Il 6 febbraio 2024, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo relativamente alla Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne proposta due anni prima, nel marzo 2022.
Questo testo è pensato per uniformare la normativa degli stati membri in materia di molestie sessuali, mutilazione genitale femminile, sterilizzazione, matrimonio forzato e revenge porn.
L’articolo 5 della direttiva, relativo a una definizione europea di stupro fondata sulla mancanza di consenso da parte della vittima, è stato respinto per mancanza di un accordo in un momento in cui le società europee discutono - tanto e con interesse - delle legislazioni che regolamenta lo stupro e la violenza sessuale.
Sull’onda del movimento #MeToo, la parola “consenso” è entrata nei dibattiti e nelle discussioni: di origine giuridica, la nozione è diventata l’oggetto di prese di posizione, appelli e polemiche per via della sua implicazione nel contesto sessuale e sentimentale. Il caso di Mazan e la storia di Gisèle Pelicot hanno ulteriormente rilanciato la questione.
La disamina dell’articolo 5 della Direttiva
L’approvazione dell’articolo 5 avrebbe comportato una riforma delle leggi di ogni stato membro dell’Ue che non dispongono di una definizione legale di stupro fondata sul consenso, tra cui Francia, Portogallo, Italia e Polonia. Ci sono però alcuni paesi, come Spagna, Svezia, Finlandia, Slovenia, Danimarca e Paesi Bassi, che si sono già mossi in direzione di una legge per cui “solo sì vuol dire sì”.
La decisione di escludere tale articolo è stata combattuta: un ripensamento di Francia o Germania sarebbe stato sufficiente per approvarlo. Il motivo ufficiale dell’esclusione? Lo stupro non è compreso tra gli “eurocrimini” definiti dall’articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
Eppure, l’Unione europea ha anche ratificato la Convenzione di Istanbul, che definisce lo stupro partendo da una nozione di consenso simile a quella del famoso articolo 5. Francia e Germania hanno firmato la Convenzione, mancano ancora all’appello Bulgaria, Ungheria, Lettonia, Lituania e Repubblica Ceca.
Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) il 55 per cento delle donne in Unione europea ha subito molestie sessuali a partire dai 15 anni e una donna su tre (il 33 per cento) ha subito violenze sessuali.Secondo i dati raccolti dal Miir per l’European Data Journalism Network (di cui Voxeurop fa parte) in Europa si contano oltre 68mila vittime di stupro e 116mila vittime di violenze sessuali tra il 2021 e il 2023.
Perché inserire la nozione di consenso nella legge?
Frédérique Pollet-Rouyer è un’attivista e avvocata specializzata in violenze sessiste e sessuali e ha contributo a un editoriale pubblicato sul quotidiano Le Monde nel dicembre 2023, firmato da un collettivo di avvocate, autrici e magistrate dal titolo “Bisogna, con urgenza, cambiare la definizione legale di stupro poiché in Francia presuppone un consenso implicito” (“Il est urgent de redéfinir pénalement le viol, dont la définition, en France, présuppose un consentement implicite”).
“Nel quadro giuridico attuale, un atto sessuale che è stato provato essere non consensuale non si considera stupro a meno che non si dimostri che l’aggressore ha esercitato violenza fisica sulla vittima, o che l’ha colta di sorpresa, minacciata o l’ha costretta”, spiega Pollet-Rouyer.
L’avvocata prosegue: “L’idea attualmente diffusa [in Francia] è che sia necessario aver opposto resistenza e che lo stupro sia l’esito di una resa (…). Tuttavia, in molti casi la vittima non è stata capace di respingere, verbalmente o fisicamente, il suo aggressore sia a causa dello stato di shock in cui si trovava quando si è verificato il fatto, sia per l’impossibilità di reagire dettata dal suo stato di vulnerabilità, dalla sua precarietà e l’autorità morale esercitata dal suo aggressore, un individuo da lei conosciuto in quanto padre, marito, o superiore gerarchico. Se la violenza sessuale non può essere dimostrata, l’assenza di consenso, seppur provata, non basterà per definire penalmente lo stupro come reato e l’aggressore potrà farsi forte del fatto che, dal momento che la vittima non ha detto esplicitamente no e non ha opposto resistenza fisica, poteva credere che quest’ultima fosse consenziente. In altre parole, il diritto penale vigente si basa sulla presunzione di consenso da parte della vittima e su stereotipi fortemente radicati su ciò che costituisce una relazione sessuale tra uomo e donna. È chiaro che, in queste circostanze, la maggior parte degli stupri non è punibile penalmente”.
Un dibattito acceso anche nei circoli femministi
Il 29 gennaio 2024, il ministro federale della Giustizia tedesco Marco Buschmann ha ricevuto una lettera aperta sottoscritta da più di cento donne attive nei settori della cultura, dell’economia e della politica. Con il documento, le sottoscriventi richiedevano l’adozione della Direttiva europea nella sua forma originale.
In un articolo pubblicato nel dicembre 2023 su Le Monde, la filosofa e saggista femminista Manon Garcia ha avvertitio sulla pericolosità di un cambionella legge francese sullo stupro in direzione di una basata sul non consenso: “È un errore – un errore sessista! – ridisegnare lo stupro in termini di non consenso”, scriveva.
In Spagna, dove è stata introdotta la legge “Solo sì vuol dire sì”, è la filosofa femminista Clara Serra a far sentire la propria voce: sulle pagine di El Diario, Serra manifesta la sua incertezza sulla validità di una tale definizione giuridica di stupro. Secondo lei, se si considera che una donna non può esprimere il suo disaccordo a causa dei meccanismi di dominazione, allora si dovrebbe applicare il medesimo ragionamento a una donna che acconsente esplicitamente. Tale consenso potrebbe essere figlio delle stesse dinamiche di potere
Jana Kujundžić, ricercatrice specializzata in violenze sessuali, dice a Voxeurop: “Ritengo che per modificare la legge sullo stupro sia necessario riflettere sulla concezione contemporanea di questa violenza, cosi come della violenza sessuale, come un problema sociale”.
Ervin Incir, eurodeputata e relatrice della direttiva (Alleanza progressista di socialisti e democratici al Parlamento europeo, S&D, rieletta alle ultime elezioni europee), suggerisce che il testo sul consenso “potrebbe generare la pressione necessaria affinché i governi nazionali ripensino le proprie definizioni giuridiche per uniformarsi agli standard internazionali in materia di diritti umani, come quelli della Convenzione di Istanbul. Per il futuro auspichiamo che, sulla base di questi progressi, la Commissione europea proponga una nuova legge pensata ad hoc per lo stupro”.
Un fioco barlume di speranza viene alimentato anche dalla seconda relatrice della direttiva, l’europarlamentare irlandese Frances Fitzgerald (Partito popolare europeo, centrodestra, non rieletta): “Relativamente ai rapporti sessuali, il consenso deve essere un imperativo in ogni discussione. (…) Sono convinta che la direttiva possa cambiare radicalmente il modo in cui pensiamo la società, generando un impatto che si spinge oltre il diritto penale”.
Questo articolo è stato pubblicato nell'ambito del progetto collaborativo Come Together
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