La famiglia Riggio. Sciacca, 1925.

Tale padre, tale figlio

Secondo uno studio Ocse, l'Italia è tra i paesi occidentali in cui il reddito dei genitori è più determinante per il futuro successo dei figli. Una mancanza di mobilità sociale che si ripercuote sul dinamismo dell'economia.

Pubblicato il 16 Marzo 2010
La famiglia Riggio. Sciacca, 1925.

"Siamo il paese dei figli di papà": così Maurizio Ricci riassume su Repubblica le conclusioni di uno studio Ocse sulla mobilità sociale, intitolato "A family affair".

Esaminando la correlazione tra gli stipendi di padri e figli, per quanto riguarda l'Italia lo studio presenta "l'instantanea di una società immobile, pietrificata, con gerarchie sociali ed economiche pressoché immutabili, dove il merito individuale conta poco e in cui, dunque, salire la scala è una possibilità minima e precaria." Se in Danimarca e in Norvegia il reddito del padre influisce su quello dei figli per il 20 per cento, in Italia il valore sale al 50 per cento. In Gran Bretagna e Francia la percentuale è quasi identica, ma almeno il benessere della famiglia di origine si riflette positivamente sui risultati scolastici. In Italia, invece, questa correlazione è assai debole, rispecchiando del resto un sistema di avanzamento di carriera basato sul background più che sulle competenze.

Un problema di giustizia sociale, perché i ricchi restano ricchi e i poveri poveri, ma anche di competitività economica: "Le società meno mobili tendono più facilmente a sprecare o utilizzare male talenti e capacità. Secondo, la mancata uguaglianza di opportunità può influenzare le motivazioni, gli sforzi e, alla fine, la produttività dei suoi cittadini, con effetti negativi sulla efficienza complessiva e sul potenziale di crescita dell'economia".

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