Alex Falcó Chang - Voxeurop

Serbia, Romania, Moldova, Croazia: i colpi alla democrazia nell’Europa sudorientale

Se l'Ucraina e Gaza rimangono zone di guerra, l'Europa vive una guerra tutta sua: quella per la libertà, elettorale e democratica. Rassegna della stampa dell'Europa sudorientale, in collaborazione con Display Europe.

Pubblicato il 6 Marzo 2024

Nell'ultimo mese la democrazia nell'Europa sudorientale ha sofferto, particolarmente in Serbia. Il quotidiano Danas, citando un articolo dell'agenzia di stampa serba Beta, racconta il rapporto di Freedom House sulla libertà nel mondo 2024, che ci dice che nel 2023 il risultato della Serbia in termini di diritti politici e libertà civili è sceso di 3 punti. Lo stesso declino è avvenuto in Russia, Israele e in alcuni paesi in via di sviluppo, come Ecuador e Mali. 

Nell'ultimo decennio, gli unici paesi europei che hanno registrato un calo maggiore rispetto alla Serbia sono stati l'Ungheria e la Turchia. Alcune delle ragioni alla base del declino della Serbia sono le "elezioni truccate" e "la possibilità che abbiano influenzato i risultati in zone elettorali chiave come quella di Belgrado", ha dichiarato Aleksandra Karpi, esperta di Freedom House per i Balcani, ospite dell'emittente internazionale statunitense Voice of America

Dopo le elezioni parlamentari serbe tenutesi il 17 dicembre 2023 e vinte da SNS (partito di Aleksandar Vučić, nazional conservatore), la coalizione avversaria ha lanciato accuse di brogli, invocando irregolarità come l'acquisto di voti e la falsificazione di schede e firme. Inoltre, una parte della Serbia ha ancora nostalgia della Jugoslavia comunista. A riprova di ciò, il progetto di un prodotto LEGO che assomiglia al chiosco jugoslavo K67 è diventato virale dopo l'intervista che la giornalista di Danas, Aleksandra Ćuk ha fatto all'architetto Nikola Opačić.

La democrazia è colpita anche in Moldova. L'ex primo ministro, Vasile Tarlev, si appresta ad assumere il comando di un nuovo partito chiamato Viitorul Moldovei (Futuro della Moldova), come riportato dal giornale investigativo Ziarul de Gardă. "Vasile Tarlev ha ricoperto due mandati come primo ministro, quando i comunisti erano al potere, nel periodo 2001-2008", ha osservato ZDG.

La democrazia affoga nella corruzione

Non sorprende che le democrazie soffrano quando i loro leader abusano del potere. Anca Simina e David Muntean della piattaforma investigativa rumena Recorder hanno scoperto che un "palazzo dell'imperatore" costruito a Bucarest con 7 milioni di euro provenienti da fondi pubblici sarà probabilmente la futura residenza del presidente Klaus Iohannis una volta scaduto il suo mandato alla fine di quest'anno. Nell'edizione di novembre 2023 di questa rassegna, ricordavo che Recorder ha raccontato che Iohannis è l'unico presidente dell'Ue che vola con aerei privati e "tiene segreti i costi".

Torniamo alla Serbia e ad un altro presidente che mette in pericolo la democrazia: Aleksandar Vučić. La poliziotta Katarina Petrović è stata arrestata l'anno scorso perché ha denunciato che il padrino di Vučić, Nikola Petrović (senza legami familiari con lei), ha ferito due donne in un incidente stradale mentre era in stato di ebbrezza da droghe e alcol al volante della sua McLaren da oltre 300.000 euro. Quasi un anno dopo, il 22 febbraio 2024, Danas ha riportato l'annuncio dell'emittente televisiva serba Nova secondo cui Katarina Petrović è stata rilasciata. 

In Croazia, 11 partiti hanno organizzato una grande protesta contro la decisione del primo ministro, Andrej Plenkovic, di nominare Ivan Turudić, un giudice, come procuratore capo di Stato. Il quotidiano croato Jutarnji List ha riferito che i manifestanti hanno affermato che Turudić è un bugiardo, che è in combutta con l'Unione Democratica Croata (HDZ) e che "frequenta l'ambiente criminale".

In nome della democrazia

Poiché la Russia e i partiti estremisti continuano a rappresentare una minaccia per l'Europa sudorientale, alcuni partiti hanno iniziato a prendere decisioni coraggiose. Ad esempio, i due maggiori partiti rumeni, il Partito nazionale liberale (PNL) e il Partito socialdemocratico (PSD), hanno deciso di unire le forze in occasione delle elezioni europee del 9 giugno. Nonostante la storica rivalità dei due, il presidente del PNL Nicolae Ciucă ha dichiarato di aver preso questa decisione per "la stabilità del paese, la coerenza dell'atto di governo" e "l'interesse dei cittadini rumeni e il contesto di sicurezza", come riportato dai giornalisti del quotidiano Libertatea Sebastian Pricop, Cristian Andrei e Cristian Otopeanu. "Sicurezza" e "stabilità" sono parole chiave, soprattutto quando l'Alleanza per l'Unione dei Romeni (AUR), legata alla Russia, sta guadagnando terreno nel Paese.

Inoltre, sono aumentate le voci di un'invasione russa della Moldova, dopo che il congresso dei deputati della regione separatista filorussa della Transnistria ha chiesto a Mosca di proteggerli dalle pressioni provenienti da Chișinău. "Proteggere gli interessi dei residenti della Transnistria, nostri compatrioti, è una delle priorità. Tutte le richieste sono sempre attentamente esaminate da agenzie specializzate in Russia", ha dichiarato il Ministero degli Esteri russo all’agenzia di stampa russa TASS, come citato da Ziarul de Gardă.


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