Soluzione nordirlandese

La conferenza di pace svoltasi a San Sebastián il 17 ottobre ha chiesto la cessazione delle violenze ma non lo scioglimento dell'Eta. Come dimostra l'esempio dell'Irlanda del nord, per mettere fine a un lungo conflitto servono concessioni unilaterali.

Pubblicato il 18 Ottobre 2011 alle 15:30

A mettere alle corde l'Eta sono state la pressione della polizia e la fermezza della democrazia. Detto questo, se l'organizzazione terrorista aveva bisogno di un pretesto solenne per annunciare la fine delle violenze, la Conferenza internazionale di pace riunita a San Sebastián glie ne ha offerto uno su un piatto d'argento.

L'autorevolezza degli ospiti, la dichiarazione in cinque punti e l'assenza dei governi spagnolo e basco dovrebbe essere sufficienti a convincere l'Eta ad annunciare la cessazione definitiva delle violenze. Inoltre lo sforzo che è stato fatto per mettere fine a questa tragedia non è mai stato così vicino alle richieste storiche della sinistra nazionalista basca.

Di sicuro qualcuno vorrà contestare il testo finale della conferenza, ma non si può negare che l'appello alla mediazione rivolto al governo spagnolo e a quello francese – e alla società in generale perché si prodighi per la riconciliazione nel rispetto del ricordo delle vittime e dei loro cari – era atteso da tempo. L'impegno delle forze di polizia e della magistratura ha senza dubbio spinto l'Eta sull'orlo della resa, ma da solo non è sufficiente a mettere fine a tanti anni di violenze.

Chi si ostina a sostenere il contrario sa benissimo che prima o poi sarà necessario fare concessioni all'Eta – senza però offrire contropartite politiche – per convincere i terroristi a deporre le armi e abbandonare la scena. Credere che la soluzione possa essere raggiunta soltanto colpendo l'Eta ai fianchi significa non conoscere la storia degli altri conflitti comparabili a quello basco.

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La conferenza di San Sebastián si è ispirata in parte al processo di pace irlandese. In quel caso i negoziatori non hanno chiesto lo scioglimento dell'Ira, ma soltanto la cessazione definitiva delle violenze. In seguito (e lo stesso accadrà anche per il conflitto basco) è stato affrontato il nodo dei prigionieri, dando prova di grande responsabilità politica. Nei prossimi mesi bisognerà ricordarsi di tutto questo per evitare che prevalgano gli estremismi.

In questo senso l'assenza del Partito popolare è una logica conseguenza del suo percorso politico. Tuttavia, se come sembra sarà proprio il Pp a dover gestire la fine dell'Eta, il partito dovrà dare prova di lungimiranza e desiderio di pacificazione. Il fatto che il leader del Pp Mariano Rajoy sta pensando di proseguire per la via indicata dal Psoe e dal Pnv [partito nazionale basco] è un buon segnale per il futuro. (traduzione di Andrea Sparacino)

Commento

Una farsa offensiva

È andato in scena "il festival di San Sebastián", ironizza El Mundo evocando il concorso cinematografico che ogni anno viene organizzato nella città basca. Secondo il quotidiano conservatore la conferenza del 17 ottobre è stata una "farsa offensiva" per i democratici e soprattutto per le vittime del terrorismo, e ha "propagandato l'idea aberrante di un conflitto tra due campi dotati della stessa legittimità morale".

Secondo El Mundo la dichiarazione finale è una "trappola", e le "stelle internazionali" come l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan o l'ex primo ministro irlandese Bertie Ahern "hanno fatto il gioco dell'Eta". Il testo "non pretende lo scioglimento del gruppo né lo smantellamento del suo arsenale", denuncia il quotidiano, ma soltanto la cessazione delle violenze. Inoltre la dichiarazione include un riferimento a "tutte le vittime", il che rappresenta "una manovra astuta per concedere lo status di damnificados (vittime) ai membri dell'Eta, cancellando la divisione tra le vere vittime e i loro carnefici".

El Mundo denuncia "la complicità silenziosa" del governo spagnolo, che ha permesso lo svolgersi di una riunione i cui partecipanti hanno chiesto all'esecutivo una soluzione "illegale e incostituzionale per quello che definiscono 'l'ultimo conflitto armato in Europa'". Secondo El Mundo "bisogna aspettare con ansia l'arrivo del nuovo governo dopo il 20 novembre [data delle elezioni legislative] perché l'orribile film presentato a San Sebastián non venga premiato".

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