A febbraio si è tenuta a Parigi una riunione dei ministri degli Esteri dei paesi membri del Triangolo di Weimar, nel tentativo di dare un nuovo slancio alla cooperazione trilaterale. Il gruppo, composto da Francia, Germania e Polonia, si è incontrato poco prima del secondo anniversario dell’invasione dell’Ucraina per discutere, tra le altre cose, delle difficoltà legate alla escalation russa.
All’indomani della riunione, il Ministero degli affari esteri tedesco ha diffuso un comunicato in cui afferma che “la Russia, ci ha preso di mira con una guerra ibrida fatta di disinformazione, attacchi hacker e interferenze politiche, nel tentativo di seminare zizzania nei nostri sistemi democratici. Si tratta di una minaccia diretta alla sicurezza, alla pace e alla stabilità dell’area Euro-Atlantica.
In alcuni paesi europei, questo comunicato non è stato una sorpresa perché la minaccia russa è una realtà palpabile da decenni. Tra questi paesi vi è la Slovacchia, dove l’influenza russa è un tarlo che ha già segnato profondamente lo status democratico della nazione.
In tanti sono consapevoli che l’ampia diffusione di campagne di disinformazione è concomitante al ritorno politico di Robert Fico, populista e filo-putiniano, rieletto primo ministro slovacco nel 2023. Con l’avvicinarsi delle elezioni europee è opportuno che i paesi membri imparino dai rispettivi trascorsi per difendere l’integrità democratica europea.
La Slovacchia e le teorie del complotto
Per avere un visione a 360 gradi della disinformazione e della sua evoluzione in Slovacchia occorre prima di tutto analizzare l’adesione della popolazione alle teorie del complotto.
Una ricerca condotta dalla GLOBSEC, un’organizzazione con sede a Bratislava, ha rilevato che più della metà degli intervistati credeva nelle teorie complottiste, laureando così la Slovacchia paese europeo più sensibile alle cospirazioni.