Il 22 marzo il calcio europeo offre due incontri (validi per le qualificazioni ai Mondiali del 2014) caratterizzati dall’alta tensione politica, anche se per motivi diversi. A Budapest Ungheria-Romania si giocherà “a porte chiuse”, titola Népszabadság. La sanzione è stata inflitta dalla Fifa dopo minoranza magiara in Romania. Alcuni ultras e il partito di estrema destra Jobbik hanno organizzato concerti di gruppi skinhead e “rock nazionale”.
A Zagabria le autorità sono preoccupate dall’eterna rivalità tra Croazia e Serbia. Dopo la scissione della Jugoslavia, avviata nel 1990 da una maxi-rissa durante la partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa di Belgrado, gli stadi sono diventati teatro di scontri tra i tifosi dei due paesi. Le tensioni tra Zagabria e Belgrado sono state ravvivate di recente dopo l’assoluzione del generale croato Ante Gotovina da parte del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia.
Mentre il tabloid 24 Sata sfoggia i colori nazionali al grido di “siate fieri”, la capitale croata è in stato d’assedio, sottolinea Jutarnji List: circa 1.500 poliziotti locali sono stati mobilitati per la partita, coadiuvati dai colleghi serbi più esperti nell'affrontare gli ultras. Già punite dalle autorità calcistiche internazionali per la violenza dei loro tifosi, Serbia e Croazia hanno deciso di non organizzare le trasferte dei tifosi per evitare qualsiasi scontro. La polizia croata ha avvertito che la partita potrebbe essere interrotta in caso di cori nazionalisti contro i serbi. Un’eventualità che penalizzerebbe soprattutto la nazionale croata, in testa (con la Bulgaria) al girone di qualificazione, ricorda ancora il quotidiano croato.
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