Non sembra che nel 2017 bruciarono più di 50mila ettari nelle colline tra Pedrogrão Grande e Castanheira de Pera, nella regione centrale del Portogallo. La vegetazione è tornata rigogliosa e il manto di eucalipto globulus ricopre gran parte del paesaggio montuoso. Piantagioni più che boschi, che arrivano già a 10 o 15 metri di altezza: non sono ancora pronti per essere tagliati e destinati all’industria della cellulosa, ma c’è comunque molta attività umana in corso.
“Per il momento stiamo lavorando prevalentemente legno di pino, che tagliamo ed esportiamo. Questo tipo di legname si usa per i pallet (bancale), mobili, biomassa e combustibile come il pellet. Per il taglio degli eucalipti mancano ancora tre anni circa” racconta Sandra Carvalho, imprenditrice e proprietaria di una delle segherie più grandi della zona. Nel 2017 la segheria della sua famiglia è andata completamente distrutta.
Sei anni dopo Sandra corre da un lotto di eucalipto all’altro per vedere come stanno avanzando i suoi impiegati nella pulizia dei fitti boschi generati da questa pianta, originaria dell’Australia e diventata la prima specie in Portogallo. Rappresentando il 26 per cento dei boschi attuali, gli eucalipti ricoprono 845mila ettari totali nel paese iberico, anche se è più corretto parlare di coltivazioni vere e proprie, che alimentano il settore della produzione di carta e cellulosa. L’eucalipto infatti si usa esclusivamente per la pasta di cellulosa, che viene usata per creare diversi prodotti di carta.
Ma può anche essere molto pericoloso per la velocità con cui arde e quella di propagazione in caso di incendio, fattore che genera ancora dibattito tra gli esperti sulla sua pericolosità.
La monocoltura e l’impresa della carta
L’impresa di Sandra fornisce il servizio di pulizia dei boschi attraverso l’associazione Biond, che agglomera i principali attori della grande industria di cellulosa portoghese, finanziato dai programmi europei Ripresa e Resilienza e NextGeneration EU. Uno degli obiettivi di Biond è la manutenzione di un’area di 1.400 ettari fino al 2025: “Attualmente sono stati ripuliti circa 250 ettari di piantagioni di eucalipto, tagliando il denso sottobosco altamente infiammabile che non consente di entrare facilmente nella foresta in caso di incendio”, spiega Sandra.
Questa pratica preventiva, spesso trascurata nei boschi europei, specialmente nelle zone rurali in via di spopolamento, è necessaria per evitare grandi accumuli di possibile combustibile che alimenta gli incendi.
Nel caso dell’incendio di Pedrogrão Grande del 2017, le indagini hanno stabilito che la scintilla iniziale è stata causata dalla negligenza della società elettrica EDP, il cui impianto è stato identificato come causa iniziale. D'altra parte, la portata dell'incendio e la tragedia che ne è derivata sono il risultato di diversi fattori. Per molti, alcuni hanno influito più di altri nel generare un mega-incendio: un’estesa monocoltura di eucalipto, l’accumulo di combustibile tra gli alberi dovuta alla scarsa pulizia e un clima sempre più secco nei mesi estivi. Una combinazione esplosiva che ha causato 66 vittime e centinaia di feriti.
Quella della cellulosa è un’industria importante in Portogallo, e aziende portoghesi e multinazionali vi operano da decenni, come The Navigator Company, Grupo Altri, Renova, DS Smith, i cui prodotti arrivano ai consumatori europei in forma di cartone per imballaggi, fogli di carta, carta igienica e carta assorbente. Il Portogallo è infatti il terzo produttore europeo di pasta di carta, dopo Svezia e Finlandia.
Il volume di affari di queste aziende, in un settore che genera più di 2 miliardi di euro all’anno, influenza quella che è l’economia locale di comuni in via di spopolamento come Castanheira de Pera, un comune di 3.700 abitanti, il cui paesaggio è cambiato con l’evoluzione di quest’industria.
“Il paesaggio di queste zone è cambiato a causa dell'intervento dello stato e dei privati. Prima e durante il periodo dittatoriale del Estado Novo, è stata incoraggiata la piantagione di pini marittimi sulle pendici dei monti e sui terreni incolti. Il taglio e la lavorazione del legno hanno portato all'insediamento di segherie e piccole industrie” dice Manuel Antonio Cepas Rebelo Consigliere del comune di Castanheira de Pera e autore di un libro che ripercorre la storia del suo paese fino all’incendio del 2017.
