I volontari italiani di Emergency arrestati sabato a Lashkar Gah sono ancora prigionieri, nonostante le autorità afgane abbiano smentito la notizia che i tre avrebbero confessato di aver aiutato i taliban a organizzare un attentato contro il governatore locale. I ministri italiani degli esteri e della difesa, che si erano subito schierati contro l'ong (da sempre in pessimi rapporti con il governo), continuano a tenere le distanze e a non chiedere il loro rilascio. Il Manifesto sente puzza di bruciato: "L'attacco a Emergency è la prima conseguenza dell'Operazione Moshtarak" lanciata a febbraio dall'Isaf, accusa l'editoriale. "L'inizio di una guerra chiede l'eliminazione di tutte le testimonianze scomode. Gli ospedali di Emergency [...] sono luoghi di osservazione fastidiosa per chi bombarda e ammazza". Intanto, il personale dell'ong ha lasciato l'ospedale dove lavoravano i tre. "Se volevano non farci più operare a Lashkar Gah, l'obiettivo è stato raggiunto", ha dichiarato a Repubblica un portavoce di Emergency.
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