Reportage Rotta verso l'Europa

La Serbia, porta d’ingresso nell’Ue per i turchi in fuga da Erdoğan e dalla crisi

Arrivano a Belgrado grazie all'esenzione dal visto tra Serbia e Turchia. E qui entrano in scena i trafficanti, che li fanno entrare nell'Ue: BIRN racconta il percorso di due ragazzi turchi che fuggono dal loro paese per costruirsi una vita in Occidente.

Pubblicato il 26 Giugno 2023 alle 16:46
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Il 24 febbraio 2022, due uomini – un turco di nome Namik Kemal Asutay e un serbo di nome Emrula Delibalta – si sono recati in auto all'aeroporto Nikola Tesla di Belgrado per prelevare due giovani turchi appena atterrati.

I due ragazzi erano appena entrati in Serbia, in forza del regime di esenzione dal visto tra il paese balcanico e la Turchia, ma anche grazie alle false lettere di presentazione che Delibalta aveva scritto due giorni prima, garantendo per i due e fornendo assicurazioni riguardo ai i motivi della loro visita.

A bordo di una Opel Insignia con targa francese, i quattro hanno lasciato l'aeroporto e si sono diretti all'ostello "Koker" di Pozarevac, città a circa 80 chilometri a sud-est di Belgrado.


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Verso le 15:00 un uomo di nome Erkan Sorovać ha prelevato i due turchi e li ha portati a Backa Topola, città a circa 30 chilometri dal confine con l'Ungheria. Dopo aver cambiato auto e autista, il gruppo si è avvicinato al valico di frontiera di Horgos alle 18.50, quando era già buio. Dieci minuti dopo, accompagnati da guide non identificate, i due hanno attraversato la parte serba del confine, camminando lentamente ai margini del valico, nascosti dietro un convoglio di camion in coda per superare la dogana.

Anche Sorovać ha attraversato il lato serbo del valico, ma legalmente, e si è fermato nei bagni nella terra di nessuno dove ha incontrato i due turchi e ha dato loro istruzioni per attraversare anche il lato ungherese. L'operazione ha funzionato: pochi istanti dopo, ormai in territorio ungherese, un'auto ha raccolto i ragazzi, ripartendo. Questa semplice operazione si è ripetuta più volte tra il febbraio e il novembre del 2022, fino a quando, nella città di Mardin, nel sud-est della Turchia, la polizia serba ha arrestato Sorovać insieme ad altri due uomini, accusandoli di aver introdotto illegalmente cittadini turchi nell'Ue, guadagnando 2.400 euro a persona.

Pacchetto all-inclusive 

Secondo una copia della delibera del tribunale del 9 dicembre 2022, ottenuta da BIRN tramite una richiesta di Freedom of Information, il gruppo offriva un pacchetto all-inclusive: prelievo dall'aeroporto, lettere di garanzia false, alloggio, trasporto fino al confine con l'Ungheria e prelievo dall'altra parte della frontiera.

Secondo i quanto appreso da  BIRN, i giovani turchi in fuga dalle difficoltà economiche e dalla polarizzazione politica alimentata dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan ricorrono sempre più spesso al passaggio attraverso la Serbia per il transito per poi  entrare illegalmente nell'Ue. Nel 2022 sono così entrati in Serbia 860.719 cittadini turchi, circa 62mila in più rispetto al 2019. 

Lasciare la Turchia

Diversi paesi europei hanno segnalato un aumento dei richiedenti asilo turchi;  nel 2022 in Germania sono stati quasi 24mila, un aumento del 200 per cento rispetto all'anno precedente, mettendo la  Turchia al terzo posto dopo la Siria e l'Afghanistan in quanto a provenienza dei richiedenti asilo.

Nel complesso, nei 27 Stati dell'Ue più Norvegia e Svizzera, 55mila cittadini turchi hanno presentato domanda di asilo nel 2022, più del doppio del numero nel 2021.

"Il primo motivo è economico", spiega Ahmet Erdi Öztürk, professore di politica presso la London Metropolitan University:  "Gli ex membri della classe media sono alla ricerca di nuove opportunità economiche in Europa. Inoltre, i giovani non vedono un futuro nella Turchia dominata dalle politiche autocratiche di Erdoğan. L'Europa rappresenta una salvezza dal punto di vista politico, sociale ed economico".

"I paesi dell'Ue non concedono facilmente i visti", aggiunge Öztürk. "L'Ue pensa che se concede facilmente i visti ai turisti, questi non torneranno in Turchia. Per questo, le persone utilizzano vie illegali per raggiungere l'Ue".

