Rassegna (Dis)Equality

Di stupro, consenso, potere (e femminicidio)

Come definire uno strupro? La nozione di consenso traccia una linea di frattura fra gli stati membri al parlamento europeo, che sta discutendo la questione. In questa rassegna vediamo come questo concetto sta portando ad una nuova rivoluzione, affettiva e sessuale.

Pubblicato il 6 Dicembre 2023 alle 11:59

Il successo inaspettato, e un pubblico anch’esso inaspettato, per il film francese: Le Consentement (“Il Consenso”) di Vanessa Filho, che ha rimesso al centro del dibattito pubblico in Francia, ma anche altrove in Europa, la nozione di consenso. 

Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Vanessa Springora uscito nel 2020, che racconta la relazione tra l’autrice e lo scrittore Gabriel Matzneff (oggi oggetto di ulteriori denunce per violenza sessuale su minori). Lei ha 14 anni e lui 50. Sotto gli occhi di tutti. Delle famiglie, della società. Dell’opinione pubblica. 

La “rivoluzione del consenso”

Il testo costituisce un passo collettivo per mettere delle parole su tante questioni che hanno attraversato prepotentemente la storia del maschile e del femminile, del potere e della violenza e che sono esplose con il #MeToo: cosa è il consenso? Cosa vuol dire consentire a una relazione, a un rapporto sessuale? Qual è la relazione di potere che attraversa le relazioni intime? #MeToo è stata una “rivoluzione del consenso”, scrive Mediapart

Appena uscito, Le Consentement, il film, ha registrato un discreto successo di pubblico, soprattutto tra la classe media colta delle grandi città, racconta Le Monde.

E poi, una sorpresa: dieci giorni dopo l’uscita ecco che “dei giovani di meno di venti anni, spesso ragazze, spesso di una quindicina d’anni, in coppia, tra amici o con i genitori, tanti dei quartieri popolari, che non sapevano che esisteva un libro” sono andati a al cinema .

Un pubblico che rappresenta quasi la metà delle entrate registrate. Cosa è successo? TikTok ha trasformato un film in un “fenomeno”,  un evento intimo, dice Radio France: queste giovani donne si filmavano entrando e uscendo dalle sale. Alcune in lacrime. L’hastag #leconsentement (#ilconsenso) ha fatto 32 milioni di visualizzazioni, nel momento in cui scrivo. Il libro, che vendeva circa 1.800 copie al mese, ad ottobre ne ha vendute 17.500. 

Un altro film, sullo stesso tema, racconta il rapporto dei giovani al sesso, all’amore e al consenso: How to Have Sex, di Molly Manning Walker (che ha vinto il premio “Un Certain Regard” a Cannes). Su The Guardian Barbara Ellen  invita tutti ad andare a vedere questa pellicola perché ci racconta “una verità fondamentale e devastante: per quanto il consenso sessuale venga teorizzato e discusso, ‘sul campo’, dove conta, dove ci sono le ragazze e i ragazzi veri, rimane un concetto scivoloso e troppo spesso inesistente”. Secondo Allen “è ora di riconoscere che i predatori sfruttano le scappatoie e le scritte in piccolo del consenso sessuale. Che per loro l'acquiescenza riluttante è ancora un assenso legale. Bisogna ricordarsi che i giovani possono essere certamente, informati, ma restano vulnerabili”

Il consenso nella definizione di stupro

Il 14 novembre scorso, Parlamento, Commissione e stati membri si sono ritrovati per discutere ancora una volta della proposta di Direttiva sulla lotta contro le violenze fatte alle donne e la violenza domestica lanciata l’8 marzo 2022 per definire cosa è una violenza sessuale (stupro, copreso quello coniugale, mutililazione, matrimonio forzato, sterilizzazione forzata, molestie…) e approvata a giugno 2023 dagli eurodeputati, come racconta la tv franco-tedesca Arte.

Nel giugno scorso però i ministri della giustizia di alcuni paesi – la Francia in testa, ma anche Ungheria, Polonia, Croazia, Repubblica Ceca e Germania – si sono opposti all’articolo 5, che definisce uno strupro come “assenza di consenso”.  

I paesi che si oppongono – almeno formalmente – lo fanno sulla base di una definizione giuridica spiega Le Monde: solo “gli ‘eurocrimini’ – corruzione, terrorismo o sfruttamento sessuale – presenti nell’articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TfUe) ne fanno parte. Gli altri sono competenza nazionale. 