“Negli anni Settanta e Ottanta cominciano le piantagioni di eucalipti che richiedono meno manutenzione e crescono velocemente. Molte persone emigrano in città e le piccole parcelle di eucalipto sono trascurate, i proprietari tornano solo quando è il momento di tagliare la legna per venderla all’industria della carta” continua Manuel. Così la gestione di molte parcelle passa dai piccoli proprietari privati alle grandi imprese di cellulosa, che offrono la completa gestione delle piantagioni in cambio di una rendita annuale per i proprietari.
L’Ong ambientale Quercus denuncia però l’atteggiamento dell’industria della carta in questa zona, sostiene che il progetto Biond sta in realtà pensando al beneficio esclusivo dell’industria, e denuncia l’aumento dell’area destinata agli eucalipto.
“Il fatto che l'industria della cellulosa dipende dalle piantagioni di eucalipto in quest'area, insieme alle pressioni sul governo per aumentare la superficie di eucalipto in Portogallo, fanno si che non ci sia una significativa promozione di un paesaggio diversificato che sia più resiliente agli incendi. Quando lo fanno o cercano di farlo, è in piccole aree vicino ai corsi d'acqua, senza nulla di strutturale per ridurre il rischio di incendi su scala paesaggistica”, dice Domingos Patacho, dirigente dell’associazione Quercus.
L’alternativa agli eucaliptus
Sofia Leal è ingegnere forestale al comune di Pedrogrão Grande:ci mostra un paio di progetti di riforestazione di piante native della zone, piccole parentesi tra gli alti boschi di eucaliptus, già ricresciuti dopo l’incendio, e ben più sviluppati che qualsiasi altre specie. L’eucalipto “approfitta” della sua velocità di crescita dopo un incendio, e, se non controllato, predomina il rimboschimento. “Non possiamo proibire gli eucalipto, perché sono importanti per la nostra economia. Quello che possiamo fare è dimostrare che è possibile avere un ritorno economico, o rendimento, a partire da un altro tipo di foresta” dice Sofia.
Querce, corbezzoli, castagni, e altre piante native e tipiche del paesaggio interno del Portogallo sono state ripiantate in diverse aree per un totale di 30 ettari nei dintorni di Pedrogrão Grande. Il comune sta creando una rete di boschi autoctoni “per preservare queste zone, perché queste funzionino da aree di rallentamento per gli incendi, nonché come rifugio per la flora e la fauna” racconta Sofia Carmo, responsabile per la gestione ambientale di Pedrogrão Grande.
Carmo mostra la differenza tra due tipi di suolo, un campione proviene dal suolo coltivato a eucaliptus, e l’altro dal substrato che si crea con piante autoctone. Il primo campione è molto più pesante, la terra è secca ed ha poca materia organica. Il secondo è ricco di materia organica, più leggero, consentendo un miglior assorbimento dell’acqua piovana, particolarmente importante dati i periodi siccitosi sempre più lunghi portati dal cambiamento climatico.
A Castanheira de Pera, come a Pedrogrão Grande ancora si trovano splendidi tratti di foresta nativa, ricchi di biodiversità e di attività rurali come il pascolo e la produzione di miele, sopravvissuta al grande incendio del 2017. Antonio Manuel crede che puntare sul turismo e l’arrivo di stranieri sia un’alternativa all’industria della carta, per essere meno dipendenti economicamente da questo settore: “L’arrivo di molti stranieri negli ultimi anni ha compensato lo spopolamento causato dall’incendio, in cui molte seconde case sono andate distrutte.
C’è ora maggiore zelo nella pulizia delle zone tra la foresta e le case (cosiddette WUI - Wild Urban Interface), più sicurezza per chi vive qui, e il nostro comune è ora tra i più ricercati del paese per quanto riguarda il mercato immobiliare in zone rurali”.
Nella vallata che risale il torrente Pêra, la vegetazione è rimasta pressoché inalterata dalle monoculture di eucalipto e pino, un paesaggio incantato che non è stato toccato dall’incendio e a seguito del quale il comune ha deciso di costruire una passeggiata sospesa, per valorizzare quello che resta dell’antica biodiversità e con la speranza che questo paesaggio torni a ricoprire le colline circostanti.
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