Attualità Tensioni tra Ucraina e Russia

A Kiev ci si prepara all’apocalisse

I cittadini e le cittadine dell’Ucraina cercano di far sentire la loro opinione, nonostante le pressioni geopolitiche e la copertura mediatica che racconta una guerra che sembra alle porte. Da Kiev, la giornalista Angelina Kariakina racconta sì la minaccia di una guerra, che però dura da otto anni.

Pubblicato il 22 Febbraio 2022 alle 11:21

“Mi puo’ far vedere la sua valigia?”, mi chiede un produttore straniero, con un evidente riferimento alle tante storie riportate dai media internazionali, che raccontano gli ucraini che fanno le valigie, pronti a lasciare tutto da un momento all’altro. 

Mi sto preparando per una breve diretta televisiva da Kiev. L'argomento del mio pezzo per il pubblico internazionale è scontato: “La minaccia di invasione russa, e cosa fanno gli ucraini per prepararsi”.

Non ho preparato nessuna valigia. E lo stesso vale per la mia famiglia o la maggior parte dei miei amici a Kiev, anche se molti di noi si chiedono se dovremmo farlo. 

Decido, dopo aver riflettuto, che il modo migliore per mostrare alla stampa straniera quale sia lo stato d'animo prevalente nel Paese è uscire per strada, dove i negozi e i ristoranti sono aperti (nonostante le restrizioni Covid), dove la gente cammina pensando alla sua vita, dove i supermercati hanno gli scaffali pieni, e dove non ci sono code alle stazioni di servizio. 

Non c'è nessun'altra immagine di una potenziale invasione da poter mostrare se non questa: eccola, una capitale europea al giorno d'oggi, sotto la minaccia di un'invasione. Non ci si può preparare senza prendere prendere in considerazione la realtà.


Non ho preparato nessuna valigia. E lo stesso vale per la mia famiglia o la maggior parte dei miei amici a Kiev, anche se molti di noi si chiedono se dovremmo farlo


L'idea che Kiev sia invasa da carri armati e aviazione è un po’ come “prepararsi a un'apocalisse", dice la mia amica Katya, al telefono, quando le racconto la mia discussione con il produttore di cui sopra. Katya ha preparato la sua valigia? No, perché “Non ci si puo’ preparare”.

Katya è bloccata a casa con il Covid, insieme al figlio di  5 anni e al marito. Per lei è già un problema fare la spesa, figuriamoci le valigie. “Probabilmente la cosa migliore che possiamo fare è mantenere la calma", dice. Se la decisione di una eventuale guerra non è nostra, cos'altro ci resta da fare fare?

“Fate un respiro profondo. Calmatevi. Non correte a comprare cibo e fiammiferi", ha detto il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un recente discorso, rassicurando gli ucraini, aggiungendo di essere cosciente che la minaccia è reale e che il Paese è pronto a resistere. 

Ma da che punto di vista questa notizia è vera? Non stiamo parlando della realtà degli ultimi otto anni? La Russia non ha già invaso nel 2014?

Questa guerra è iniziata otto anni fa.

Perché si, effettivamente, più di 14mila persone sono state uccise negli ultimi 8 anni, da quando la Russia ha invaso l'Ucraina e occupato la Crimea e il Donbas. Oggi, con così tanti occhi puntati su l'Ucraina, l’occasione è buona per ricordare i fatti.

Gli ucraini hanno imparato a vivere con una guerra in corso alle porte di casa, e questa è la realtà. Probabilmente ogni famiglia ucraina conosce almeno una persona che è stata al fronte, o che si è arruolata volontariamente nell'esercito o che è stata costretta a lasciare la propria casa a causa dell'occupazione russa.

Molto è stato fatto per migliorare l'esercito del paese: anche se c'è ancora molta strada da fare per riformare le forze armate, l'esercito ucraino conta più di 260mila soldati, si pensa che sia il più grande esercito di terra in Europa. Una rete di difesa civile è stata sviluppata in ogni regione che dovrebbe essere in grado di integrare l'esercito con altre 130mila riserve in caso di emergenza.


La realtà è che la polarizzazione e la sfiducia distruggono le società, senza sparare un solo colpo


Eppure, anche se la minaccia è stata presente negli ultimi 8 anni, questa volta sembra diversa. Per esempio, anche se l'economia sembra stabile e nessuna grande azienda o investitore sta lasciando l'Ucraina, la maggior parte ha sviluppato un "protocollo di invasione". 

Da un punto di vista militare, ciò che resta da fare nel caso di un'invasione su larga scala è abbastanza chiaro a molti ucraini e ucraine: “difendetevi”. E la verità è che gli ucraini hanno voglia di farlo. Secondo sondaggi realizzati nel dicembre 2021 dal Kyiv International Institute of Sociology (KIIS), un ucraino su tre è pronto a difendere il proprio paese nel caso in cui la Russia avanzi ulteriormente.

Ma se non lo facesse? Mantenere 200mila truppe alle porte dell'Ucraina, fare pressione e minare la democrazia di un Paese è stata la strategia a lungo termine della Russia. Anche se questa volta la posta in gioco è più alta che mai, è difficile sostenere che un'invasione è inevitabile.

Fidarsi della società civile e far tacere i venti di guerra

La realtà è che la polarizzazione e la sfiducia distruggono le società, senza sparare un solo colpo. Dopo otto anni di guerra, nonostante i social media e i canali televisivi russi siano vietati in Ucraina, la propaganda russa trova ancora il modo di infiltrarsi nella sfera pubblica. La "grande narrazione" russa racconta che l'Ucraina è uno Paese fallito, governato dal maligno Occidente. Questa versione fa eco alla visione del mondo di alcune persone, e puo’ alimentare una visione cospirativa e una sfiducia generale.

Ed è per questo che lavorare a migliorare la coesione sociale e la partecipazione civile dovrebbe essere trattato con la stessa urgenza con cui si lavora al miglioramento dell'esercito. 

Secondo numerosi sondaggi, la sfiducia generale degli ucraini nei media e nelle istituzioni statali è controbilanciata da un forte sostegno alla società civile e ai volontari (oltre alle chiese e all'esercito, che hanno anche la fiducia storica della popolazione). Questo fa pensare che esistano diverse iniziative possibili per favorire la coesione e la partecipazione.


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È importante lavorare per dare alle persone un sentimento genuino di autonomia, un sentimento che, tra l'altro, è esattamente ciò di cui l'Ucraina come Paese ha bisogno, mentre il resto del mondo discute il suo destino.


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