Secondo i dati del ministero degli esteri turco, prima della pandemia di Covid-19, in media ogni anno circa un milione di cittadini turchi richiedeva il visto per l'estero. Nel 2022, il loro numero è salito a 3,5 milioni. L'Ue ha rifiutato quasi il 20 per cento delle richieste di visto Schengen.

Preoccupata dal fatto che gli immigrati sfruttino condizioni di visto più flessibili nei Balcani, l'anno scorso l'Ue ha esortato diversi paesi a rivedere le politiche in materia di visti nei confronti di una serie di paesi, tra cui la Turchia.

Istanbul: capitale non ufficiale del traffico di esseri umani

I trafficanti, migranti, informatori della polizia e funzionari dell'intelligence con cui abbiamo parlato hanno dichiarato che Istanbul è diventata un centro di smistamento del traffico di esseri umani. È qui che risiedono molti dei responsabili del traffico, compresi quelli che gestiscono le operazioni in Serbia.

Il processo di solito comincia online, su piattaforme come Facebook, TikTok o WhatsApp, dove gli aspiranti migranti cercano i trafficanti.

Su TikTok, ad esempio, utilizzando l’hashtag Umudayolculuk, ovvero "Viaggio verso la speranza", si trovano numerosi video che pubblicizzano il lavoro dei trafficanti e che hanno registrato migliaia di visualizzazioni. Nei commenti si trovano persone che chiedono dettagli, compresi i prezzi.

Screenshot of TikTok video shared by a smuggler and people in the comments share their experience about the smuggler. | Illustration: Yagiz Alp Tekin/BIRN
Schermata da TikTok dove un trafficante e le persone nei commenti scambiano sulla loro esperienza con il passatore. | Illustrazione: Yagiz Alp Tekin/BIRN

Su Facebook ci sono anche molti gruppi dedicati alle persone che vogliono intraprendere la rotta balcanica, tra cui uno chiamato "Europe's Asylum Ways" in cui vengono postate domande su prezzi, percorsi e possibili ostacoli. I prezzi variano a seconda del passatore, del punto di partenza e dal livello di organizzazione. Un trafficante siriano ha detto a BIRN che il prezzo arriva a 5.000 euro, partendo da Istanbul. Dalla Serbia, invece, il prezzo scende a 2.500-3.000 euro. 

"Qualcuno ha detto 3.500 euro, qualcun altro ha accettato 4.000", ha detto Sadik, di Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, che abbiamo incontrato a Belgrado. "Qualcun’altro mi ha detto che se fossi venuto in Serbia, mi avrebbero fatto passare il confine per 2.000 euro".

La chiave dell'intera transazione è la fiducia, ed è qui che entrano in gioco le cosiddette "banche" o "uffici": si tratti di luoghi in cui i migranti lasciano il denaro a intermediari che operano nell'ambito del tradizionale sistema di trasferimento di fondi "hawala".

Hawala in hindi significa "fiducia". È uno dei metodi più antichi ed economici per trasferire denaro: oggi è molto utilizzato dai gruppi criminali, tra cui i trafficanti di esseri umani.

Nei punti dell'hawala, una sorta di “safe house” – spesso caffè, filiali di compagnie aeree, uffici di cambio valuta o gioiellerie – le persone che vogliono intraprendere il viaggio lasciano il denaro a un trafficante, che può riscuotere la somma solo quando il "cliente" raggiunge la sua destinazione. Il "terzo", l'intermediario, riceve una commissione. Se l'accordo non viene rispettato o il cliente non raggiunge l'Europa, il denaro viene restituito in modo sicuro.

Young Turks in the border area, crossing the border illegally. | Photo: Yagiz Alp Tekin/BIRN
Giovani turchi al confine tra la Serbia e l'Ungheria. | Foto: Yagiz Alp Tekin/BIRN

Alcuni "hawaladar" hanno buone recensioni, come nel caso di una persona  chiamata "Senay". "Tutti lavorano con Senay; è come una banca", si legge in un commento su un gruppo Facebook. Un altro descrive Senay come uno dei due hawaladar di fiducia di Istanbul.

Una persona ha chiesto se Senay o Hamza sono sicuri: "Sono affidabili", ha scritto un’altra in un gruppo Telegram consultato da BIRN. "Ci aiuteranno per qualsiasi cosa".

Se un migrante sceglie di partire senza l'aiuto dei trafficanti e cerca dei compagni per il viaggio. Anche in questo caso, posta un annuncio sui social media: "Andrò in Serbia tra due giorni e poi cercherò di passare il confine da solo", ha scritto per esempio una persona su Facebook. "Ho bisogno di qualcuno di fidato che mi accompagni".

