Un altro referendum sulla strada per Bruxelles

Pubblicato il 22 Febbraio 2011

Tra due mesi gli islandesi dovranno esprimersi per la seconda volta sull'accordo concluso tra il loro governo e quelli di Regno Unito e Paesi Bassi per chiudere la disputa nata dopo il crollo bancario dell'autunno 2008. Il 20 febbraio il presidente Olafur Ragnar Grimson ha posto il veto su una legge approvata a netta maggioranza (44 voti contro 16) dal parlamento islandese il 16 febbraio, che proponeva un nuovo accordo sulla richiesta di rimborso di 3,9 miliardi di euro avanzata nei confronti di Reykjavik da Londra e dall'Aia dopo il fallimento della banca Icesave. Gli elettori islandesi dovranno dunque decidere attraverso il referendum.

"I nuovi sviluppi avranno conseguenze sulla candidatura islandese all'Unione europea?", si domanda Le Soir. "Londra e l'Aia avevano minacciato di bloccare la candidatura dell'isola ", ma "il massiccio no (93 per cento) degli islandesi al primo referendum sull'accordo nel marzo 2010 non aveva impedito l'apertura dei negoziati sull'adesione a luglio ". Intervistato dal quotidiano belga, il politologo Baldur Thorhallson sottolinea che i britannici, dopo aver fatto la voce grossa, "si sono mostrati meno aggressivi, perché in fondo gradirebbero molto avere un altro stato euroscettico all'interno dell'Ue".

Secondo il sondaggista Olafur Gylfason gli islandesi "non intendono mischiare questo affare con la questione dell'adesione all'Ue". L’opinione degli islandesi è comunque parecchio cambiata dopo la crisi finanziaria. "In un momento di panico in molti hanno visto nell'Europa una sorta di assicurazione per il futuro - spiega Gylfason - ma oggi gli animi si sono calmati, e solo il 18 per cento della popolazione giudica credibile l'Unione europea. Le sorti della candidatura, sulla quale è spaccato perfino il governo di centrosinistra, si giocheranno sulla fondamentale questione della pesca".

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