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Una rinascita democratica nell’Europa sudorientale?

È in corso una “remontada” democratica? Mentre l’Europa occidentale sembra vulnerabile all’influenza degli estremismi, nell’Europa sudorientale la democrazia appare relativamente al sicuro.

Pubblicato il 1 Luglio 2024 alle 12:47

Una rimonta inattesa, spesso indicata con il termine spagnolo remontada, è una delle cose più emozionanti che possa succedere in una competizione sportiva. Prova ne è l’esplosione di gioia fra gli olandesi dopo che la nazionale dei Paesi Bassi ha segnato il 2 a 1 della vittoria all’83esimo minuto nella partita contro la Polonia agli europei di calcio attualmente in corso.

Le remontadas avvengono anche in politica. I cittadini di tutta l’Ue hanno da poco votato alle elezioni europee. E nonostante l’onda estremista abbia guadagnato le prime pagine di tutti i giornali, c’è chi pensa che i democratici siano in ripresa. “Dopo il 2016, l’anno che ha segnato il picco dell’illiberalismo contemporaneo, sembrava dovesse scatenarsi l’ira divina. È stato un momento difficile, e permane tutt’ora una tendenza antidemocratica, ma in molti posti i democratici mostrano segni di resilienza e di un loro ritorno. La partita è aperta”, ha scritto Adrian Cioflâncă sul magazine culturale romeno Scena9. Potrebbe davvero arrivare una remontada.

Tuttavia, questo ritorno dei progressisti non sta avvenendo ovunque. Nell’Europa occidentale, dove la democrazia, a un primo sguardo, sembra più al sicuro, gli estremisti, come il Rassemblement national (RN) di Marine Le Pen in Francia, sono in forte crescita. Alla fine, il rinnovamento democratico potrebbe arrivare proprio da quei popoli che sono più stanchi di lottare contro gli autoritarismi.

La primavera democratica dell’Europa sudorientale

In Romania, i partiti di estrema destra Alleanza per l’unione dei romeni (AUR) e SOS hanno ottenuto insieme il 20 per cento dei voti alle europee. Oltre il 67 per cento dei voti sono andati a partiti democratici, dimostrando che la Romania è ancora un baluardo contro gli estremismi. Una delle tattiche populiste adottata da AUR è stata quella di evocare le figure più famose della storia romena, come Vlad Țepeș – nobile, militare e politico noto anche come Vald l’Impalatore o Dracula – come sottolinea Radu Umbreș del giornale online PressOne. Molti altri paesi dell’area balcanica, come la Grecia, la Bulgaria e la Croazia hanno arginato gli estremisti con un voto europeista

A meno di due mesi dalle elezioni amministrative in Turchia, il presidente Recep Tayyip Erdoğan (AKOP, islamo-conservatore) ha annunciato la sua intenzione di modificare la Costituzione del paese. Secondo il quotidiano turco Cumhuriyet, Erdoğan ha definito l’attuale Costituzione un “patchwork”. E ha anche attaccato l’Eurovision tacciandolo di essere “il cavallo di Troia della corruzione sociale”. Questa dichiarazione è arrivata poco dopo la pubblicazione di un articolo di Voxeurop in cui la competizione canora era descritta come un “processo democratico unico e multinazionale”.

Un altro discorso euroscettico è arrivato da Kostadin Kostadinov, leader del partito bulgaro di estrema destra Rinascita, che alle europee ha preso il 14 per cento dei voti. Come citato dal quotidiano indipendente Mediapool, Kostadinov vuole far uscire il paese dalla Nato, togliere le sanzioni alla Russia, interrompere gli aiuti militari all’Ucraina e mettere persino in discussione l’appartenenza della Bulgaria all’Ue.

Pertanto, come ha detto lo storico romeno citato all’inizio di questa rassegna stampa, la partita è aperta e manca ancora molto al fischio finale dell’arbitro.


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