Rassegna Open Europe

Tunisia, Mauritania, Egitto: come l’Unione europea esternalizza le sue frontiere  

L'Ue continua a delegare la gestione delle sue frontiere a paesi terzi, anche se questo significa allearsi con governi dalle pratiche “controverse”. Le conseguenze per le persone migranti e per gli abitanti dei paesi in questione sono raramente prese in considerazione.

Pubblicato il 8 Aprile 2024 alle 17:57

Con l'avvicinarsi delle elezioni europee, le autorità europee proseguono nella loro politica di esternalizzazione della gestione dell'immigrazione. Dopo la Tunisia e la Mauritania, è ora il turno dell'Egitto.

7,4 miliardi di euro in aiuti economici in cambio di controlli più severi alle frontiere: è questa l'allettante promessa che l'Europa ha fatto all'Egitto. L'accordo di partenariato firmato il 17 marzo 2024 comprende un budget di 200 milioni di euro destinato alla migrazione. 

Sebbene le partenze dalle coste egiziane siano relativamente rare, il paese occupa una posizione strategica all'incrocio di diverse rotte migratorie, stretto tra Libia, Striscia di Gaza e Sudan.

"La tempistica di questo meccanismo di esternalizzazione non è insignificante. L'Unione europea teme un massiccio afflusso di rifugiati palestinesi, preda dei massacri perpetrati da Tsahal a Gaza", spiega il giornale francese Politis. "Questo accordo con il regime autoritario del Cairo stabilisce il tenore della politica migratoria europea d'ora in poi", afferma il settimanale.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi è già "il nuovo dittatore preferito dall'Europa", scrive Mirco Keilberth sul quotidiano tedesco Die tageszeitung. Va detto che al-Sissi non ha altra scelta: "Il presidente [...] vuole salvare la vacillante economia del suo paese di 106 milioni di abitanti grazie al piano di finanziamento concordato", riassume Keilberth. "La guerra a Gaza, il calo delle entrate del turismo e il crollo della sterlina egiziana hanno acuito le tensioni sociali nel paese nelle ultime settimane”.

Come ha spiegato a Keilberth l'esperto tunisino di migrazione Zied Meluli, "i migranti e i rifugiati rimangono una merce di scambio per gli autocrati nei negoziati con l'Europa, [...] a prescindere dagli importi trasferiti."


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Gli stessi egiziani potrebbero essere colpiti dall'accordo con l'Unione europea, spiega Bianca Carrera Espriu sul Green European Journal (GEJ). "Fornire a un governo estremamente abusivo una tecnologia di sorveglianza a doppio uso e la formazione su come utilizzarla aumenta il rischio che venga usata per la sorveglianza interna e per prendere di mira gli oppositori", nota Claudio Francavilla, di Human Rights Watch sempre sul GEJ.

Secondo l'organizzazione, un precedente accordo sulla migrazione firmato tra l'Ue e l'Egitto nel 2022 aveva già "contribuito alla corruzione diffusa e alla mala gestione del governo, portando a una situazione economica disastrosa", oltre a incoraggiare la partenza degli egiziani.

In una lettera al Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l'ong critica i governi e le istituzioni europee per aver premiato il governo egiziano e averne ignorato gli abusi.

Accordi su accordi

A proposito di accordi, ho parlato di quello tra l'Ue e la Mauritania nella mia ultima rassegna stampa. L'inchiostro non è ancora asciutto e il documento viene già ampiamente criticato. In un esauriente articolo per Al Jazeera, Hassan Ould Moctar spiega la natura senza precedenti della situazione: "Prima di tutto, il finanziamento negoziato è molto più grande dei precedenti sforzi di esternalizzazione. [...] In secondo luogo, mentre l'opposizione all'esternalizzazione delle frontiere in Mauritania è sempre stata limitata a poche organizzazioni della società civile, l'ultimo accordo sulla migrazione ha scatenato un'indignazione nella società intera", spiega. Mentre i partiti di opposizione lo considerano un piano per reinsediare gli "immigrati illegali" nel paese, la società civile critica ll'Ue "per trasformare la Mauritania nel 'gendarme d'Europa'".

L’Ue sta già guardando altrove

Durante una visita a Cipro, il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas ha annunciato il prossimo passo del programma: un accordo simile a quello con l'Egitto, questa volta con il Libano. In ballo ci sono gli arrivi di migranti dalla Siria. Sebbene il testo sia ancora in fase preliminare, la posta in gioco è alta per la Repubblica insulare. "[Nel solo mese di marzo 2024], le autorità hanno registrato 533 arrivi via mare, rispetto ai 36 del marzo dello scorso anno", spiega Reuters. Per Nicosia, considerare "sicure" alcune regioni del paese devastate dalla guerra civile consentirebbe alle autorità di rimpatriare i propri cittadini.  

In una conferenza stampa, Schinas ha elogiato i successi del paese nella lotta all'immigrazione, congratulandosi con la "piccola Cipro" per essere emersa come "campione europeo dei rimpatri", riporta il quotidiano greco Kathimerini. Un nuovo accordo sarebbe l'occasione perfetta per continuare questo slancio. Durante il suo discorso, Schinas ha sottolineato la necessità di un nuovo accordo, sostenendo che "il prossimo patto sulla migrazione e l'asilo [non] sarà di per sé sufficiente a risolvere i problemi".

Le nostre politiche e le loro conseguenze

In un articolo per POLITICO, l'allora Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa Dunja Mijatović sottolinea le varie violazioni dei diritti umani perpetrate contro gli esuli e i richiedenti asilo, questa volta all'interno dei confini europei. Per lei, le politiche più repressive trasmettono un messaggio pericoloso, "che l'autorità e l'indipendenza dei tribunali, così come l'accesso alla giustizia e ai diritti umani, possono essere sacrificati quando i governi lo ritengono opportuno per le loro priorità politiche o considerazioni elettorali", afferma.

Riferendosi in particolare alle pratiche di Regno Unito e Francia, Mijatović si preoccupa dell'effetto a catena che queste potrebbero avere in tutto il continente. Un cambiamento che inizierebbe con "denunciare il ruolo cruciale dei controlli e degli equilibri prima di trasformarsi in una minaccia diretta ai diritti umani, allo Stato di diritto e, in ultima analisi, ai valori fondamentali delle società democratiche ".

"Se lo Stato è di fatto poco accogliente nei confronti degli esuli, questa situazione è tutt'altro che benefica per la società francese. Al contrario, è fonte di gravi violazioni dei diritti e delle libertà di tutti i suoi membri", sostiene Vincent Sizaire per Manière de Voir (Le Monde diplomatique). “Oltre a favorire lo sviluppo del traffico di esseri umani e la creazione di una forza lavoro vulnerabile e a basso costo, le politiche francesi hanno reso la legge sull'immigrazione "un laboratorio per misure coercitive extragiudiziali, che vengono poi estese a tutti i cittadini".

Secondo Sizaire, le pratiche repressive vengono dapprima sperimentate sui cittadini stranieri, per poi essere applicate a "categorie di persone [...] considerate pericolose"  fino agli individui e ai gruppi etichettati, a torto o a ragione, come "terroristi", una definizione giuridica straordinariamente flessibile. "La preoccupazione per il rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini stranieri non è solo un'espressione di fratellanza. È anche un impegno per la sicurezza di tutti i cittadini", sostiene.

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ECF, Display Europe, European Union

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