Nonostante gli inviti all'unità, la collisione tra due treni che il 15 febbraio ha provocato la morte di 18 persone alla periferia di Bruxelles ha rimesso in causa le divisioni tra valloni e fiamminghi, le due principali comunità linguistiche del paese.
È una tragedia nazionale, uno dei momenti in cui i litigi nella federazione dovrebbero fermarsi e fare spazio a un dolore comune. L’affare Dutroux, la morte di re Baldovino, l’assassinio di Joe Van Holsbeeck, le catastrofi di Liegi o di Ghislenghien: avvenimenti che sono stati occasione di una coesione nazionale altrimenti rara. La tragedia di Hal di lunedì scorso ha unito nel lutto la classe politica. Il primo ministro Yves Leterme ha interrotto il suo viaggio nei Balcani. Il re Alberto II ha accorciato le sue vacanze nel sud della Francia. Il governo federale ha mobilitato tre ministri e si moltiplicano i messaggi di cordoglio inviati dai vari partiti politici.
C'è un'unica nota stonata. Il presidente fiammingo Kris Peeters ha diffuso un comunicato stampa in cui si parla di “un altro giorno nero per le Fiandre”. Dalla California, dove si trovava in visita, Peeters ha anche elogiato la rapidità dei soccorsi. Visitando il sito della catastrofe, il presidente vallone Rudy Demotte ha rivelato che il suo omologo settentrionale gli aveva telefonato “qualche istante prima”, riferendosi a “una tragedia per le Fiandre”. "Gli ho immediatamente risposto che è una tragedia anche per la Vallonia, e che il Belgio intero ne è colpito. I pendolari a bordo di quei treni venivano da ogni angolo del paese".
Spiegando che ogni struttura di soccorso è coordinata dal governo federale e che i feriti sono stati mandati negli ospedali della regione in funzione della loro appartenenza linguistica, il premier francofono non ha potuto per altro impedirsi di esclamare: “Che allegoria: un treno in arrivo dalle Fiandre e un'altro dalla Vallonia si sono scontrati a tutta velocità! Questa tragedia riguarda tutti.” Nei commenti dei forum su internet la dichiarazione di Kris Peeters ha ispirato osservazioni amare, del tipo: “Nella testa di quel signore il Belgio non esiste già più”. I responsabili politici francofoni evitano le polemiche inutili, ma insistono sul carattere belga della tragedia: “Un giorno nero per il Belgio” ha detto il Cdh, il partito democristiano vallone. “Un dramma per tutto il paese”, affermano gli ecologisti valloni. Kris Peeters ha preferito proseguire la propria visita in California, ritenendo che tutto fosse ormai sotto controllo.
Un incidente che interessa due comunità può essere un simbolo del nostro paese? Lo suggeriscono l'origine dei due treni e dei passeggeri. Senza contare che il luogo della catastrofe è uno snodo delle comunicazioni situato nei pressi della frontiera linguistica. La collaborazione tra i servizi di soccorso e gli ospedali ha visto riunite le forze di tre regioni (Fiandre, Vallonia e Bruxelles). E l'ipotesi che all'origine della catastrofe ci sia un'incomprensione linguistica, come accadde nella tragedia di Pécrol, quando un segnalatore francofono non fu capito da un collega di lingua olandese, questa volta ha fatto cilecca. Si tratta di una catastrofe belga, quindi. Ma l’uscita di Kris Peeters dimostra che il secessionismo non è mai troppo lontano.
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