Un altro no a Icesave

Pubblicato il 11 Aprile 2011 alle 13:19

Il 60 per cento degli elettori islandesi ha detto un altro no. Il 9 aprile è stato respinto l'accordo con Paesi Bassi e Regno Unito per il rimborso dei 3,9 miliardi di euro perduti dai clienti dei due paesi nel fallimento della banca islandese Icesave. Già nel marzo 2010 un precedente accordo era stato respinto con il 93 per cento dei voti.

Il risultato “non minaccia la stabilità” del paese, assicura Morgunbladid citando i rappresentanti dell'Fmi a Reykjavik: “Icesave non ha mai fatto parte del programma dell'Fmi” per consolidare l'economia del paese. Nel novembre 2008, in piena crisi finanziaria, il Fondo monetario internazionale ha accordato più di due miliardi di dollari all'Islanda, il cui versamento dovrebbe avvenire durante l'estate.

Questo duplice rifiuto fa seguito alla caduta del governo islandese nel gennaio 2009 dopo le manifestazioni di cittadini che avevano perso i loro risparmi o il posto di lavoro. “Finora l'Islanda era un paese più o meno sconosciuto al grande pubblico, ma la sua rivolta potrebbe essere d'esempio per altri paesi grandi e corrotti”, commenta lo scrittore islandese Guderburg Bergsson su El País. “Il denaro ha preso il posto delle ideologie. La 'piazza' ha perso il denaro e la sua versione del sogno americano, e quindi reagisce con violenza”.

“In Islanda non c'è stata alcuna catastrofe, solo una piccola battuta di arresto alla megalomania nazionale dovuta all'isolamento”, conclude Bergsson, per il quale la conseguenza di questa crisi “è che siamo tornati alla ragione. I paesi non ritrovano mai la ragione se non vi sono costretti”.

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