Documenti turchi falsi

Dall'indagine di BIRN è emerso che alcune persone in transito – che non sono cittadini turchi – utilizzano documenti e passaporti turchi, a volte falsi, per entrare in Serbia. Prima di tentare di attraversare il confine con l'Unione europea alcuni di questi rifugiati e migranti si sbarazzano dei documenti o li consegnano a contrabbandieri che poi li danno a nuovi "clienti" in Turchia.

"Quando si accingono ad attraversare il confine, abbandonano i documenti turchi e a volte cancellano il loro volto dal documento", ha detto una fonte che raccoglie questi documenti per conto dei passatori. "Loro [i passatori] li danno [i documenti] ad altri gruppi. E tutto ricomincia, ma con altre persone". Molti di coloro che utilizzano questi metodi sono di origine siriana, ha detto la fonte.

BIRN found one Turkish passport a few hundred meters from the Serbia’s border with Hungary. | Photo: BIRN
Un passaporto turco ritrovato vicino al confine con l'Ungheria. | Foto: Yagiz Alp Tekin/BIRN

"In base alla mia esperienza, si può dire che un certo numero di rifugiati utilizza documenti turchi falsi – passaporti e, recentemente, carte d'identità – per entrare in Serbia", ci ha detto Nikola Kovačević, avvocato specializzato in diritti umani. "Naturalmente è difficile dire quanto sia diffuso questo fenomeno, ma succede".

Sadik ha deciso di non ingaggiare un passatore a Istanbul. Una volta arrivato nella capitale serba si è diretto verso un caffè chiamato Mesopotamia. Mesopotamia è un luogo di hawala, ha rivelato BIRN in un'inchiesta pubblicata nel 2021.

"Lì si fanno grandi affari. I trafficanti arrivano un autobus per portare le persone al confine", ci dice l’uomo. I passatori più organizzati, invece, prelevano i cittadini turchi direttamente dall'aeroporto, con auto private o taxi.

Anche se un migrante turco non ha ingaggiato un passatore a Istanbul o a Belgrado, dovrà comunque pagare afghani, marocchini o siriani che controllano le zone di confine con l'Ungheria per lasciarli passare. "Se hanno un passatore, devono comunque pagare una ‘quota’ per ogni persona, qualche centinaio di euro per ciascuno", ha detto a BIRN un siriano. "Se vanno da soli, pagano direttamente alle bande di passatori al confine e il prezzo può essere molto più alto".

I turchi hanno poca scelta. "Non possono affrontare i boschi, non conoscono il percorso e i trafficanti li fregano", ha detto il tassista di Sombor, che ha raccontato di aver spesso accompagnato i migranti turchi ai valichi di frontiera controllati dagli afghani vicino a Subotica.

Vale la pena rischiare

Samil, 30 anni, che ha lasciato la Turchia nel 2021, ha detto che i suoi connazionali sono disposti a correre il rischio per una vita migliore in Occidente. "Le persone in Turchia vivono come schiavi", ci ha detto: ha lasciato la Turchia dopo il fallimento di un investimento nel settore del turismo. "Lavorano 14-15 ore al giorno. Non ci sono altre attività: lavoro, casa, lavoro, casa. Questa è schiavitù".

Molti dei turchi arrivati in Serbia cercano lavori nel settore edilizio per guadagnare abbastanza soldi da poter attraversare illegalmente e arrivare nell’Ue.

A smuggler counts money given by migrants. | Photo: Yagiz Alp Tekin/BIRN
Un contrabbandiere conta i soldi dei migranti. | Foto: Yagiz Alp Tekin/BIRN

Anche se ce la fanno, i turchi, considerati migranti economici, devono affrontare un lungo periodo di clandestinità; quelli classificati come " rifugiati politici ", invece, hanno maggiori possibilità di ottenerel’asilo, incentivando quella che potrebbe essere un'altra tattica per giocare con il sistema.

"Posso fare in modo che accada; posso far sì che avviino una causa in tribunale", ha detto Omer, uno dei migranti turchi che BIRN ha accompagnato nel corso di questa inchiesta, durante una conversazione con una coppia di turchi che sta cercando di entrare nell’Ue. La donna della coppia è d'accordo: "Ho sentito che c'è un tizio che lo fa per 3.000 lire turche [circa 150 euro]", ha detto.

Zeynep Şentek e Orhan Şener hanno contribuito a questa inchiesta. 
👉 L'articolo originale su Balkan Insight
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