biosfera condiziona le capacità umane. Tra queste, la cooperazione sociale che è necessaria all’attività economica. Il 7 aprile 2020 quindi l'economia come organizzazione sociale e l'economia come sistema di pensiero sono state finalmente rimesse al loro posto, legittimo e subordinato, dove devono rimanere d'ora in poi per non danneggiare la salute umana e la vita sul pianeta.
Puntare sulla crescita economica alle spese dell’ecosistema e, di conseguenza, della salute umana è una strategia di sviluppo controproducente e irrazionale nel XXI secolo.
Più fondamentalmente ancora, quest'anno surreale e doloroso è stato segnato dalla tensione tra due dimensioni dell'esistenza umana: la cooperazione sociale e l'interdipendenza ecologica. È per mancanza di accettazione della seconda che siamo stati privati della prima. Ed è attraverso la prima che possiamo realizzare pienamente la seconda.
Ripercorriamo le tre principali strategie umane usate per combattere le pandemie.
La “società senza contatto” in cui siamo stati costretti ad evolvere porta con sé nuove sfide per rilanciare la cooperazione sociale, accelerando alcune tendenze preoccupanti: le difficoltà dell'intelligenza collaborativa digitale, la fine del tempo libero invece che del lavoro, l'avvento della società della “delivery” come nuova società dei consumi, la vittoria degli ecosistemi digitali sugli ecosistemi naturali.