"La corruzione è mortale. Fermala!" Un cartellone contro la corruzione in Uganda (data e luogo non precisati)

Un aiuto alla corruzione

Dopo l’ennesimo caso di politici che intascano i contributi diretti al bilancio ugandese, la stampa locale sostiene che la colpa è soprattutto dell’Europa, che usa i fondi per perpetuare la dipendenza coloniale senza preoccuparsi di dove vanno a finire.

Pubblicato il 21 Dicembre 2012 alle 12:28
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Timothy Kalyegira ha un consiglio molto semplice per il suo governo: sottraete quanti più soldi possibile degli aiuti umanitari. Se i paesi europei “non hanno di meglio da fare con il denaro dei loro contribuenti che darlo a un governo notoriamente corrotto”, allora è del tutto “logico” che funzionari governativi corrotti spendano quei soldi per acquistare case e automobili lussuose per sé.

Kalyegira è un famoso commentatore politico ugandese che dà regolarmente voce alle sue opinioni sul Daily Monitor. Il suo sarcastico commento è la reazione a uno dei più vasti scandali che riguardano gli aiuti umanitari nel suo paese.

Unione europea, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia e Germania hanno sospeso il versamento di 225 millioni di dollari in aiuti umanitari all’Uganda in risposta alla truffa su almeno dieci milioni di euro destinati all’Uganda settentrionale, che si sta ancora riprendendo da un conflitto armato. Per riprendere il loro programma di aiuti i paesi donatori hanno chiesto che quella cifra sia recuperata.

Commentatori e giornalisti in Uganda hanno reagito con sdegno, ironia e incredulità a questa provocazione. Naturalmente la prima responsabilità di quanto è accaduto ricade sui funzionari del governo ugandese che si sono intascati i soldi. Ma non saranno da biasimare in parte anche i paesi europei? Infatti continuano a donare soldi a un governo che fin troppo spesso ha dimostrato una particolare propensione a rubare i finanziamenti. Secondo Kalyegira i governi europei afflitti dalla recessione “preferirebbero vedere i loro stessi cittadini dormire in strada e dipendere dagli aiuti alimentari” piuttosto che accettare che gli africani se la possano cavare senza gli aiuti degli occidentali.

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I soldi sottratti in Uganda dovevano fungere da supporto al bilancio, erano fondi trasferiti direttamente al governo. L’idea è che i paesi riceventi siano in grado di decidere a chi allocare gli aiuti umanitari. Oltretutto il sostegno al budget fornisce una leva politica, quanto meno in teoria. L’Uganda negli anni ‘90 è stata il primo paese a ricevere aiuti dalla Banca mondiale. Il presidente ugandese Yoweri Museveni fu così ricompensato per la sua politica macro-economica di stabilizzazione. Museveni però governa il paese da 27 anni e gli scandali sono all’ordine del giorno.

Il fatto che gli aiuti diretti non sempre sortiscano l’effetto desiderato è stato confermato martedì, quando Karel Pinxten, parlando per conto della Corte dei conti europea, ha riferito in questi termini degli 1,6 miliardi di euro che l’Ue si è impegnata l’anno scorso a versare in aiuti di questo tipo: “Una volta trasferiti i soldi, li si perde di vista. E questo è un rischio che non vogliamo correre più”.

Sono pochi gli ugandesi disposti a credere davvero a queste parole. Dopo tutto i donatori hanno continuato a versare gli aiuti malgrado i finanziamenti siano stati sottratti dalla Comunità delle Nazioni e dal Fondo Globale, un’organizzazione che lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria.

Niente da rubare

“Possiamo dare per scontato che non passerà molto tempo prima che riprendano gli aiuti umanitari”, dice Kalyegira. “I nostri ministri potranno quindi ritornare ad acquistare lussuose automobili, accompagnare mogli e amanti a fare shopping in occidente e costruire centri commerciali a Kampala”. Ecco il perché dello sfrontato consiglio di sottrarre soldi: se i donatori non vogliono stare ad ascoltare, allora ne subiranno le conseguenze.

Joachim Buwembo, un altro commentatore, ha scritto di essere contento che il governo ugandese rubi, perché alla fine l’occidente non potrà che smettere di versare aiuti umanitari e metterà fine una volta per tutte a quello che egli chiama “il rapporto neocoloniale di dipendenza”. Inoltre, ha scritto Buwembo, la corruzione sarà ridotta perché ci sarà meno da rubare.

I politici dell’Uganda settentrionale, ai quali erano destinati i finanziamenti sottratti, non vogliono che gli aiuti cessino. A differenza dei commentatori dei giornali di Kampala, loro traggono effettivo beneficio da quei soldi, almeno in teoria, ma non si oppongono alla sospensione degli aiuti fino a quando i ladri non saranno processati.

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