E poi c’è un altro problema, culturale e sociale: come usare, definire e pensare la nozione di consenso da un punto giuridico? Sappiamo, sulla base di studi  – Nature, maggio 2023 per esempio – e del buon senso, che la paura non sempre si manifesta con una resistenza fisica e un “no” detto chiaro e forte, o anche solo sussurrato. E che il “sì” può essere detto in tanti modi e per motivi diversi. Nonostante il concetto entri nei costumi e nel campo semantico, dal punto di vista giuridico può essere complesso. 

Nelle colonne di Libération la femminista e giurista americana Catharine MacKinnon – a cui dobbiamo le battaglia giuridica per la definizione delle molestie sessuali e che ha appena pubblicato Le Viol redéfini (Flammarion, 2023)  – è contraria alla modifica proprio della legge francese, che definisce lo stupro come come atto sessuale commesso con “violenza, coercizione, minaccia o sorpresa".

“Se volete cambiare la legge, rendete esplicite le disuguaglianze di genere che esistono nelle aziende, nelle relazioni intime, nelle coppie e nelle famiglie. Come si può esercitare il proprio consenso quando ci si trova in una situazione di disuguaglianza sociale? Il consenso viene utilizzato per giustificare l'obbedienza di chi non ha potere alla  legge dei potenti”, spiega MacKinnon. 

Secondo MacKinnon la legge in vigore andrebbe migliorata non con il concetto di consenso, ma “includendo la dimensione della disuguaglianza: classe, età, ‘razze’, minoranze, nazionalità, religioni, disabilità, l'elenco è ampio e dettagliato nella legge”.


Sulla violenza di genere 

Nel mondo sono 45mila le donne e le ragazze uccise da un partner/familiare nel 2022, secondo le stime del rapporto dell’Un Women Gender-Related Killings of Women and Girls (Femicide/Feminicide)

In Europa circa due donne vengono uccise ogni settimana da un partner o un familiare, secondo la Commissione. I dati non sono precisi perché le definizioni non lo sono e perché la raccolta non è omogenea. L’inchiesta del MIIR, in collaborazione con lo European Data Journalism Network (EDJNet) che abbiamo pubblicato nel 2022 racconta che oltre 6.500 donne (cifra al ribasso) sono morte nell’Ue per mano del partner o di un familiare tra il 2011 e il 2021.

Il 1° ottobre è entrata in vigore nell’Ue la Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, racconta Eunews. E questo nonostante i sei paesi che si rifiutavano di ratificarla (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia): secondo il già citato TfUe questi dovranno adeguarsi perché i gli accordi internazionali conclusi dall’Unione “vincolano le istituzioni dell’Ue e gli stati membri”. 

Il patriarcato è ferito, per questo è più feroce - Intervista a Ilda Dominijanni

Graziella Balestrieri l L’Unità | 22 novembre | IT

Giulia Cecchettin era una studentessa di 22 anni. Lo scorso 11 novembre è stata uccisa dal suo ex, Filippo Turetta, con il quale era rimasta  in termini amicali. Dall’inizio dell’anno, secondo i dati del ministero dell’interno italiano, sono state uccise 102 donne, 82 delle quali in ambito familiare e/o affettivo; 53 di queste dal partner (o ex). 

La giornalista Ida Dominijanni, intervistata da L’Unità dà una lettura sistemica di questo fenomeno a fronte dei discorsi – nei talk show, dei politici – che lo riducono alla criminalità o alla devianza individuale: “C’è tutta una parte di opinion maker che si stupisce del fatto che in Italia ci siano meno femminicidi che nei paesi del nord Europa e ne trae la conclusione che quindi è sbagliato attribuire il femminicidio ad una cultura patriarcale. Dietro questa obiezione c’è una totale ignoranza di che cos’è il patriarcato. Il patriarcato è un sistema socio-simbolico transculturale, che si ritrova sotto varie forme in diverse culture, non viene sconfitto dalla democrazia. Abbiamo davanti un post patriarcato, che non è più quello tradizionale, in cui le donne non c’era neanche bisogno di ammazzarle, perché erano addomesticate. Adesso abbiamo un patriarcato ferito, ferito dalla libertà femminile guadagnata, che quindi reagisce a questa libertà in modo efferato”.

In collaborazione con Display Europe, cofinanziato dall'Unione europea. I punti di vista e le opinioni espressi sono esclusivamente quelli dell'autore o degli autori e non riflettono necessariamente quelli dell'Ue o della Direzione Generale per le Reti di Comunicazione, i Contenuti e la Tecnologia. Né l'Unione europea né l'autorità che ha concesso il finanziamento possono essere ritenute responsabili.
ECF, Display Europe, European Union

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