Cerimonia di naturalizzazione a Macon (Francia).

La cittadinanza europea è la risposta

Le leggi sulla naturalizzazione degli stranieri sono sempre più inadeguate a regolare un fenomeno in piena evoluzione. Di fronte al rafforzamento dei partiti xenofobi e a proposte discutibili come quella del governo francese, l'Ue ha una soluzione a portata di mano.

Pubblicato il 2 Agosto 2010
Cerimonia di naturalizzazione a Macon (Francia).

In seguito ai disordini che hanno coinvolto cittadini di origne straniera nelle scorse settimane, il governo francese sta valutando la possibilità di ritirare la cittadinanza francese agli immigrati che si rendano colpevoli di gravi atti criminali. La vicenda, e le polemiche che sono seguite, hanno riacceso il dibattito sulla cittadinanza e le leggi che la regolano, concepite ben prima che le attuali ondate migratorie cambiassero completamente i termini della questione.

Secondo il politologo Maurizio Ferrera, è inaccettabile che in tutta Europa centinaia di migliaia di immigrati in attesa del passaporto vengano lasciati in un limbo giuridico che può durare per molti anni. L'acutizzarsi della xenofobia, che sta rafforzando i partiti di estrema destra in tutto il continente, testimonia l'urgenza di un nuovo approccio. Una soluzione provvisoria potrebbe essere replicare all'interno dell'Unione europea la "denizenship" in vigore nel Commonwealth, una sorta di cittadinanza parziale sovranazionale che si sovrappone a quella dei singoli stati.

"Listituto della cittadinanza Ue può già essere considerato una forma di denizenship: si tratta infatti di uno status che conferisce ai nazionali di ciascun Paese membro alcuni diritti che possono essere esercitati entro tutto il territorio dellUnione", spiega Ferrera sul Corriere della Sera. "Per ora la cittadinanza Ue è di 'secondo ordine' rispetto a quella nazionale. Ma nulla impedisce di utilizzarla come status alternativo o preparatorio alla cittadinanza nazionale per gli immigrati extra-comunitari che soddisfano certi requisiti", primo tra tutti quello della "buona condotta".

Dalla Francia

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Sarkozy il superpoliziotto

Il collegamento stabilito dal presidente francese Nicolas Sarkozy tra la delinquenza e l'immigrazione e la sua proposta di privare della nazionalità francese i cittadini di origine straniera protagonisti di violenze contro le forze dell'ordine hanno rilanciato il dibattito sull'immigrazione e le naturalizzazioni, attirando le critiche dell'opposizione e della stampa. Libération vede in queste "scivolate a destra" i primi segni della campagna per le presidenziali del 2012, in vista della quale Sarkozy ha rivestito i panni di "superpoliziotto" che lo avevano aiutato nel 2007.

Le Monde parla di "colpa pesante" per un presidente della Repubblica. Secondo il quotidiano Sarkozy si fa beffe dell'articolo 1 della costituzione che stabilisce il principio di uguaglianza tra i cittadini davanti alla legge, e si scaglia contro la sua "politica del capro espiatorio". "L'associazione delinquenza-immigrazione" arriva al termine di una "escalation sull'ordine pubblico" peraltro inefficace, dato che le "le violenze sono aumentate del 16 per cento tra il 2003 (quando Sarkozy era ministro dell'interno) e il 2009".

Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.

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